APPALTI ASL PESCARA: MARSILIO DIFENDE CIAMPONI, “RINVIO A GIUDIZIO ERRORE, DIMOSTRERA’ INNOCENZA”

23 Giugno 2022 10:24

Pescara - Abruzzo, Cronaca

PESCARA – “Sono convinto dell’innocenza di Vincenzo Ciamponi e gli rinnovo la fiducia, e lo invito a rimanere sereno. Sono certo che al termine del processo verrà riconosciuta la sua totale estraneità ai fatti. Porto un grande rispetto per la procura e il tribunale di Pescara, che peraltro negli ultimi mesi hanno due volte prosciolto in istruttoria i dirigenti della Asl, riconoscendo la correttezza e la trasparenza del loro operato”.





Lo ha dichiarato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, dopo il rinvio a giudizio del direttore generale della Asl di Pescara, Vincenzo Ciamponi, che era finito nel registro degli indagati nell’inchiesta su un appalto milionario pilotato per l’affidamento della gestione di residenze psichiatriche extra ospedaliere.

Una vicenda cui è legato il suicidio, avvenuto nel carcere di Vasto l’8 aprile 2021, di Sabatino Trotta, dirigente del Dipartimento di Salute Mentale della Asl, arrestato quel giorno stesso con l’accusa di corruzione. Il provvedimento di rinvio è stato firmato dal Gup De Renzis.





“Con lo stesso rispetto mi permetto di dire oggi che questa rinvio a giudizio è un errore: con questa scelta non potranno essere giudicati, ad esempio, i soggetti che facendo parte della commissione hanno alterato i punteggi di gara ingannando anche lo stesso Ciamponi, che si è trovato da firmare sul tavolo la determina di assegnazione dell’appalto viziata dalle trame corruttive messe in opera da Sabatino Trotta. Nel tentativo di dimostrare un’improbabile corruzione si rinuncia a perseguire almeno due corrotti sicuri, che resteranno indisturbati al loro posto di lavoro dentro l’Asl”.

“Quanto a Trotta, ho purtroppo sperimentato sulla mia pelle la sua doppia personalità e la valanga di millanterie che usava con le sue amanti e con il capo della cooperativa la Rondine per convincerli a dargli soldi in contanti. E le stesse carte dell’inchiesta dimostrano come più volte Trotta si sia fatto consegnare i soldi in contanti sostenendo di doverli portare ad altri, ma che in realtà tratteneva per se. L’accusa a Ciamponi si regge solo su questo: Trotta si fa dare soldi da Dolce e Mattucci dicendo di doverli usare per corrompere Ciamponi, e approfitta del rapporto di amicizia con quest’ultimo per raccontare che la macchina comprata da Ciamponi per il figlio l’avrebbe pagata con quei soldi. Che peraltro sono il quadruplo di quanto la macchina vale. Concludendo con una battuta, ho più volte suggerito a Ciamponi di portare quel catorcio che ha comprato per il figlio e di parcheggiarlo in piazza Salotto per esporlo al pubblico. Basterebbe vederlo per capire che se quello fosse davvero il prezzo di una corruzione per un appalto di parecchi milioni, Ciamponi più che la galera meriterebbe il manicomio”.

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