ASL L’AQUILA: “DEBITO STRUTTURALE ANCHE CON 35 MLN TAGLI”, DG CONTRO REGIONE, “FONDI INSUFFICIENTI”

DG PRESENTA NUOVO PIANO DI RIENTRO RIVISTO E CORRETTO E TORNA A CONTESTARE IL CRITERIO DI RIPARTIZIONI RISORSE CHE TENGONO CONTO DELLA POPOLAZIONE E NON DELL'ESTENSIONE GEOGRAFICA, "NOSTRO AMBITO DI AZIONE QUATTRO VOLTE PIU' AMPIO DI QUELLO DI PESCARA, MA QUOTA E' MINORE". TRA LE MISURE FORTI RISPARMI SU FARMACI E SERVIZI ESTERNI MANUTENZIONE E PULIZIA, VENDITA DEGLI IMMOBILI, MAGGIORI CONTROLLI SU ACQUISTI E PRESTAZIONI CLINICHE PRIVATE.

14 Settembre 2024 08:02

L'Aquila - Sanità

L’AQUILA  – La Asl provinciale dell’Aquila è pronta a tagliare oltre 35 milioni di euro entro dicembre, per ridurre il deficit a “soli” 38,8 milioni di euro. Ed è pronta a tagliare i servizi di pulizia e manutenzione, a risparmiare sui farmaci e tante altre voci, arrivando a vendere immobili e a dimagrire anche il parco auto. Ma il punto vero è che “questa azienda ad oggi soffre di un disavanzo strutturale che ammonta a circa euro 50  milioni di euro l’anno”, che non si può comprimere, se si vogliono garantire i servizi minimi.

E questo accade perché la Regione Abruzzo, nel dividere le risorse del fondo sanitario nazionale tra le quattro Asl, continua a tenere in considerazione il numero di abitanti, e non l’estensione geografica, e dunque i 611.926.814 euro ottenuti per il 2024, sono per la Asl provinciale aquilana del tutto insufficienti, dovendo operare su un territorio ben più ampio ad esempio della Asl pescarese, che ottiene anche più soldi, 661.417.629 euro, ma ha un quarto dell’estensione territoriale.

Questo in soldoni ha ribadito a chiare lettere il direttore generale della Asl provinciale dell’Aquila, Ferdinando Romano, nel nuovo piano di rientro presentato a fine agosto all’assessore alla Salute Nicoletta Verì. E con ancor più vigore e nettezza rispetto a quello che aveva fatto, senza però alcun riscontro, nel piano presentato a giugno, poi rispedito al mittente per aggiustamenti, come avvenuto per i piani delle altre tre Asl.

Di fatto, un nuovo atto di accusa nei confronti della Regione, il suo datore di lavoro, sui criteri di ripartizione dei fondi ministeriali, che continuano a  penalizzare una provincia che ha una grande estensione, come quella aquilana, che però riceve più o meno ogni anno gli stessi soldi delle altre province, meno estese geograficamente. Come se le distanze nella rete del servizio sanitario non contassero nulla.

Un tema che sarà ora posto la prossima settimana anche sul tavolo della quinta commissione Sanità, presieduta da Paolo Gatti di Fratelli d’Italia, Dopo che il debito della sanità  è stato anche al centro del summit del centrodestra di Francavilla al Mare, con i nuovi calcoli, contenuti negli stessi piani delle quattro Asl, che attestano un peggioramento del tendenziale di fine anno che aumenta da 178 milioni calcolati a giugno, a 197,5 milioni di euro, ma i tagli previsti sono più contenuti, da 84,1 a 68,9 milioni di euro, segno che evidentemente di più non si può fare. E tutto questo per contenere il debito complessivo del 2024 a circa 128 milioni.

Il presidente della Regione Marco Marsilio, di Fdi, al termine del summit del centrodestra ha però assicurato che non c’è nessun rischio di commissariamento, perché il deficit abruzzese è ampiamente sotto il 5% del budget assegnato. E l’assessore Verì, molto ottimisticamente ha assicurato, ai preoccupati consiglieri del centrodestra, che poi con l’aumento del budget della spesa sanitaria delle regioni, promesso dal governo di Giorgia Meloni, e con eventuali ulteriori manovre correttive, il deficit complessivo potrà essere portato in breve tempo sotto la soglia dei 50 milioni, o addirittura dei 20 milioni.

Nel precedente piano, rispedito al mittente per alcuni aggiustamenti,  il taglio della Asl dell’Aquila doveva essere di 39 milioni di euro, per portare a fine anno il deficit a 26,8 milioni.

Ora invece nella nuova versione, il conto è un po’ meno salato: 35.621.072 euro di tagli, per comprimere il debito a  30.802.714 euro invece dei 66.423.786 euro che si accumulerebbero senza interventi di rientro.

Rispetto alla precedente versione, la novità è rappresentata dalla dismissione degli immobili di proprietà e altri aspetti tecnici, sulla spesa dei farmaci, e anche dei servizi di manutenzione e pulizia, incrementati rispetto al piano precedente, come si vede nel dettaglio qui di seguito.

Ma il passaggio più significativo, nel documento presentato dal docente di igiene della Sapienza di Roma, in Abruzzo in quota Fratelli d’Italia, il cui incarico è stato prorogato a giugno fino al 31 dicembre 2025 con una delibera di giunta, imposta dal presidente Marsilio, è quello relativo, ancora una volta, ai criteri di ripartizione dei fondi da parte del suo stesso datore di lavoro, la Regione Abruzzo.

“Ricordiamo che il finanziamento regionale assegnato alle 4 Asl abruzzesi per l’anno 2024 è, di fatto, per quota capitaria secca, con differenze quasi impercettibili tra le Aziende”, scrive Romano.

E questo significa “trasferire alle Asl risorse finalizzate a garantire un sistema di offerta di servizi basato esclusivamente sul numero dei residenti, trascurando altri, non meno importanti, qualificatori della tutela del cittadino, tra i quali ha un posto di primo piano il “principio di prossimità”.

Penalizzando proprio la Asl aquilana, “in considerazione della vastità del territorio di pertinenza, ha una articolazione organizzativa capillare che ha la finalità di garantire il rispetto del diritto, inalienabile, dei cittadini ad una sanità di prossimità”.





E del resto il territorio dove deve operare la Asl aquilana ha una superficie di 5.047  chilometri quadrati, pari a 1,9 volte quella della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, 4,1 volte quella della Asl di Pescara, 2,6 volte quella della Asl di Teramo”.

E per di più “un territorio molto più esteso, prevalentemente montuoso e collinare e con una viabilità particolarmente difficile, ma con molti meno abitanti”. E con “ben 73 punti di erogazione, numero largamente superiore a quello delle altre 3 Aziende”.

Ecco dunque il vero motivo, irrisolto, del deficit della Asl aquilana, che anche nel 2023 era superiore a quello delle altre tre Asl,  46 milioni di euro sul totale dei 122 milioni, poi coperti da una manovra finanziaria dalla regione a giugno: “una articolazione dei servizi come quella ora richiamata, realizzata ad esclusivo beneficio dei cittadini, ha un costo pro capite largamente superiore a quello delle altre tre aziende. Poiché il finanziamento regionale è, di fatto, per quota capitaria – le differenze tra le 4 Aziende sono quasi impercettibili – i maggiori costi, di cui sopra, sostenuti dalla Asl 1 non sono coperti dal finanziamento regionale e generano, inevitabilmente, disavanzo, che tecnicamente è definito “strutturale”, e che ammonta appunto a circa 50 milioni di euro.

Detto questo, ecco a seguire le principali misure contenute nel piano di rientro della Asl provinciale aquilana.

Una voce pesante per risparmiare soldi, incrementata e dettagliata rispetto al precedente piano, è innanzitutto quella dei servizi esterni, con un taglio di  8.165.050 euro, che ha già causato la forte preoccupazione dei sindacati, perché questo significa tagliare anche posti di lavoro, seppur nelle cooperative fornitrici del servizio pulizia, riscaldamento, smaltimento rifiuti, manutenzioni e riparazioni.

L’azienda, si legge poi, “sta procedendo ad un monitoraggio capillare di tutte le forniture di servizi appaltati al fine di verificare e documentare analiticamente le prestazioni effettivamente rese. Questo consente di rilevare scostamenti rispetto alle previsioni di cui al capitolato di gara e al contratto, riconciliando la fatturazione dei fornitori con le prestazioni effettivamente rese”.

Prevista anche l’internalizzazione del servizio di magazzino e gestione cespiti, e  del servizio di sterilizzazione dell’ospedale dell’Aquila.

Inoltre, “per tutti quei contratti di durata vigenti l’azienda non riconosce la revisione dei prezzi richiesta, in ragione dell’aumento del costo dell’energia e delle materie prime, dagli operatori economici aggiudicatari delle forniture afferenti i predetti contratti”.

Altra voce pesante è la messa a reddito o la dismissione del patrimonio immobiliare “non funzionalizzato o funzionalizzabile ad attività sanitaria”.

Nell’elenco è citata la vendita di un immobile nell’ex nosocomio di Collemaggio all’Aquila, ceduto alla Gran Sasso Science Institute, per 2.065.000 euro, la cui procedura è in corso di perfezionamento. E ancora un immobile in via Duca degli Abruzzi all’Aquila, ceduto all’Adsu, per un importo di 312.000 euro.

L’azienda sta inoltre procedendo ad una revisione delle modalità di utilizzo delle auto in dotazione e ha già disposto l’alienazione di 29 autoveicoli,  secondo criteri di obsolescenza e reale utilizzo, pari al 13,6% del parco auto complessivo, per un valore di incasso presunto di 120.000 euro.

Si sta poi procedendo ad una ricognizione di tutte le locazioni passive, “per alcune delle quali si è già proceduto alla risoluzione del contratto e al contestuale trasferimento delle attività presso sedi di proprietà o di nuova locazione”.

Si intende poi attingere dalle quote inutilizzate dei vari contributi vincolati, per la sicurezza negli ambienti e nei luoghi di lavoro, per le “borse aggiuntive in formazione di medicina generale”, dei fondi del Pnrr  per lo “sviluppo delle competenze tecniche-professionali, digitali e manageriali del personale del Sistema Sanitario Nazionale”  , per la “prevenzione, cura e riabilitazione delle persone affette da gioco d’azzardo patologico”, per progetti regionali sulla cefalea primaria cronica,  per il rafforzamento dei dipartimenti di salute mentale. L’adozione di tali provvedimenti comporta l’utilizzo delle somme assegnate e finalizzate per 2.517.600 euro

E ancora 484.279 euro si prevede di risparmiarli con il “potenziamento e di riorganizzazione dell’area chirurgica”, “implementazione l’utilizzo delle tecnologie robotiche”, con “l’ottimizzazione della funzionalizzazione del blocco operatorio”, e “l’incremento dell’offerta di prestazioni di specialistica ambulatoriale”, a cominciare dall’ endoscopia.

C’è poi il corposo capitolo dei risparmi sui prodotti farmaceutici ed emoderivati, con un risparmio di 1.100.000 euro, con ben 12 misure da mettere in campo.





Ad esempio si ricorda che nel mese di giugno  è ripartito il progetto relativo alla centralizzazione della distribuzione robotizzata dei farmaci dal magazzino centralizzato della farmacia ospedaliera dell’Aquila verso le farmacie ospedaliere satelliti degli ospedali di Avezzano, Sulmona e Castel di Sangro, che consentirà “di effettuare un più approfondito monitoraggio dei consumi, degli scaduti ed un forte contenimento delle giacenze dei farmaci negli ospedali satelliti”, e con una riduzione della spesa  da settembre a dicembre stimata in circa euro 300.000 euro.

Si confida poi nell’obbligo di prescrivere  farmaci biosimilari al prezzo più basso anziché gli “originator”, con risparmio sempre da settembre a dicembre di  200.000 euro,  e altri 150.00o euro arriveranno da una revisione delle prescrizioni dei farmaci patologie infiammatorie croniche.

Ma soprattutto nel piano si ricorda che al fine di monitorare la spesa relativa ai farmaci innovativi ha istituito un protocollo con il quale vengono verificate con cadenza quadrimestrale tutte le terapie inserite attraverso schede di monitoraggio e vengono richiamati i prescrittori alla chiusura delle stesse”. E il recupero quantificabile da questa attività, su base annua, è stimabile intorno a ben 2.500.000 euro.

Si intende incidere anche sulla farmaceutica convenzionata: obiettivo di questa manovra è quella di riallineare volumi prescrittivi e valore economico delle prescrizioni a quelli registrati nel distretto a maggiore efficienza, quello dell’Aquila, e si stima un risparmio complessivo pari a circa 1.900.000 euro su base annua.

La stretta riguarda anche le cliniche private convenzionate, e nel piano si ricorda che è stata adottata una procedura di regolamentazione per le prescrizioni di ausili e presidi al fine di ottimizzare le richieste di assistenza protesica secondo criteri di appropriatezza”, con un risparmio complessivo di un 1.000.000 di euro.

L’azienda sta procedendo ad effettuare verifiche “su tutte le prestazioni fatturate dalle strutture private accreditate extra-regionali. In particolare si sta verificando la corretta applicazione delle tariffe regionali di riferimento per le diverse tipologie di prestazioni fatturate”.

E la stretta riguarda anche i cittadini utenti che non rispettano le regole: 1.230.948 euro dovrebbero arrivare da chi non si presenta e non preannuncia l’impossibilità di fruire della prestazione prenotata, e che, se non esente, dovrà in ogni caso pagare la quota di partecipazione al costo della prestazione.

Inoltre si procederà al  recupero crediti derivanti da ticket non regolarizzati per l’erogazione di prestazione sanitarie di pronto soccorso, non seguite da ricovero, per le quali non è stato riscontrato il carattere d’emergenza ed urgenza, con un incasso previsto in 140.000 euro.

Nel piano si ricorda poi che è in vigore una nuova disciplina per l’acquisto di dispositivi medici, “allo scopo di uniformare le procedure e predisporre l’acquisizione secondo criteri di ottimizzazione dell’utilizzo”.

Anche il nuovo piano non prevede come quello precedente tagli al costo del personale, del resto insufficiente, come da indicazione della Regione Abruzzo.

Si ricorda del resto che  in coerenza con le raccomandazioni formulate dalla Corte dei Conti, “l’Azienda ha già ridotto in maniera significativa dal 2021 ad oggi la presenza di personale in somministrazione, è diminuito significativamente il numero degli oss in servizio con contratto di somministrazione lavoro mediante scorrimento della graduatoria aggregata di concorso pubblico attualmente vigente, infatti si è passati da 301 unità nell’anno 2021 a 10 unità a maggio 2024”.

E che a decorrere dal mese di giugno 2021, “questa Azienda ha, in tale ottica, perfezionato 1.683 assunzioni a tempo determinato, tempo indeterminato, comando e assegnazione temporanea da altre amministrazioni.

La spesa per il personale rimarrà anche nel 2024 dunque di 234.423.488 euro preventivati, senza tagli, e si procederà comunque all’ulteriore riduzione del personale a tempo determinato, mediante procedure di stabilizzazione e procedure concorsuali,  e parallelamente alla riduzione del personale in somministrazione, sanitario e non sanitario, con il conseguente risparmio dei corrispettivi pagati alle agenzie interinali, e alla riduzione dei contratti di servizio a prevalente componente di manodopera che, pur comportando un aumento del personale dipendente, consentirà una contestuale riduzione del costo complessivo aziendale.

 

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