L’AQUILA – Violazione della privacy, insufficiente standard delle prestazioni, pericolo di perdita dei dati e delle storie sanitarie dei pazienti.
Sui gravi disagi provocati dall’attacco hacker alla Asl dell’Aquila partono le prime potenziali istanze di risarcimento danno nei confronti dell’azienda sanitaria che potrebbero innescare in un maxi contenzioso: circa un centinaio di cittadini si è rivolto agli avocati per inviare diffide legali tese a sollecitare la Azienda sanitaria locale 1 Avezzano, Sulmona, L’Aquila al fine di ottenere “informazioni dettagliate sulla sottrazione dei propri dati personali, genetici, biometrici e sanitari nonché sulla possibilità di ripristinare/ricostruire i detti dati anche al fine di sapere se la Asl sia in grado di ricostruire la storia clinica dei pazienti per finalità terapeutiche”.
Sulla emergenza legata all’attacco hacker che il 3 maggio scorso ha sostanzialmente “cancellato” il sistema informatico della Asl paralizzando servizi e prestazioni, irrompono i cittadini che vogliono sapere le condizioni della infrastruttura informatica prima del grave atto, in particolare lo stato della sicurezza, e come si può risolvere una vicenda che ha fatto salire agli onori delle cronache nazionali l’azienda aquilana diretta dal manager, Ferdinando Romano.
In questo quadro continua il lavoro della task force e le indagini della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, mentre i pirati nei loro canali minacciano nuovi attacchi, anche ad altre asl abruzzesi, pubblicano altri dati sensibili, come esami clinici, reiterando il pagamento del riscatto, negato finora con forza dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio. Il tutto in un clima politico infuocato con una campagna social delle opposizioni di centrosinistra al Comune dell’Aquila.
Le prime istanze sono state inoltrate alla Asl nei giorni scorsi avvocati, Marco Colantoni del Foro di L’Aquila, e Pier Luigi D’Amore del Foro di Avezzano (L’Aquila), i quali hanno confermato “di aver domandato di conoscere anche quali fossero le misure di protezione adottate prima dell’evento nonché quelle messe in campo per farvi fronte, oltre all’intervenuta notifica all’Autorità di Controllo”.
“La delicatezza della vicenda – sottolineano i due legali – a causa dei possibili risvolti pregiudizievoli per i diritti dei nostri assistiti e comunque di tutti i soggetti interessati, sia sotto il profilo della privacy (con conseguenze pratiche potenzialmente dirompenti, anche se spesso sottovalutate), sia sotto quello delle probabili difficoltà della Asl nel rendere prestazioni conformi agli standard, in tal senso l’ipotesi più semplice da immaginare, oltre ai disservizi dei giorni scorsi, potrebbe essere quella di patologie che richiedano un monitoraggio costante e un confronto tra risultati di esami passati, la cui reperibilità potrebbe essere stata compromessa, e quelli di esami futuri”.
È parso necessario, secondo i due legali, sollecitati in tal senso dalle numerose richieste di pareri loro pervenute da utenti seriamente preoccupati dalla vicenda in corso, !avviare un confronto con la Asl, eventualmente coinvolgendo nel breve periodo l’Autorità di Controllo, non essendo possibile escludere la produzione – attuale o futura – di danni risarcibili – concludono Colantoni e D’Amore.
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