L’AQUILA – Ridurre l’aumento dell’addizionale Irpef in particolare per il ceto medio, abbassando le aliquote per ora decise, vincolare in modo esclusivo e non solo prevalente al debito e al miglioramento dei servizi sanitari i 44,7 milioni di euro aggiuntivi che entreranno nelle casse della Regione. Una riforma della governance e soprattutto una verifica sulle eventuali responsabilità e omissioni dei quattro direttori generali della Asl. L’aumento limitato al solo 2025.
Saranno questi, in linea di massima, il fuoco di fila di contenuti degli emendamenti che Forza Italia e Noi Moderati, e dalla Lega, come anticipato anteprima ad Abruzzoweb dal consigliere regionale Carla Mannetti, alla delibera di giunta presentata e magnificata martedì in conferenza stampa dal presidente Marco Marsilio, di Fdi, che prevede, al fine di far fronte al buco della sanità, l’aumento dell’addizionale Irpef, almeno sopra ai 28.000 di reddito.
Emendamenti che saranno spiattellati già oggi pomeriggio sul tavolo della prima commissione Bilancio, che si riunisce con in programma l’audizione dei sindacati, e poi nell’approdo in Consiglio regionale, per la battaglia finale, probabilmente il 3 aprile, con decisione che sarà presa sempre oggi dalla conferenza dei capigruppo.
Per Mannetti “una norma che chiede sacrifici agli abruzzesi, deve dare risposte in termini di qualità del servizio sanitario, dunque tutte le entrate fiscali aggiuntive devono andare a questo capitolo, e non ada altro”, e “occorre ridurre la pressione fiscale per i redditi dai 28.000 ai 50.000 euro”. Simile la posizione di Fi e Noi Moderati, che vorrebbero anche limitare a quest’anno l’aggravio.
Partiti della maggioranza di centrodestra, riconfermato a marzo dell’anno scorso, che già dunque affilano le armi sono pronti anche allo scontro con Marsilio, dopo che hanno subìto il suo pugno di ferro, visto che il presidente non ha voluto ascoltare ragioni, considerando il pur impopolare aumento dell’Irpef l’unica via per reperire alla svelta le risorse mancanti e azzerare il deficit rimanente di 80 milioni di euro circa della sanità macinato nel 2024, e presentarsi così l’11 aprile al tavolo di monitoraggio interministeriale a Roma, con una manovra definita di “equità fiscale”, un “piccolo sacrificio chiesto solo a chi è in grado di farlo”, a 187.607 cittadini, mentre le tasse sono abbassate ad altri 488.032.
Marsilio ha anche sottolineato che “tutta la maggioranza è d’accordo”, e in effetti la deliberà è stata approvata in giunta all’unanimità, ma non è sfuggito però che nella conferenza stampa di martedì, che si è risolta con un lungo monologo di Marsilio, che poi ha risposto alle domande dei cronisti, c’erano l’assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, riconfermata come esterna in giunta da Marsilio, l’assessore regionale al Bilancio, Mario Quaglieri, il sottosegretario di Giunta Umberto D’Annuntiis, con delega ai Trasporti e l’assessore alle Attività produttive, Tiziana Magnacca, tutti e tre di Fratelli d’Italia. Gli esponenti degli altri partiti non c’erano, a differenza di altre occasioni meno delicate e imbarazzanti.
Rispetto alla precedente aliquota del 1,73%, stabilisce la delibera di giunta, fino a 28.000 euro di reddito imponibile si pagherà l’1,63%, dunque per la prima fascia ci sarà una diminuzione della pressione fiscale fino a 28 euro l’anno. Oltre i 28.000 euro e fino a 50.000 euro si sale invece a 3,23% con aggravio fino a 302 euro l’anno, oltre i 50.000 euro si sale a 3,33% che significa 782 euro per un reddito ad esempio di 80mila euro, di 1.102 euro per un reddito di 100.000 euro.
Ma che i partiti siamo poi così d’accordo, come sostiene Marsilio, è tutto da vedere. Ad allinearsi solo Fdi, al fianco del suo presidente, anche se dietro le quinte c’è chi mastica amaro, come ad esempio il presidente della quinta commissione, Paolo Gatti. Dentro Fdi c’è però anche chi sostiene che gli alleati non vogliono metterci la faccia, senza assumersi la responsabilità di una decisione necessaria e senza alternativa, e cercano solo di portare a casa qualche contentino.
Per quanto riguarda la Lega, a parlare è Carla Mannetti, la stessa che è stata aggredita verbalmente dal presidente Marsilio, che poi si è scusato, nel corso del summit la scorsa settimana tanto da uscire dalla sala assieme al capogruppo Vincenzo D’Incecco al vice presidente della regione Emanuele Imprudente, colpevole di aver detto in una intervista che lei era contraria all’aumento dell’Irpef e che si poteva coprire il debito con una spending review.
“Già nell’incontro di lunedì scorso – spiega dunque Mannetti – la Lega ha fatto precise richieste a Marsilio, in primo luogo di abbassare nei limiti del possibile l’aliquota in vigore dell’1,73% per i contribuenti sotto i 28.000 euro di reddito. E questo risultato lo abbiamo ottenuto. Poi però abbiamo chiesto di abbassare anche l’aliquota tra i 28.000 euro e i 5o.000 euro rispetto alle ipotesi che circolavano, ma ci è stato spiegato che non era in quel momento possibile, visto che la delibera era stata già scritta, pertanto ci siamo riservati di presentare un emendamento ad hoc”.
Mannetti di ipotesi non ne fa, ma da quanto si apprende da altre fonti, la proposta a cui si sta lavorando è quella di portare il secondo scaglione dai 28.000 euro ai 50.000 euro sotto il 3%, addirittura al 2,6%, rispetto all’attuale 3,23%, e questo comporterà inevitabilmente che le entrate saranno inferiori rispetto ai 44.700.00 milioni di euro stimati. Andranno dunque trovate coperture alternative, quello che Marsilio non vuole, perché il bilancio è già appesantito dai 20 milioni messi per il deficit (in aggiunta ai tagli dei piani di rientro delle Asl, ai fondi aggiuntivi del payback farmaceutico e a quelli attinti dal fondo sanitario regionale), in più a giugno 2024è stato necessario coprire già 122 milioni di deficit relativo all’anno precedente, con metà delle risorse anche qui dal bilancio. Marsilio ha fatto anche notare che la seconda fascia beneficerà in parte anche delle riduzioni fiscali del governo, azzerando l’aggravio disposto dalla Regione.
E’ stato però fatto osservare da più di un esponente di maggioranza a Marsilio, che alla fine dei conti solo la metà delle maggiori entrate dall’addizionale Irpef, circa 20 milioni serviranno a pareggiare i conti della sanità, per quest’anno, e l’altra metà andranno in altri capitoli di bilancio.
A questo proposito ad attaccare con veemenza sono le opposizioni, con il capogruppo del Pd Silvio Paolucci in testa, per il quale non ci sarebbe nulla di nuovo, visto che “ben 500 milioni di euro incassati con le maggiorazioni fiscali di Irpef e Irap scattate in tempo di commissariamento, dal 2022, finite le cartolarizzazioni, sono state utilizzate da Marsilio per altri capitoli di bilancio e non in via esclusiva per la sanità, Ovvero per i fondi a pioggia, per le partecipate e le consulenze a gogò, per i ritiri precampionato del Napoli, per il festival dannunziano e le varie leggi omnibus”
Sarà un caso, ma proprio su questo aspetto va ad incidere un secondo emendamento che sta mettendo a punto la Lega.
Nella delibera di giunta, all’articolo 2, si scrive che le risorse aggiuntive stimante il 44.500.000 euro per il 2025 saranno “al fine di sostenere il Sistema Sanitario Regionale, da destinare prioritariamente alla copertura della eventuale quota di ripiano dei disavanzi pregressi delle aziende sanitarie locali posta a carico dell’Ente”.
Ebbene, spiega Mannetti, quella parola, “prioritariamente” deve essere sostituta con la parola “esclusivamente”.
“La nostra posizione è quella che tutte le entrate vadano al capitolo sanità – chiarisce Mannetti -, per coprire il deficit, ma soprattutto per migliorare i servizi sanitari, aumentare i livelli qualitativi, e il termine ‘prioritariamente’ non dà questa garanzia. Se chiediamo un sacrificio ai cittadini dobbiamo dare risposte adeguate, migliorare la sanità, investire ancor più risorse”.
Infine, come già più volte annunciato, “la Lega chiede modifiche della governance, e una verifica dell’operato dei manager. Loro si erano impegnati a portare a termine un piano di rientro, ma dell’esito non abbiamo ancora nessuna notizia”.
Il dito dunque è puntato, ancora una volta sui quattro direttori generali Ferdinando Romano per la Asl provinciale dell’Aquila, Thomas Schael per la Asl provinciale di Chieti, sostituito a marzo da Mauro Palmieri, Maurizio di Giosia per la Asl di Teramo, Vero Michitelli per l’Asl di Pescara. I quali si erano impegnati a portare a termine i piani di rientro per 80 milioni di euro complessivi, rispetto ad un deficit tendenziale, stimato a fine dicembre scorso il 200.000.000 di euro e di cui appunto ancora non si conosce l’esito.
“Che io abbia fiducia nel management sanitario è cosa nota. Ed è ora di dire basta all’appiccicare ‘pecette’, etichette di partito in fronte ai direttori generali delle Asl, sono professionisti capaci e scelti in base a criteri oggettivi e non di appartenenza politica”, aveva detto Marsilio, spiegano che il deficit è stato causato non dalla mala gestio dei manager, ma da fattori esogeni, come l’inflazione, il caro energia, il costo fuori controllo dei farmaci e soprattutto da quasi 40 milioni per i rinnovi contrattuali del personale sanitario. In generale dalla iniqua ripartizione del fondo sanitario nazionale tra le regioni, in base al numero di abitanti, che penalizza l’Abruzzo che ha sono 1,3 milioni di residenti, in un territorio molto vasto e montuoso, che aumenta i costi per garantire i servizi sanitari.
Infine Mannetti torna sulle offese di Marsilio nella famigerata riunione della scorsa settimana – “alla prossima intervista ti prendo a calci nel c… e me lo posso permettere perché ti conosco da trent’anni”, aveva tuonato Marsilio.
“Ho accettato le sue scuse, ma ora andiamo avanti. In ogni caso attenzionerò ancor di più le politiche sanitarie, mi dedicherò con ancor maggiore energia alla verifica e controllo della qualità dei servizi sanitari”, ha chiarito Mannetti.
Infine, anche Forza Italia e Noi Moderati stanno lavorando ad emendamenti.
Uno di essi, particolarmente pesante proporrà di limitare solo al 2025 l’aumento dell’Irpef, con l’argomento che già da quest’anno scatterà l’incremento del Fondo sanitario nazionale, e all’Abruzzo toccheranno già nel 2025 2,2 miliardi e nel 2026 4,4 miliardi. Anche Fi chiederà, a tutela del ceto medio di abbassare l’aliquota della fascia tra 28.000 e 50.000 euro, e anche qui l’ipotesi è quella di scendere al 2.6%.
Nel loro ultimo comunicato stampa arrivato poche ore prima dalla conferenza stampa di Marsilio, Forza Italia Noi Moderati hanno ribadito che “non siamo assolutamente favorevoli ad alcun aumento della pressione fiscale”, “abbiamo condizionato ogni tipo di intervento solo con l’avvio di una riforma urgente, profonda e non più rinviabile della sanità regionale da noi proposta, che nei prossimi due mesi dovrà produrre provvedimenti concreti per migliorare i servizi sanitari, ridurre le liste d’attesa e rientrare nel disavanzo entro tre anni”.
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