AVEZZANO – Dal minestrone alla maionese impazzita: non ci sarà nessun approdo in giunta per Iride Cosimati, eletta in Fratelli d’Italia nel 2020, che resterà nei banchi dell’opposizione, a seguito di dietrofront del sindaco Gianni Di Pangrazio, campione abruzzese del civismo bipartisan, che deve far fronte alla sempre più forte insofferenza di molti esponenti della sua maggioranza, dove siedono civici di destra, centro e sinistra, con o senza tessera di partito.
Nell’assessorato vacante, al Bilancio, Lavoro, Partecipate e Patrimonio, che doveva andare a Cosimati, lasciato libero a gennaio da Loreta Ruscio, arrivata ai ferri corti con il sindaco, andrà ora probabilmente Alessandro Pierleoni, di Italia viva Terzo polo, e nell’attesa, il sindaco ha dato una delle deleghe, quella al Patrimonio, al fedelissimo vicesindaco Domenico Di Berardino.
A vincere dunque, dentro Fratelli d’Italia è stata la linea della coerenza propugnata dal capogruppo in consiglio regionale, Massimo Verrecchia, a segnare il passo è invece il suo oramai aperto rivale, confermato assessore regionale al Bilancio, Mario Quaglieri, rieletto con il record assoluto di voti, 11.754, sostenuto da Di Pangrazio in campagna elettorale, favorevole ad una virata a destra della maggioranza del sindaco civico, in vista delle elezioni dell’anno prossimo.
Una manovra volta a rafforzare un patto di mutuo aiuto, e che appunto avrebbe avuto come passaggio decisivo la nomina ad assessore di Cosimati, fedelissima di Quaglieri, come pure lo è Nello Simonelli, che è già in maggioranza, ora di Fdi, ma che si era candidato ed era stato eletto con una delle civiche di Di Pangrazio, Avezzano città territorio e Carmine Silvagni, suo mandatario alle trionfali regionali del 10 marzo, consigliere comunale di Azione civica per Avezzano.
Eppure, non va dimenticato, Fdi alle comunai di quattro anni fa, sosteneva la squadra guidata dall’ex Lega, ora Forza Italia, Tiziano Genovesi. E già allora Quaglieri fu accusato di remare contro il suo partito, di cui ora è il mister preferenze assoluto.
La nomina ad assessore di Cosimati, avrebbe poi determinato l’ingresso in consiglio, a rafforzare l’ala destra della maggioranza, dello stesso genero di Cosimati, Maurizio Gentile. A condurre le trattative con di Pangrazio del resto è stato in queste settimane il marito di lei, Floriano Ciciarelli.
Determinante per far naufragare l’operazione della strana coppia Di Pangrazio – Quaglieri, il fuoco incrociato di critiche dai banchi dell’opposizione, da parte di Genovesi e Forza Italia, del Partito democratico con Lorenza Panei, che ha coniato il termine “minestrone”, come pure di Noi Moderati, con il consigliere di minoranza Alfredo Mascigrande, candidato alle regionali di marzo.
Ma il niet davvero perentorio, che ha imposto a Di Pangrazio un ripensamento, è arrivato da dentro la sua stessa maggioranza. Con un argomento molto solido: con l’ingresso in giunta anche di Cosimati, si sarebbe arrivati al paradosso che ben quattro assessori su sette, sarebbero stati presi da forze politiche che si erano contrapposte alle ultime elezioni alla coalizione civica di Di Pangrazio, ad aggravare già una anomalia che ha pochi uguali in Italia.
In giunta ci sono infatti già Cinzia Ilaria Basilico, al Personale e Sicurezza, eletta con la civica del candidato sindaco civico Antonio del Boccio, ex capo della polizia municipale, candidato non eletto alle regionali di marzo con la Lega, Filomeno Babbo, all’Urbanistica, eletto con Forza Italia, che ha candidato a indaco Anna Maria Taccone, e Pierluigi Di Stefano, eletto nella lista Generazione+ a sostegno del candidato sindaco Mario Babbo, che è stato sostenuto dal Pd. Come a dire, si rumoreggia tra chi Di Pangrazio lo ha sostenuto dalla prima ora: questo significa certificare che in maggioranza non ci sono le figure adatte per fare l’assessore, che tra le altre cose guadagna, da quest’anno ad Avezzano, 2.173,50 euro al mese, che con i tempio che corrono è uno stipendio di tutto rispetto. Confermando che i posti in giunta devono ancora una volta essere usati come moneta di scambio, a premiare chi fa il salto della quaglia e chi incurante del voto dei cittadini ha cambiato casacca.
Ad uscire alla scoperto sono stati ad esempio i consiglieri comunali Alfredo Chiantini, di Italia viva, e Cristian Carpineta, di Avezzano al centro, con un chiaro ultimatum per dire basta alle alchimie del sindaco: “se in maggioranza si andrà a creare un gruppo di Fratelli d’Italia le cose cambierebbero radicalmente”.
Quello che, dalla parte opposta dello schieramento, ha sempre sostenuto Verrecchia, riconfermato con 7.761 voti, che ne ha avute sia per Di Pangrazio, “sindaco che disinvoltamente vive di tatticismo politico”, incompatibile con Fratelli d’Italia, che “invece è un partito che nel 2020 si è candidato come alternativa a quella che allora era una coalizione civica nettamente sbilanciata a sinistra”, e non ha mancato di attaccare Quaglieri che “del resto rimasto coerente: già le scorse comunali infatti disattendendo la linea del partito ha preferito sostenere Di Pangrazio, inserendo e sostenendo candidati nelle sue liste, favorendone la vittoria ai danni del centrodestra”.
Sullo sfondo lo scontro più generale dentro Fdi, che ha avuto uno dei momenti topici nella campagna di tesseramento di Fdi nella provincia che ha portato al congresso di dicembre, e con in campo l’asse costituito da Verrecchia e l’aquilano Guido Liris, senatore capogruppo per Fdi in commissione Bilancio, vicecoordinatore regionale ed ex assessore regionale al Bilancio ed ex vicesindaco dell’Aquila, che hanno portato ben 2.600 tessere, battendo l’asse tra Quaglieri e il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, che ne hanno fatte sottoscrivere solo 1.300.
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