SCONFITTA CANDIDATI SINDACO SALVINIANI A CHIETI E AVEZZANO APRONO CREPE NELLA MAGGIORANZA IN REGIONE DI MARCO MARSILIO; PAROLE DI FUOCO IMPRUDENTE E D’ERAMO PER MANCATO APPOGGIO AZZURRI, FEBBO SULLA GRATICOLA

BALLOTTAGGI, ORA E’ RESA DEI CONTI NEL CENTRODESTRA: IRA LEGA CONTRO FORZA ITALIA

di Filippo Tronca

5 Ottobre 2020 22:07

Chieti - Politica

L’AQUILA – “Inutile nascondersi dietro un dito: la Lega sostiene in maniera coerente i candidati degli altri partiti o in coalizione, altre forze politiche non lo hanno fatto”.

Parole pesanti come pietre, quelle del vicepresidente della Regione Abruzzo, il leghista Emanuele Imprudente, a poche ore dalla cocente sconfitta ai ballottaggi per le comunali dei due candidati del centro destra ad Avezzano e Chieti, entrambi espressi, per non dire imposti, dai salviniani: il coordinatore provinciale Tiziano Genovesi nel primo caso, l’ex parlamentare ed ex consigliere regionale, Fabrizio Di Stefano nel secondo, appoggiati anche da Fratelli d’Italia e Udc, ma non, come ci si sarebbe aspettati, da Forza Italia.

Entrambi sconfitti: Genovesi dall’ex sindaco Giovanni Di Pangrazio, appoggiato al secondo turno anche dal Pd, e Di Stefano dal candidato del centrosinistra, Diego Ferrara, contro ogni pronostico della vigilia.

Imprudente si è affrettato a sottolineare che l’esito dei ballottaggi “non avrà ripercussioni sull’azione di governo regionale”.

Ma appunto, inutile nascondersi dietro un dito: le pesantissime sconfitte, la perdita di due città con un colpo solo, tra cui la roccaforte Chieti, difficilmente potranno essere ascritte ad episodi locali e circoscritti, e sono anzi destinate a minare la stabilità già precaria nella maggioranza in Regione Abruzzo del presidente Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia. Accrescendo il conflitto interno tra la Lega,  prima forza all’Emiciclo con 10 consiglieri e 4 assessori, e  i suoi alleati, Forza Italia in primis.

Come del resto confermano le parole di fuoco del segretario regionale della Lega, il deputato aquilano Luigi D’Eramo, che ricordando che il suo resta il primo partito in entrambe le città al voto, ha poi detto a muso duro che “il centrodestra va ripensato nella sua interezza: è evidente che non si possa tollerare la scorrettezza politica e la inaffidabilità di un partito, Forza Italia, che avrebbe dovuto stare in coalizione, e invece per 90 giorni è stato contro i nostri candidati più violenta delle sinistre”. Più chiaro di così è difficile esserlo.





Sia ad Avezzano che a Chieti, i candidati li ha infatti imposti la Lega, a buon diritto, visto che Fi a Pescara aveva espresso la candidatura dell’ora sindaco Carlo Masci, e Fdi, oltre a indicare Marsilio, ha già il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi. Un capoluogo, più Avezzano, insomma spettava ai salviniani, secondo l’applicazione geopolitica del manuale Cencelli.

Provocando in entrambi i casi però una spaccatura più o meno profonda della coalizione. Visto che ad Avezzano Forza Italia ha appoggiato la docente Anna Maria Taccone, con la benedizione dell’ex sindaco, Gabriele De Angelis, e del coordinatore regionale, il senatore Nazario Pagano. Sfumata l’ipotesi di apparentamento, che avrebbe garantito a Fi posti in consiglio e pure in giunta, Taccone, che ha preso 4.084 voti, pari al 16,5%, potenzialmente determinati per la rimonta, non ha dato il sostegno a Genovesi nemmeno al secondo turno.

Taccone ha definito anzi tardivi “i complimenti e le aperture di credito” del leghista a ridosso del voto. E anche Fdi, a dirla tutta, ha nicchiato non poco prima di accettare Genovesi, avendo altri nomi pesanti da giocarsi nella partita marsicana. Genovesi ha preso circa 2 mila voti in più al secondo turno rispetto al primo, a conferma che dall’elettorato di Fi, se è arrivato un sostegno, è stato molto al di sotto delle aspettative.

A Chieti, poi, l’assessore regionale azzurro Mauro Febbo, con deleghe pesantissime ad Attività produttive, Turismo e Cultura, ha puntato i piedi appoggiando assieme ai consiglieri di Fi uscenti,  – rompendo con la posizione ufficiale del suo partito -, il civico Bruno Di Iorio, appoggiato anche da Italia viva, per poi tornare all’ovile nel secondo turno, dopo che nel primo non aveva risparmiato legnate a Di Stefano, e ricevendone in cambio non poche, in particolare da D’Eramo, che è arrivato a chiedere a Marsilio di cacciare Febbo dalla giunta, per “alto tradimento” della coalizione del centrodestra. Sotto accusa anche Pagano, che ha si dato l’appoggio, dopo tanti tira e molla a Di Stefano, ma non   ha potuto fare nulla contro la presa di posizione di Febbo, uomo forte del suo partito.

Se avesse vinto di Stefano, tutto si sarebbe ricomposto, sia Chieti che in Regione. E invece  Di Stefano, che ha rifiutato ogni apparentamento, è stato clamorosamente battuto al ballottaggio da Ferrara, in svantaggio al primo turno di ben 4 mila voti.

Del resto Di Stefano, addirittura, ha preso al ballottaggio meno voti rispetto al primo turno: 9.806 contro 11.159.

Ciò significa che molte liste e candidati del centrodestra hanno tirato i remi in barca nella partita decisiva, e che l’appoggio di Febbo  e della sua lista Forza Chieti che al primo turno, in appoggio a Di Iorio ha preso 2.105, pari al 7,8%, è stato per usare un eufemismo ininfluente.





Non è un caso dunque che Di Stefano, intervistato a caldo, quando oramai scorrevano sui monitor i numeri che decretavano la cocente sconfitta, ha affermato prima che  “verrà il tempo di fare un’analisi approfondita del voto, ora non cerco capri espiatori”.

Ma subito dopo un possibile capro espiatorio lo ha indicato eccome: “abbiamo pagato le divisioni, il presidente Marsilio è venuto qui a sostenermi mentre un importante componente della sua giunta mi attaccava in tutti i modi, e questo non può non aver disorientato gli elettori”, ha detto riferendosi con ogni evidenza a Febbo.

Tornando ad Avezzano: per ora Genovesi, che è andato lealmente a salutare il sindaco Di Pangrazio al termine dei festeggiamenti davanti al palazzo comunale, ha detto anche lui che “verrà il tempo di fare un’analisi approfondita del voto”. Certo è che anche nella città marsicana il mancato appoggio di Fi brucia e non poco. Come pure, il sospetto, lo scarso impegno ed entusiasmo dei candidati di Fratelli d’Italia.

Effetto dei ballottaggi che investe la Regione è anche il ringaluzzirsi delle opposizioni, sia del Pd, che ha appoggiato entrambi i candidati vincenti, che del Movimento 5 stelle, che a Chieti, come riconosciuto dal segretario regionale dem, Michele Fina, è stato determinate per la vittoria di Ferrara, appoggiato al secondo turno dal candidato pentastellato Luca Amicone che al primo turno aveva preso oltre il 7%. Non va dimenticato che Chieti è la città del capogruppo in regione, Sara Marcozzi.

“Da qui parte anche la sfida alla Regione – suona la carica il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci, chietino  – Nelle due città al ballottaggio si è dimostrato che la esperienza del centrodestra in Regione, dopo quasi due anni, è già fallita”. E commentando la vittoria a Chieti: “si tratta di un cantiere che viene da lontano. Grazie a chi ha faticato e soprattutto ai cittadini di Chieti. Per la deficitaria esperienza del Governo Marsilio si apre un enorme problema nella gestione di questi risultati”.

 

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