ROMA – Il Consiglio di Stato ha sbagliato a non ammettere nel giudizio – nel quale alla fine è stata bocciata la proroga delle concessioni balneari fino al 2033 – i rappresentanti di Sib-Confcommercio, Assonat e Regione Abruzzo che invece avevano diritto a partecipare e a dire la loro come portatori di interessi economici e dei territori.
Lo sottolineano le Sezioni Unite della Cassazione nel verdetto 32559 depositato oggi che ha annullato con rinvio, a una nuova adunanza, la decisione dei giudici amministrativi emessa nel novembre 2021.
Ci sarà dunque un nuovo giudizio nel quale troveranno ascolto i tre soggetti esclusi in precedenza.
Nel frattempo, il governo Draghi ad agosto del 2022 ha tradotto in legge quanto stabilito dai giudici amministrativi approvando il ddl concorrenza n. 118/2022 che ha abrogato la proroga al 2033 imponendo lo svolgimento delle gare per le concessioni balneari entro il 31 dicembre 2023.
“Spetterà al Consiglio di Stato – sottolinea il verdetto degli ‘ermellini’ – pronunciarsi nuovamente, anche alla luce delle sopravvenienze legislative, avendo il Parlamento e il governo esercitato, successivamente alla sentenza impugnata, i poteri normativi loro spettanti”.
La sentenza contestata è stata cassata dai supremi giudici con rinvio al Consiglio di Stato senza alcuna valutazione del ddl concorrenza da parte della Cassazione.
Sul tema “spetterà al Consiglio di Stato pronunciarsi nuovamente, anche alla luce delle sopravvenienze legislative, avendo il Parlamento e il Governo esercitato, successivamente alla sentenza impugnata, i poteri normativi loro spettanti”.
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