BANDO PNRR DA 20 MLN A CALASCIO: ANAC LO BOCCIA, “CASE SOVRASTIMATE, PROFESSIONISTA SENZA GARA”

di Filippo Tronca

5 Dicembre 2022 18:46

L'Aquila - Politica

L’AQUILA – Secondo l’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione, i 20 milioni di euro di fondi Pnrr vinti dal comune di Calascio, in provincia dell’Aquila, messi a disposizione dal bando del Mibac per i progetti pilota di riqualificazione dei borghi, sono stati  assegnati a fronte di illegittimità, in quanto il progetto è stato redatto da un professionista a titolo gratuito, ma senza selezione, violando “i principi concorrenza, par condicio ed equo compenso”. Inoltre perché “sono stati sovrastimati gli immobili da acquisire dai privati, violato il principio di economicità”, in riferimento a sette immobili necessari a realizzare un albergo diffuso, valutati 545 euro a metro quadro, invece di 440 euro, considerati congrui dalla stessa Anac.

L’atto è stato firmato il 22 novembre dal presidente Anac Giuseppe Busia, e fa seguito alla segnalazione del Comune di Castelli, in provincia di Teramo, che era arrivato al terzo posto nella graduatoria finale.

Abruzzoweb ha provato più volte di contattare il sindaco di Calascio, Paolo Baldi in carica dall’ottobre 2021, ma senza avere risposte.

Va sottolineato che il parere dell’Anac è arrivato però a mesi di distanza dalle decisioni del Tar che hanno archiviato sia il ricorso dello stesso Comune di Castelli che quello di Lama dei Peligni, in provincia di Chieti,  riconoscendo la correttezza e la regolarità con cui la commissione ha scelto la Rocca di Calascio quale progetto beneficiario dei 20 milioni del PNRR. Respingendo nello specifico le contestazioni del Comune di Castelli, secondo cui Calascio non aveva la disponibilità di immobili come richiesto da specifiche caratteristiche funzionali alla partecipazione al bando e aveva inserito immobili di proprietà privata non consentiti dal bando stesso.

Tanto è vero che si è già al lavoro per realizzare l’ambizioso progetto, che prevede il restauro e la conservazione della rocca di Calascio e dell’area archeologica, la realizzazione di un albergo diffuso nei palazzi chiusi e semi abbandonati, di un’area per il campeggio e la sosta dei cavalli lungo il percorso dell’ippovia, servizi di trasporto, informatici e bus navetta. Incentivazione e sostegno alle attività tradizionali  incentrati sulle comunità sociali e ricreative, lo studio e il lavoro.

“Avevo ben pochi dubbi sulla correttezza e sull’operato della commissione, peraltro arricchita dalle prestigiose competenze di entrambe le Soprintendenti abruzzesi – ha commentato il presidente Marco Marsilio all’indomani delle archiviazioni del Tar – . Mi preoccupava invece la tempistica della procedura e della decisione che avrebbe potuto far correre il rischio della perdita di fondi, rispetto ai quali avevo fatto opportuni passi presso il Ministero della Cultura”.
A seguire la sintesi del parere dell’Anac

IL PARERE DELL’ANAC
sintesi

Bando Pnrr per rigenerare i borghi abbandonati: Calascio vince, ma violando il Codice degli Appalti

Un comune non può far predisporre a un professionista esterno il progetto e la documentazione necessaria alla partecipazione a un bando senza fare una procedura ad evidenza pubblica e senza prevedere un adeguato compenso. Nemmeno se il professionista si offre a titolo gratuito. È un comportamento contrario alle regole della concorrenza e della par condicio.





Lo sostiene Anac con Nota del Presidente  del 22 novembre scorso in seguito all’esposto del sindaco di Castelli (Teramo) che ha segnalato presunte anomalie in merito al progetto con cui il comune di Calascio (Aq) è risultato vincitore del bando Pnrr per la rigenerazione dei borghi abbandonati.

Secondo il comune teramano, il progetto vincitore – la trasformazione di parte del borgo abbandonato in un albergo diffuso – non ha i requisiti richiesti dal bando.

In particolare gli immobili oggetto di intervento del progetto vincitore non risultavano di proprietà del Comune, come richiesto dal bando, bensì in comodato d’uso. Anac ha avviato un’istruttoria chiedendo chiarimenti.

La Regione Abruzzo e il Comune di Calascio hanno riferito che la questione era stata già oggetto di un ricorso al Tar che era stato rigettato. Pertanto la questione si poteva considerare risolta.

Prestazione gratuita dell’architetto: violati principi concorrenza, par condicio ed equo compenso

Dalla documentazione pervenuta dal Comune di Calascio, tuttavia, sono emerse altre criticità. In particolare sulla prestazione dell’architetto che aveva predisposto a titolo gratuito i documenti necessari alla partecipazione al bando.  Il sindaco di Calascio ha spiegato che il professionista non aveva alcun contratto di consulenza col comune ma che, a causa della carenza di organico e della difficoltà di rispettare i tempi della programmazione delle opere pubbliche e vista la disponibilità dell’architetto, è stata necessaria la sua collaborazione con un riconoscimento di un rimborso spese forfettario per 100 euro.

Anac ricorda che secondo il consiglio di Stato la prestazione gratuita è lecita e possibile e che il ‘ritorno’ per chi la presta può consistere anche in un vantaggio indiretto (arricchimento curriculare, fama, prestigio, pubblicità).

Tuttavia sempre il consiglio di Stato ha precisato, con riguardo all’acquisizione del “vantaggio indiretto”, che l’Amministrazione appaltante non può scegliere il contraente a piacimento. Anche se vuole accettare una prestazione gratuita, il comune, nel rispetto del principio di concorrenza, e al fine di evitare una lesione della par condicio dei potenziali interessati al contratto, deve comunque effettuare una selezione applicando le regole dell’evidenza pubblica.

Non solo. L’Amministrazione deve fissare preventivamente il compenso al quale il concorrente potrà, se consentito dal bando, eventualmente rinunciare offrendo gratuitamente la propria prestazione.





A sostegno dei suoi rilievi, Anac evidenzia anche che la legge delega di riforma del codice appalti, approvata a giugno 2022, ha stabilito che la nuova disciplina sui contratti pubblici debba prevedere il “divieto di prestazione gratuita delle attività professionali, salvo che in casi eccezionali e previa adeguata motivazione” proprio per evitare eventuali abusi e applicazioni distorte del principio dell’equo compenso.

Il comune di Calascio quindi ha di fatto fruito di un servizio di architettura contravvenendo ai principi di concorrenza e par condicio (non avendo effettuato alcuna gara) e al principio dell’equo compenso (avendo acquisito il servizio gratuitamente).

Anac contesta anche un difetto di trasparenza negli atti del comune: dalle delibere acquisite non è chiara la modalità con la quale è avvenuta l’autocandidatura dell’architetto né la natura né l’entità della prestazione resa dal collaboratore.

Sovrastimati gli immobili da acquisire dai privati: violato il principio di economicità

Quanto alla valutazione degli immobili acquisiti al patrimonio del Comune per la realizzazione del progetto, Anac osserva che al momento della pubblicazione dell’avviso della Regione, il Comune di Calascio non aveva la disponibilità di tutti gli immobili nei quali realizzare l’albergo diffuso che

intendeva proporre e, pertanto, ha avviato una procedura per l’acquisizione di immobili privati. Gli immobili individuati come idonei alla realizzazione del progetto sono stati 7 e sono stati valutati 545 euro a metro quadro, una cifra non condivisa da Anac.

L’Autorità sottolinea come sia molto superiore alle stime dell’Agenzia delle Entrate secondo cui un immobile nelle condizioni normali (e quelli che il comune aveva individuato non lo erano perché il bando prevedeva che gli immobili dovessero essere non più utilizzati, da rifunzionalizzare, non completati, in stato di degrado o abbandono) vale 440 Euro/mq. Secondo Anac c’è stata una possibile sovrastima degli immobili da acquisire.

È dovere dell’amministrazione, ricorda Anac, fare buon uso delle risorse disponibili, e ciò, sul piano degli investimenti, si traduce con il “migliore acquisto” possibile. Nel caso in esame il comune di Calascio, nella procedura volta all’acquisto degli immobili, non ha pienamente garantito il rispetto del principio di economicità previsto dal codice degli appalti perché ha accettato una valutazione economica non adeguatamente accurata.

 

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