ROMA- “I fantasmi si sono materializzati. Basta giocare, lasciateci lavorare”, “Ora basta, è ora di mettere fine alla precarietà. Che il Ministero riconosca l’importanza e la delicatezza del nostro lavoro che svolgiamo con competenza e professionalità per il bene della collettività”, “Scioperiamo oggi perché volgiamo continuare a lavorare domani”, “Siamo la voce della giustizia, il suono della verità”, “Non volgiamo ridurci così… Ad aspettare che il Ministero ci risponda. Internalizzazione subito!”.
Sono questi gli slogan che si leggono sui cartelli e che si ascoltano dai megafoni di fonici, trascrittori, stenotipisti e data-entry forensi, circa 1500 in Italia e 200 in Abruzzo, noti a molti come “i fantasmi dei tribunali” che stamattina hanno scioperato sotto le sigle sindacali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, ritrovandosi da diverse regioni in un presidio a Roma, in piazza Cavour, ai piedi della Corte di Cassazione, dalle 10 fino a tarda mattinata.
“Eravamo circa 300 da tutt’Italia, circa 25 dall’Abruzzo”, è il resoconto che fa all’Ansa Deborah Di Lauro, stenotipista di Teramo della Filcams, che oggi è scesa in piazza nella capitale “dopo mesi di tentativi di avere risposte dal Ministero della Giustizia sull’internalizzazione di tutti noi e sulla possibilità perlomeno di affiancare il software che automatizzerebbe il nostro lavoro a spese dell’accuratezza, della fedeltà e della tempestività: possiamo aiutare il software a funzionare, perché la macchina non potrebbe sostituirci efficacemente, dovrebbe esserci qualcuno dietro il monitor che non può essere un semplice correttore di bozze. Quindi siamo pronti ad applicare la Riforma Cartabia ma con questi accorgimenti e certezze”, conclude Di Lauro.
LA NOTA DELLA CGIL
Alla base della protesta, proclamata dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, le condizioni di lavoro precarie e inadeguate dei circa 1500 fonici, trascrittori e stenotipisti impiegati nel servizio.
I sindacati stigmatizzano l’assenza di sviluppi concreti nell’annosa vertenza; nulla è seguito alle dichiarazioni di intento del ministero annunciate in occasione dell’ultimo incontro del 21 dicembre convocato nell’ambito della procedura di raffreddamento attivata dopo la proclamazione dello stato di agitazione; il dicastero, pur avendo risposto positivamente alla richiesta sindacale di internalizzare tutte le lavoratrici e i lavoratori impiegati nell’appalto, allo stato non ha ancora dato avvio al processo di internalizzazione, né paventato una precisa e concreta prospettiva temporale per la stabilizzazione dell’occupazione.
Insufficiente per i sindacati il riscontro alla richiesta di contrattazione di anticipo sulla gara di appalto, prossima alla scadenza, rispetto alla quale, in conseguenza dell’applicazione della riforma Cartabia, potrebbero verificarsi ripercussioni sui livelli occupazionali e salariali attuali.
Sullo sfondo, proprio a causa delle modalità di attuazione della riforma Cartabia del processo penale telematico, resta una grande confusione che si ripercuote sulle lavoratrici e sui lavoratori in appalto alle prese con l’utilizzo dei nuovi impianti senza aver ricevuto una formazione adeguata e certificata.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti in particolare rivendicano: l’avvio di una procedura di internalizzazione che preveda l’assunzione da parte del Ministero della Giustizia di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori impiegati nell’appalto; la garanzia che, nella fase di attuazione della Riforma Cartabia e di gestione del servizio in appalto, rimangano invariati i livelli occupazionali e salariali attuali; la richiesta di erogazione, da parte dello stesso Ministero, di un percorso di formazione che certifichi le professionalità. Temi sui quali le organizzazioni sindacali chiedono l’attivazione di un tavolo di contrattazione permanente.
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