L’AQUILA – Da salvatore della patria per approvare un bilancio senza patemi d’animo e intoppi, prima del passaggio di consegne con il nuovo assessore Mario Quaglieri, ad uomo accusato anche dalla stessa maggioranza di centrodestra come il principale responsabile del grave ritardo accumulato nella sessione più importante dell’anno, arrivata alle ultime ore del 2022, in una corsa contro il tempo per evitare un disastroso esercizio provvisorio.
È la singolare parabola del 42enne senatore di Fratelli d’Italia Guido Liris, che dopo glorie della sua elezione alle politiche del 25 settembre scorso, è finito ora nella bufera per aver portato bilancio e finanziaria all’esame della giunta solo il 19 dicembre.
Secondo rumors e ricostruzioni in seno alla maggioranza, sarebbe stato l’ex vice sindaco dell’Aquila e dirigente medico della Asl dell’Aquila in aspettativa, a reimpostare le bozze della manovra, per inserire poste di interesse. E questo dopo che le bozze di bilancio e finanziaria erano state chiuse dopo un lungo confronto con assessori e capi dipartimento condotto direttamente dal governatore, Marco Marsilio, suo compagno di partito. Eppure era stato lo stesso Marsilio a chiedere a Liris di accollarsi sulle spalle le incombenze sia di senatore, da subito impegnato nella prima legge finanziaria del governo di Giorgia Meloni e nello stesso tempo, come assessore regionale, di restare alla plancia di comando in Abruzzo, per portare a casa la legge di Bilancio, dando continuità amministrativa, rinviando le dimissioni dalla giunta e optando per palazzo Madama, evitando incerti cambi in Giunta, rinviando la nomina come successore di Liris del consigliere regionale di Fdi Quaglieri e dell’ingresso in consiglio dell’attuale capo di gabinetto dello staff di Marsilio, Massimo Verrecchia. Nella convinzione che questa volta l’approvazione del bilancio, da ben 6 miliardi di euro, sarebbe stata una passeggiata, visto che la adeguata disponibilità economica non avrebbe costretto questa volta a rraschiare il fondo del barile e decidere dolorosi e conflittuali tagli a questa e quella voce di spesa.
Il film ha avuto però un’altra sceneggiatura, e c’è chi rumoreggia all’interno della maggioranza che Liris, per quanto presente in più di una occasione, ha avuto il suo bel da fare soprattutto al Senato, assorbito dalla manovra finanziaria, che anch’essa procede tra intoppi e passi falsi.
Liris è così finito sulla graticola, attaccato dalle opposizioni di centrosinistra e del M5S, che lo definiscono “l’unico assessore part-time in Italia” o “assessore fantasma che ha nascosto alla sua maggioranza 40 milioni di euro”, ma anche nel centrodestra, dove più di un consigliere è furente, per i ritardi, e perché chiede la gestione della propria parte di tesoretto, di fondi da spendere a discrezione, di cui tra l’altro è incerta la consistenza.
Ieri notte è arrivato l’atteso parere del collegio dei Revisori dei conti, ed ora la prima commissione Bilancio dovrà esaminare la manovra in fretta e in furia, con a seguire il consiglio regionale che si potrà riunire solo domani, e che dovrà approvarla entro la mezzanotte del 31 dicembre, a tappe forzate, applicando la “tagliola”, ovvero limitando la presentazione degli emendamenti e comprimendo i tempi di discussione.
Pena l’esercizio provvisorio, con spesa limitata e ridotta all’osso, che sarebbe una gran bella figuraccia per l’ultima vera manovra del centrodestra, per completare il programma di mandato, visto che il bilancio di fine 2023 sarà a ridosso delle elezioni regionali di febbraio 2024, e dunque senza una prospettiva di lunga durata e a giochi pressoché fatti.
Alla legge di Bilancio abruzzese ha lavorato in prima persona in particolare lo stesso Marsilio, con il direttore generale Antonio Sorgi e il capo dipartimento Risorse e Organizzazione Fabrizio Bernardini, che hanno presenziato, già da inizio dicembre, alle riunioni con gli assessori, calando le varie misure decise dall’esecutivo nel documento da portare in giunta per poter avviare l’iter. Con gli uffici che hanno avuto anche loro un bel da fare in questo ultimo scampolo di 2022.
E accaduto poi però, lamentano esponenti di maggioranza, che a sparigliare le carte e a rimaneggiare il testo già più o meno consolidato, sarebbe stato proprio Liris, quando ha trovato il tempo, tornando da Roma, per dedicarsi di buzzo buono e senza distrazioni alla partita del Bilancio e soprattutto per aggiungere o modificare le poste e le voci che gli stavano più a cuore.
Ecco perché, con questo addendum di istruttoria, se è vera questa ricostruzione, il bilancio è arrivato in giunta solo il 19 dicembre. Un ritardo che ha determinato a cascata tutti gli altri: i tre revisori, Mario Del Vecchio, presidente, Lucia Romano e Angiolino Di Francesco si sono visti recapitare le migliaia di pagine del Bilancio solo la sera tarda del 19 dicembre, e il regolamento gli dà a disposizione dieci giorni di tempo per emettere i pareri, tolti i festivi, ovvero il 25 e 26 dicembre. Fatti i due conti, e vista la complessità del loro compito, i revisori i tempi li hanno rispettati: i 10 giorni scadono domani e ieri hanno consegnato il parere. E se le tempistiche tecniche non collimano questa volta con quelle della politica, non è in fondo affare loro.
Ma altre difficoltà attendono ora al varco la maggioranza: le opposizioni sono pronte alla guerra, tagliola o non tagliola, perché secondo il centrosinistra è questa una “pagina nera” con la mancata condivisione dei due documenti contabili con le parti sociali “per la prima volta nella storia della Regione”, accomunando il governo abruzzese “al modello Meloni”, ovvero al governo di centrodestra che sta anche a Roma, secondo le opposizioni, soffocando il dibattito, facendo leva sui tempi stretti e l’impossibilità di apportare modifiche al testo licenziato in zona Cesarini dal Consiglio dei ministri.
Il M5S denuncia a sua volta la deprecabile condizione di sole 12 ore di discussione sui due documenti più importanti dell’Ente. Entrambe le forze politiche lanciano strali anche contro Liris, definito dal capogruppo del Pd Silvio Paolucci, “unico caso in Italia di assessore al Bilancio part-time”.
Come se non bastasse c’è anche un’altra mina pronta ad esplodere lungo il tormentato cammino, quello del tesoretto da spendere a discrezione degli inquilini dell’Emiciclo, da distribuire a comuni e stakeholders, nei rispettivi territori e collegi elettorali, e da cui dipende buona parte del loro consenso e futuro politico.
Marsilio ha negato, proprio ad Abruzzoweb, l’esistenza di un tesoretto da 40 milioni, liberato dalla fine dei pagamenti di una cartolarizzazione, da poter utilizzare per il tradizionale maxi-emendamento con i fondi a pioggia, spiegando che essi saranno assorbiti dalle maggiori spese sanitarie dovute all’emergenza covid-19 e per compensare dai minori trasferimenti dallo Stato centrale. E il governatore ha citato piuttosto come piatto forte della manovra, in particolare al rifinanziamento delle misure per le aree interne, per la difesa della costa, per il trasporto pubblico locale, per la quota di cofinanziamento di progetti comunitari e per le poste dedicate alle società regionali, tra cui Abruzzo Engineering, per il dissesto idrogeologico, per esentare dal pagamento dell’Irap le associazioni di volontariato e del terzo settore.
Eppure in maggioranza c’è chi continua ad assicurare che se non 40 milioni, un tesoretto seppur di minore entità, di circa 7 milioni, sarà a disposizione dei singoli consiglieri, e questo apre all’ipotesi, per non dire la certezza, di scontri rusticani per accaparrarseli, ma con davvero poche ore per trovare un accordo.
E in aggiunta, come sempre avvenuto, anche le opposizioni rivendicano una quota parte della somma, per fare altrettanto. E in caso di diniego la battaglia in aula sarà ancora più cruenta.
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