BOLLETTE RECORD NEL BAR DEL PAESE PIU’ PICCOLO D’ABRUZZO: “COSI’ RISCHIO CHIUSURA ENTRO DICEMBRE”

LA TESTIMONIANZA DA PIETRAFERRAZZANA, LA PROPRIETARIA: "PRIMA IL COVID, ORA I RINCARI, E' IMPOSSIBILE ANDARE AVANTI, NON C'E' PIU' NIENTE DA SPREMERE"

di Azzurra Caldi

7 Luglio 2022 08:22

Chieti - Cronaca

PIETRAFERRAZZANA – Una bolletta di oltre 1.800 euro recapitata ad un bar di appena 40 metri quadri, già provato dalla grave crisi trascinata per due anni di pandemia, tra chiusure, ristori inadeguati, paura di perdere tutto, e poi la mazzata finale dei rincari.

Succede a Pietraferrazzana (Chieti), il comune più piccolo d’Abruzzo con i suoi 4,3 chilometri quadrati, che si affaccia sul lago del Sangro (o di Bomba), poco più di 100 abitanti a popolare un borgo medioevale incastonato nella roccia.





Basta un attimo per squarciare tutta l’armoniosa poesia di uno scenario mozzafiato. “Se continua così a dicembre chiudo e basta”, taglia corto Bianca Sora, giovane proprietaria del bar in questione, il LorAlì, aperto in paese dal 2011.

Una bolletta dell’elettricità da saldare entro il 25 luglio, pesantissima, come lo sono quelle che continuano ad arrivare alle tante altre attività e famiglie piegate dal caro vita e dagli effetti del covid prima e della guerra in Ucraina poi: “Io voglio pagare quello che consumo, ma solo quello, aumenti così spietati non trovano giustificazioni. Negli ultimi 10 anni la bolletta di luglio si è sempre aggirata intorno ai 900-1.100 euro, oggi parliamo praticamente del doppio. Anche a marzo, anziché pagare 600 euro ne ho pagati 1.300; a maggio lo stesso, 1.100 contro i 5-600 degli altri anni. Al di là delle tariffe, di quanto consumo e che ho sempre pagato, quello che mi preme sottolineare, come se non fosse già evidente, è la differenza sostanziale di quanto sono costretta a sborsare rispetto agli altri anni. Mi sembra davvero esagerato”.

L’ennesima batosta collezionata dopo mesi di sacrifici e investimenti a beneficio dell’intero paese: “Il periodo del covid è stato faticosissimo – racconta -, per non restare chiusi ed offrire un punto di riferimento ai miei concittadini ho reinventato il locale, aggiungendo altri servizi e investendo altri soldi in un momento in cui, sinceramente, non potevo neanche permettermelo. Sempre all’interno del bar ho ricavato un piccolo spazio con dei prodotti da minimarket, oggettistica varia, poi il pagamento delle bollette e ancora i tabacchi, le ricariche. È un locale piccolo ma sono riuscita a inserirci un po’ di tutto”.





Rischiano così di andare in fumo anni di lavoro senza sosta da parte di chi pur di restare aperto anche a tutela dei residenti, e mentre in altre sedi si teorizzano misure e incentivi contro lo spopolamento, lotta concretamente tutti i giorni contro l’abbandono delle aree interne: “Qui ci sono solo io, una pasticceria e una farmacia. La posta è aperta solo due giorni a settimana. Sono consapevole che abbassando la saracinesca si spegnerebbe per sempre un pezzo di paese”.

“Anche per questo ho resistito tanto, lavorando da sola fino a 16 ore al giorno, perché non posso permettermi di pagare nessuno. Io stessa non mi assegno mica uno stipendio, pago le spese e basta. Non abbiamo mai navigato nell’oro, ma così è diventato impossibile, non si vive”. Infine: “Vorrei che un messaggio arrivasse forte e chiaro: qui non c’è più niente da spremere, siamo arrivati al punto di non ritorno”.

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