L’AQUILA -Desta grande preoccupazione lo scenario criminale che emerge dall’inchiesta coordinata dal pm Andrea Di Giovanni e ha portato ad individuare i responsabili degli attentati dinamitardi ai danni di un imprenditore di Città Sant’Angelo. Vittima di una una autentica persecuzione da parte di un sodalizio che puntava ad acquisire piccole aziende, negozi, night club per riciclare e gestire i proventi delle proprie attività illecite. Una quarantina quelli finiti nella rete in tutta Italia. Un gruppo criminale, con solide basi anche in Abruzzo, con ai vertici pescaresi, quasi tutti di origine pugliese: agli arresti infatti Giuseppe Traversi, 52 anni, pescarese originario di Cerignola in Puglia, considerato il capo della banda, Pasquale Traversi, 26 anni di Cerignola, residente a Pescara, Vincenzo Digioia, 26enne di Cerignola e residente a Spoltore, l’albanese Edvaldo Nanushi di 34 anni, Antonio Falcone, 61 anni, nato a Pescara e residente a Chieti. Una ventina in tutto i denunciati.
Decisiva l’attività di indagine condotta dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia di Montesilvano, diretti dal capitano Donato Agostinelli, a seguito nel 2018 dopo i due gravi eventi delittuosi di matrice estorsiva accaduti la notte del 14 agosto 2018 e alle prime ore del 18 novembre 2018 a Città Sant’Angelo.
Vittima un imprenditore del luogo che si è visto prima incendiato un autocarro e poi danneggiata un’automobile attinta da colpo di pistola a un pneumatico.
In seguito, il più rilevante, riguarda l’esplosione di un potente ordigno rudimentale collocato davanti all’abitazione dell’imprenditore che la notte del 18 novembre 2018 ha danneggiato irrimediabilmente l’immobile della vittima, nonché i muri esterni e interni di un appartamento in ristrutturazione di un parente.
Il complesso dell’operazione ha consentito, quindi, di denunciare in stato di libertà 20 persone per i reati di associazione per delinquere operante in campo nazionale e transnazionale finalizzata alla acquisizione diretta e indiretta della gestione e del controllo di attività economiche soprattutto nel campo commerciale rivolta al conseguimento di plurimi e ingenti vantaggi ingiusti (un giro di affari con profitti illeciti valutabili in circa 1 milione di euro), provento di delitti contro il patrimonio, in specie intestazioni fittizie di beni, riciclaggio, truffe, appropriazione indebita, ricettazioni, e delitti contro la persona, quali estorsioni, sequestri di persona e danneggiamenti, delitti in materia di armi, in specie detenzione e porto di armi ed esplosivi.
Le vittime di tali attività illecite sono circa dieci in Abruzzo (nel Pescarese e nel Teramano) , nelle Marche (provincia di Pesaro), in Umbria (provincia di Perugia), in Emilia Romagna (Modena, Bologna e Cesena), in Puglia (Cerignola), in Lombardia (nel Bergamasco e nell’hinterland milanese).
Il Nucleo Operativo ha posto sotto sequestro l’area interessata dall’esplosione, effettuando i rilievi tecnici fotografici che hanno permesso di rinvenire i frammenti dell’ordigno esploso ed acquisendo le prime immagini registrate dal sistema di videosorveglianza fatto appositamente installare nei pressi dell’abitazione dell’imprenditore subito dopo il primo episodio del 14 agosto 2018.
L’analisi delle stesse ha consentito di ricostruire le fasi della consumazione dell’evento delittuoso e dalle stesse si è avuto modo di notare che poco prima della mezzanotte un uomo, sopraggiunto a bordo di una vettura, dopo averla parcheggiata nei pressi dell’abitazione interessata, ha collocato l’ordigno in corrispondenza del muro perimetrale e rapidamente si è allontanato verso un vicino canneto, prima che si verificasse la violenta esplosione.
Le lunghe indagini hanno portato a Giuseppe Traversi, “dominus”, di un sodalizio dedito plurime e reiterate condotte estorsive, per ottenere il controllo di varie attività commerciali scelte ad hoc per “riciclare” e gestire i profitti illeciti, proventi di reiterate negoziazioni fraudolente poste in essere dal sodalizio in danno di molteplici attività commerciali, società finanziarie e di leasing sotto le mentite spoglie di società gestite da prestanomi come, la Seraf s.r.l., attraverso la quale venivano portate a compimento circa 50 truffe a carico di medi e grandi imprenditori in campo nazionale.
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