L’AQUILA – L’Università vince per ora la sfida tremenda della pandemia sanitaria ed economica provocata dal covid-19: le immatricolazioni crescono infatti quest’anno di un sorprendente 7,1% e in questa classifica nazionale tra gli incrementi maggiori c’è quello registrato dall’Università dell’Aquila, con 3.100 nuovi studenti, pari al 16,1%. Cresce anche l’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara, del 4,6%, pari a 5.191 studenti. In controtendenza in Abruzzo è invece l’Università di Teramo che registra la seconda peggiore flessione in Italia, pari al 14,6%, in numeri 1.172 nuovi studenti in meno.
A certificarlo è una rilevazione del ministero dell’Università, aggiornata al 15 novembre. Un boom che è un raggio di speranza in un periodo buio, segnato dalle nuove restrizioni anti-pandemia, che hanno imposto a tutti gli atenei lo spostamento delle lezioni sul web, ad eccezione, nelle regioni rosse come l’Abruzzo, dei corsi formativi per i medici, i laboratori e le attività indifferibili. A cui si aggiungono, nelle zone gialle e arancioni, anche i corsi di studio per le matricole.
Report per ora parziale, visto che c’è ancora tempo per iscriversi, che attesta anche un altro fenomeno: quello della grande crescita delle università del Centro-Sud. Segno che evidentemente molti studenti del mezzogiorno, Abruzzo compreso, hanno deciso di iscriversi in atenei della loro regione, o di regioni limitrofe, in prossimità dei luoghi di residenza, favoriti proprio dalla didattica a distanza che da emergenziale diventerà in parte la normalità, e che rafforza la scelta di non spostarsi troppo dalla propria città, onde evitare possibili blocchi di spostamenti. A ciò, certamente si aggiunge la crisi economica e la necessità, dunque, di voler risparmiare su affitti e spostamenti pur di non abbandonare gli studi.
Il Mezzogiorno e l’Abruzzo, registra così 8mila nuove matricole, il 6,6% in più rispetto al 2019, il Centro fa ancora meglio con un saldo positivo del 9,9%. Ma questo però non ha determinato una flessione degli atenei del Nord, che pure era stata temuta, in conseguenza della pandemia, visto che le matricole crescono anche qui del 5,1%.
Per comprendere il motivo della performance contraddittoria degli atenei abruzzesi, occorrerà attendere i dati relativi ai territorio di residenza dei nuovi iscritti ed una più approfondita analisi in base ai vari corsi di studio offerti dai singoli atenei. Ma già i dati parziali sembrano confermare quello che il rettore dell’Università dell’Aquila Edoardo Alesse, aveva in tempi non sospetti argomentato ad Abruzzoweb, ovvero che non si sarebbe verificata una flessione nel suo ateneo rispetto agli attuali 18mila iscritti.
E questo perché aveva spiegato, “noi reclutiamo in un bacino dove non c’è forte concorrenza tra atenei: sulla costa abruzzese, in Molise, nelle province di Rieti e Frosinone. E ci aspettiamo che, nel nuovo scenario, freni un pò anche l’emigrazione verso Nord per ragioni di studio, fenomeno che potrebbe avvantaggiarci”.
Altro punto di forza assicura Alesse, “è che a L’Aquila l’offerta di residenzialità è abbastanza buona, ci sono tanti appartamenti vuoti, in centro storico, con affitti più bassi rispetto ad altre città”.
Altra carta vincente è stato l’abbattimento delle tasse, decisa proprio per prevenire gli effetti nefasti del covid, a partire da questo anno accademico: l’esenzione è stata elevata dalla soglia dei 15mila euro di reddito Isee, fino a 21 mila euro. Inoltre dai 21mila ai 31 mila euro, ci sarà comunque una progressiva riduzione del carico fiscale in media di 300 euro.
Uno dei punti di forza per la D’Annunzio di Chieti e Pescara è stato invece, si può già affermare, il nuovo corso di laurea in “Ingegneria Biomedica”, promosso dal Dipartimento di Ingegneria e Geologia dell’Ateneo, che ha registrato un boom di iscrizioni.
Questi numeri nel dettaglio: in totale in Italia si registra un aumento di immatricolati del 7,1% pari a 477.662. In termini percentuali i maggiori incrementi si sono verificati all’Università della Tuscia di Viterbo, con il 56, 36%, a seguire la Milano Humanitas 43,9%, l’Università di Perugia 35,2%, l’Orientale di Napoli 32,4%, e la Roma lumsa 32,4%.
Al contrario si registra purtroppo una pesante flessione all’Università di Bergamo pari al 24,1%, e la causa è evidentemente è pandemia che nella città lombarda ha registrato numeri record di contagi. E poi troviamo Teramo col 14,6% e ancora la Roma link campus 11,5% .
In termini numerici, il saldo migliore spetta dalla Sapienza di Roma (+2.379) davanti a Perugia (+2.365) e a Padova (2.091) che, con i suoi 20.631 neoiscritti, è terza anche per le nuove matricole totali dietro Sapienza (27.689, in aumento dell’8%) e Bologna (24.722,+ 3% sul 2019).
Il secondo segnale arriva dalle private che, nonostante la crisi, si dimostrano in buona salute: Luiss +6,4%, Bocconi +3,1%, Cattolica + 2,5%. Con incrementi ancora più sensibili per le università che puntano tutto o quasi su medicina (per la quale ci sono stati 1.500 posti in più), come Humanitas o il San Raffaele.
Il ministro dell’Università Gaetano Manfredi, al Sole 24 Ore del Lunedì ha sottolineato che che “anche se sono dati provvisori e destinati a cambiare mi sembrano interessanti perché ci dicono, da un lato, che le misure volute dal governo sul diritto allo studio sono state strategiche e, dall’altro, che le famiglie hanno visto nell’iscriversi all’università il modo migliore per affrontare la crisi». Un trend che l’esecutivo spera di ripetere anche nei prossimi anni. Da qui la scelta di prorogare (e rendere strutturali), con la legge di bilancio 2021 all’esame del Parlamento, gli interventi su no tax area e tasse universitarie varate prima dell’estate con il decreto rilancio”.
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- BOOM ISCRIZIONI A L’AQUILA E CHIETI-PESCARA, UNIVERSITA’ BATTE COVID, MALE TERAMOL’AQUILA - L’Università vince per ora la sfida tremenda della pandemia sanitaria ed economica provocata dal covid-19: le immatricolazioni crescon...