BORSACCHIO: ORLANDO REPLICA A FEBBO, “RISERVA DA 1.100 ETTARI APPROVATA NEL 2005 DAL CENTRODESTRA”

10 Gennaio 2024 16:20

Regione - Cronaca

TERAMO – “Nel 2005 l’istituzione della Riserva del Borsacchio con superficie da 1.100 ettari, è stata approvata con un mio emendamento, e la maggioranza, espressione di una coalizione di centrodestra, della quale il capogruppo Febbo anche allora era autorevole esponente, l’ha approvato. Se colpa c’è, a chi appartiene? Stupisce che Febbo non sia informato di questo, e non abbia approfondito la questione”.

E’ questo un passaggio della nota di Angelo Orlando, ex parlamentare di Rifondazione comunista, ed ex consigliere regionale con il ruolo di presidente della prima commissione Bilancio, con cui si replica al capogruppo di Forza Italia Mauro Febbo, in riferimento alla vicenda del drastico ridimensionamento della riserva del Borsacchio di Roseto, in provincia di Teramo, avvenuta con un emendamento notturno, a firma anche di Febbo, in sede di approvazione della manovra di Bilancio.

Orlando esibisce anche la scheda del progetto di legge approvato dal centrodestra accogliendo l’emendamento di Orlando nel 2005 che ha stabilito la superfice a 1100 ettari, che è stata ora ridotta, e in calce al progetto di legge approvato ci sono anche le firme degli allora consiglieri regionali  Nazario Pagano, ora parlamentare e segretario regionale di Fi, Paolo Tancredi e Pasquale di Nardo anche loro ai tempi in Fi, Piero Romanelli di An, Antonio Menna e Domenico Di Carlo dell’Udc.

LA NOTA DI ORLANDO

A proposito del Borsacchio, Forza Italia ha diramato una nota dall’eloquente titolo, ‘Ripristinata vera riserva, PD senza argomenti per la campagna elettorale’.

A dire il vero dall’incipit della nota, primo firmatario il capogruppo in Consiglio regionale Mauro Febbo, il bersaglio della polemica, probabilmente autoassolutoria e comunque redatta con uno stile stranamente distante da quello solitamente pacato, classico ed elegante del capogruppo, sembrerebbe essere non un soporifero PD, ma il sottoscritto consigliere Angelo Orlando, descritto con una personalità dai tratti oscillanti tra il luciferino e il taumaturgico.





Ora, per un’analisi chiara e corretta della problematica, è opportuno riportare integralmente i passi che riguardano il “presunto” eversore istituzionale, concedendo graziosamente una doppia lettura del testo esemplarmente articolato da un un politico di chiara e diuturna fama, come il poliedrico Febbo.

“ La Riserva del Borsacchio da 1100 ettari è stata istituita con un emendamento del consigliere Orlando in Prima Commissione e poi in Consiglio regionale in una notte del 2005, Governo Del Turco, un emendamento neanche denominato ma indicato solo con un numero, in modo da rendere difficile la sua identificazione… Nel 2005 nella sessione di bilancio, durante il Consiglio, in Prima Commissione -ricorda il capogruppo Febbo -il consigliere Orlando, esponente di Rifondazione Comunista presentò un primo emendamento che prevedeva per la Riserva del Borsacchio una superficie di 35 ettari. L’emendamento fu bocciato e subito dopo lo stesso consigliere Orlando ha ripresentato ancora in Commissione bilancio l’emendamento e chiaramente ( n.d.c, perché chiaramente?) quella volta è stato approvato ma con una superficie molto superiore, addirittura salita a 1100 ettari. Un’operazione avvenuta nel silenzio totale perché all’epoca non veniva letto il titolo dell’emendamento presentato, emendamento indicato con un numero, come risulta nel verbale della Commissione”.

Fin qui la nota sulle gesta del  consigliere.

Purtroppo, però, per il consigliere Febbo, che non si accorge di aver dimenticato di scriverlo, nel 2005 ci sono state ben due sessioni di bilancio, la prima nel febbraio 2005, governo di Giovanni Pace e maggioranza di centrodestra, la seconda a dicembre 2005, governo Ottaviano Del Turco e maggioranza di centrosinistra, quando il tapino consigliere Orlando era presidente della Commissione bilancio, poco incline, come esponente della maggioranza, a giocare con gli emendamenti e decisamente digiuno di perizia cartografica.

Comunque, il tono perentorio della requisitoria e le motivazioni addotte sembrerebbero preludere ad un fiera condanna, ma, all’improvviso, il grande accusatore fornisce la prova decisiva per un’assoluzione piena del tapino.

La prova decisiva dell’assoluzione? Eccola: emendamento al pdl 379/2023 ( Modifiche all’art. 69 della l.r. n. 6/2005), comma 2, della legge regionale 8 febbraio 2005, n.6 “Istituzione della Riserva naturale guidata “Borsacchio” nel Comune di Roseto degli Abruzzi – sostituzione cartografia allegata.”, emendamento, che porta la firma, al secondo posto, proprio del consigliere Febbo.

Che cosa cancella questa norma approvata dalla maggioranza di centrodestra nel 2023? Cancella una norma contenuta all’articolo 69 di una legge approvata, sempre da una maggioranza di centrodestra, nel febbraio 2005 (Legge finanziaria regionale 2005, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo, n.3, Straordinario, del 25 febbraio 2005).

Per ulteriore chiarezza va detto, che, sulla base di una relazione allegata al testo e di una cartografia elaborate dai compagni e dei movimenti cittadini di Roseto, Atri e dintorni, il 22 luglio 2004, come rilevabile dalla Scheda Progetto di Legge n.521 (allegata a questa nota)  il consigliere Orlando aveva depositato il Progetto “ Istituzione….”, proposta firmata anche da autorevoli esponenti del centrodestra, come rilevabile dalla scheda stessa.





A questo punto, è ancora la notte del dicembre 2005 quella del delitto? La scena del misfatto è quella descritta nelle complesse operazioni citate nella nota del consigliere Febbo? Ancora, se la legge istitutiva della Riserva è quella eroicamente emendata, in quale legge è normata la “vera riserva originaria da 30 ettari” citata nella nota di Forza Italia?

Alla fine, visto che le leggi si approvano in Consiglio e non in Commissione ,che cosa vuol dire quel passo della nota “Un’operazione avvenuta nel silenzio totale perché all’epoca non veniva letto il titolo dell’emendamento presentato, emendamento indicato con un numero, come risulta nel verbale della Commissione”. A chi e a che cosa allude il rilievo “ oggi invece il presidente Lorenzo Sospiri denuncia chiaramente la denominazione dell’emendamento…”?

In estrema sintesi, dunque, il consigliere Orlando, di RC, esponente di un’opposizione non sempre tetragona, ha presentato in aula un emendamento e la maggioranza, espressione di una coalizione di centrodestra, coalizione della quale il capogruppo Febbo anche allora era autorevole esponente, l’ha approvato.

Se colpa c’è, a chi appartiene?

Ora, però, il Presidente Febbo, evidentemente vocato a inquisire trame, potrebbe spiegare agli abruzzesi come è stato possibile che una norma approvata, sempre di notte, nel settembre 2009, sempre con un emendamento – scritto tanto male da chiedere integrazione nella successiva l.r.21/2009 -, l’art.5 della legge regionale 17/2009, norma che ha avviato lo smantellamento del Sistema Sanitario regionale così come disegnato nella l. r. 5/2008 -Piano Sanitario 2008-2010-, non è stata impugnata, per la sua manifesta incostituzionalità, dal Governo Berlusconi IV, Ministro della gioventù l’attuale Presidente del Consiglio, visto che la Regione era “commissariata” – commissario ad acta per la sanità il dottor Gino Redigolo – e il Consiglio regionale non aveva potestà legislativa in sanità, mentre per molto meno lo stesso Governo aveva impugnato le norme in sanità della legge n.14/2008 della Regione Lazio- anch’essa in regime di commissariamento- , come testimoniato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 2/2010?

Una nota esplicativa sarebbe, in questo caso, estremamente gradita, anche perché il nostro dovrebbe ricordare con maggiore precisione di dettagli tutta la vicenda.

 

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