BUCO SANITÀ, AUMENTATE TASSE: RISSA NEL CDX, MARSILIO OFFENDE MANNETTI, LEGA LASCIA SUMMIT

di Filippo Tronca

18 Marzo 2025 18:16

Regione - Consiglio Regionale, Politica

L’AQUILA  – I prodromi c’erano tutti, ed oggi nel vertice fiume di maggioranza durato circa quattro ore  in cui è stato di fatto confermato l’aumento dell’addizionale Irpef per coprire la voragine del buco della sanità abruzzese, nel centrodestra è scoppiata la rissa, con i rappresentanti della Lega che hanno abbandonato l’incontro.

La situazione è degenerata, riferiscono fonti confidenziali di AbruzzoWeb.it, presenti al summit, allorché un nervosissimo presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, ha offeso il consigliere regionale della Lega Carla Mannetti, “rea” di aver dichiarato ai microfoni del Tg Rai regionale e in altre occasioni la sua forte contrarietà all’aumento della pressione fiscale, facendo “la professorina” e quella che “capisce tutto lei”.

Mannetti ha così lasciato la riunione molto scossa ed a quel punto il capogruppo della Lega e presidente della I Commissione Bilancio, Vincenzo D’Incecco, ha preso le sue difese stigmatizzando toni e parole del presidente, che ha replicato per le rime, è andato a cercare Mannetti, e una volta rientrato ha deciso di abbandonare per protesta la riunione assieme al vice presidente della Regione, con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente.

Marsilio si sarebbe innervosito inoltre per l’assenza al summit, in momento così delicato della legislatura, di Paolo Gatti, anche lui di FdI, che pure nel pomeriggio ha presieduto la V commissione Sanità. Come pure per l’assenza dei due consiglieri, eletti nella lista Marsilio presidente, Gianpaolo Lugini e Luciano Marinucci.

Non solo. Marsilio ha riservato dure critiche anche al consigliere regionale, sempre di Fdi, Luca De Renzis, anch’egli assente, perché a quanto pare era in settimana bianca a sciare.





Anche, però, tra chi c’era ed è rimasto, l’umore era nero. Del resto, una parte significativa del centrodestra, a cominciare dal capogruppo di FdI, Massimo Verrecchia, e di Forza Italia, Emiliano Di Matteo, riteneva che l’aumento delle tasse doveva essere un’ipotesi da evitare in ogni modo, perché i cittadini non l’avrebbero capita.

E ora rischia di minare pesantemente il consenso e la tenuta della coalizione, che si ritrova suo malgrado a recitare il ruolo del “partito delle tasse”, che nella propaganda politica della destra viene attribuito invece al centrosinistra.

Presenti al summit, ovviamente, l’assessore alla Salute, Nicoletta Verì, i direttori generali della Asl e il  direttori generali Ferdinando Romano per la Asl provinciale dell’Aquila, Mauro Palmieri per la Asl provinciale di Chieti, Maurizio di Giosia per la Asl provinciale di Teramo e Vero Michitelli per la Asl provinciale di Pescara, oltre al direttore del Dipartimento Sanità, Emanuela Grimaldi, e al presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri.

Intanto, in una nota arrivata nel primo pomeriggio, il capogruppo del Partito democratico, Silvio Paolucci, ha assicurato che l’aumento delle tasse potrebbe arrivare in Giunta già lunedì prossimo, con un’aliquota tra i 28 mila euro ed i 50 mila euro di reddito lordo passata dall’attuale 1,73 per cento al 2,63 per cento e sopra i 50 mila euro al 3,33 per cento, che in soldoni significa maggiori esborsi fino a mille euro l’anno per i cittadini.

Tutto questo Marsilio lo aveva di fatto anticipato, considerando che l’ipotesi “non rappresentava una tragedia” e che “l’Abruzzo da molti anni ha un aliquota relativamente bassa e uguale per tutte le categorie di reddito” e che si “si può chiedere uno sforzo alla categoria di reddito più elevato, per evitare di diminuire la qualità e quantità di servizi”.

Più o meno quello che ha detto l’assessore regionale al Bilancio, Mario Quaglieri, anche lui di Fdi, al quotidiano Il Centro, visto che “le regioni più ricche di noi hanno già toccato Irpef, Irap e bolli auto, come per esempio l’Emilia-Romagna”. Una ragione in più per Marsilio di irritazione nei confronti di Mannetti, che invece gli ha fatto da controcanto, dissociandosi da una dolorosa scelta davanti alla quale invece il centrodestra dovrebbe essere compatto.

Anche perché a detta dei tecnici, di alternative sembra non ce ne siamo per ottenere l’azzeramento del deficit entro l’11 aprile, quando toccherà andare a Roma al Tavolo di monitoraggio del Ministero della Salute, avendo ora sulle spalle un passivo che attualmente si attesta tra i 60 e 70 milioni di euro, nonostante i tagli effettuati dalle quattro Asl, rispetto ad un tendenziale di 200 milioni di euro, l’utilizzo delle risorse del Fondo sanitario regionale, delle maggiori entrata del payback sanitario e ai 20 milioni presi dal bilancio regionale tagliando del 30 per cento il budget di tutti i Dipartimenti che ha già provocato forti levate di scudi.





E a questo proposito, c’è chi spera che con l’aumento dell’Irpef i bilanci degli assessorati saranno fatti salvi, ma non è detto che sia possibile, vista la cortissima coperta.

L’ipotesi più accreditata – aggiunge Paolucci – nella sua nota, “prevede la conferma dell’aliquota Irpef a 1,73 per cento per il primo scaglione perché già al massimo, cioè i redditi fino a 28 mila euro, ma per il secondo e terzo scaglione, cioè da 28 mila a 50 mila euro si passa a 2,63 per cento ed oltre i 50 mila euro, si arriverebbe al 3,33 per cento, con aumenti che arrivano fino a 84 euro al mese”, ovvero, come già detto, milla euro all’anno. L’altra ipotesi in campo riguardava invece l’aumento dell’aliquota dall’1,73 per cento al 3,33 per cento per tutti i redditi superiori ai 28.000 euro.

Non solo – incalza Paolucci  -: “le maggiori tasse coprono solo una parte anche del deficit futuro e gli introiti non saranno impiegati né per nuovi investimenti, né per un miglioramento dei servizi, ma per pagare il deficit della sanità dell’Abruzzo, dove 120 mila persone già rinunciano alle cure, dove cresce la mobilità passiva, diminuiscono prestazioni e servizi ospedalieri, con le liste d’attesa ed i calvari nei reparti di emergenza e l’assistenza territoriale inadeguata e fra le peggiori d’Italia per i Livelli essenziali di assitenza e la prevenzione: in pratica gli abruzzesi saranno costretti dalla destra a pagare una sanità inefficiente e intempestiva, crollata negli ultimi due anni di governo Marsilio e soprattutto relegando l’Abruzzo agli ultimi posti”.

Sul piede di guerra anche Cgil Abruzzo Molise, Cisl Abruzzo Molise e Uil Abruzzo: “Dopo il danno la beffa: l’Esecutivo regionale ha annunciato, senza concertare, un aumento delle addizionali Irpef per cui, i cittadini abruzzesi, a fronte di una sanità che non li cura come dovrebbe, a fronte di salari bassi che non hanno recuperato l’inflazione degli ultimi anni, a fronte di un aumento dei costi delle bollette energetiche, vedranno anche l’aumento della tassazione”.

Le tre sigle chiedono di “ritirare immediatamente la proposta”.

 

 

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