BUCO SANITA’: ECCO MANOVRA DA 68,6 MILIONI, NO AUMENTO TASSE, MA IN ARRIVO TEMPI DI VACCHE MAGRE

21 Maggio 2024 08:03

Regione - Sanità

L’AQUILA – Altro che “solo” 18-20 milioni, come annunciato al termine della riunione di martedì scorso della commissione sanità: il deficit delle quattro Asl abruzzesi è di oltre 122 milioni, e la giunta per evitare il commissariamento, ha dovuto varare una manovra da ben 68 milioni e 593.329 euro, nella giunta di venerdì scorso, per coprire la metà mancante della voragine nei conti della sanità, dopo che si era già provveduto con avanzi di bilancio e misure già intraprese a partire dal 2022 per l’altra metà.

E ci sarà anche si teme un altra manovra, della stessa, pesante, portata, se anche i conti del 2024 dovessero registrare pesanti passivi. Salassi che a soli due mesi dallo storica riconferma del centrodestra del presidente Marco Marsilio, di Fdi,  pongono le basi per una intera consigliatura in salita e cinque anni di bilanci lacrime e sangue. Scenario ben diverso dall’idillio rappresentato in campagna elettorale.

Ora il piano di rientro, imposto dal ministero, pena appunto il commissariamento, arriverà oggi in commissione, poi dovrà passare al vaglio del tavolo di monitoraggio a Roma, e infine dovrà essere approvato in consiglio regionale, con le opposizioni pronte a dar fuoco alle polveri, evidenziando che a fronte del mostruoso buco, i servizi sanitari non sono certo migliorati, e continuano a rappresentare una emergenza le liste di attesa e la mobilità passiva.

Da una parte, come promesso come un sol uomo dal centrodestra di Marsilio al governo le tasse non aumenteranno, almeno per ora. Dall’altra, però, nella delibera appena pubblicata sul sito istituzionale, approvata all’unanimità, e non comunicata ai mezzi di informazione, da assessori e capipartito in altre occasioni ben più loquaci, tre sono gli assi della dolorosa copertura: 35,6 milioni di euro utilizzando subito il gettito dell’aliquota dell’Irap e dell’addizionale regionale all’Irpef, 13,9 milioni reperiti dalle “economie vincolate”, fondi cioè che doveva versare lo Stato centrale per politiche sanitarie. Infine si procederà al taglio di vari capitoli di bilancio, nel prossimo triennio, 18.952.175 euro solo nel 2024, attingendo ai fondi del Tfr, e da quelli accantonati per i contenziosi, o stanziati per la liquidazione del Ciapi, a valere sui rimborsi ai Comuni per le spese elettorali, e altro ancora come dettagliato qui di seguito.

Si ordina poi alle quattro Asl piani di razionalizzazione delle risorse disponibili.

Sia l’assessore alla Salute Nicoletta Verì, che il neo presidente della commissione Sanità, Paolo Gatti, come pure il capogruppo in consiglio di Fdi, Massimo Verrecchia, in queste settimane hanno cercato di rassicurare, per qualcuno di “minimizzare” la gravità della situazione, respingendo al mittente il rischio di un nuovo commissariamento evocato per primo dal consigliere regionale del Pd Sandro Mariani, che è anche presidente della commissione di Vigilanza, mettendo in discussione anche l’effettiva entità del buco di bilancio, tanto che per giorni si è assistito ad un balletto delle cifre.

In particolare Gatti ha affermato che “il deficit sanitario si attesa al di sotto dei 20 milioni di euro, una situazione che peraltro sembra comune ad altre Regioni”, e che “per l’Abruzzo non c’è nessun rischio commissariamento”.

Ma negli uffici e nell’alta burocrazia regionale che ha la memoria storica del durissimo commissariamento della sanità abruzzese terminato nel 2016, il clima è quello della forte preoccupazione.





Un alto dirigente che chiede l’anonimato afferma che “è sconcertante che si continui a sostenere che il debito sia a conti fatti poca cosa: i numeri parlano chiaro, le Asl nel 2023 perdono oltre 122 milioni di euro, e occorrerebbe chiedersi il perché”. Inoltre per tappare il buco si sta procedendo con misure “one shot”, non replicabili, appunto attingendo al gettito fiscale, o a fondi vincolati e se i conti delle Asl anche del 2024 dovessero riservare brutte sorprese,  questo il ragionamento, ben poche altre sarebbero le cartucce da sparare, se non quella, per il centrodestra un tabù, dell’aumento delle tasse e tagli alla spesa ancor più consistenti. Inoltre come si vede nel dettaglio qui di seguito, molti dei fondi saranno utilizzati subito, ma poi nei prossimi anni, anche dalla prossima manovra di bilancio andranno in qualche modo ripristinati.

Va inoltre evidenziato che era dai tempi del centrodestra di Gianni Chiodi, ovvero prima del commissariamento, che non arrivava in consiglio un disegno di legge di ripianamento del debito sanitario, e le opposizioni sono già pronte a dare battaglia, chiedendo in  particolare conto delle responsabilità in capo a  a Verì, ex Lega, che il 10 marzo scorso, quando il centrodestra ha conquistato il secondo mandato, per la prima volta nella storia della Regione, non è stata rieletta nelle file della lista civica del Presidente, venendo poi confermata in giunta con la stessa delega, come esterna. Ed anche sulle responsabilità dei quattro attuali direttori delle Asl  tutti in quota centrodestra, e di rigorosa nomina politica.

Andiamo dunque a vedere nel dettaglio  la manovra correttiva: prima mossa è “il maggior gettito derivante dalla massimizzazione dell’aliquota dell’Irap e dell’addizionale regionale all’Irpef”, e questo non significa, va sottolineato, che aumenteranno le tasse di competenza regionale, oltre l’aliquota attuale, che per l’Irap, che pagano le imprese potrebbe essere incrementata dello 0,9%, rispetto alla base del 3,9%  e per l’Irpef, che si applica ai redditi degli abruzzesi, potrebbe andare oltre il 3%, rispetto all’attuale 1,7%.

Significa, semplificando un meccanismo contabile più tecnicamente complesso, che l’Abruzzo non accantonerà queste entrate fiscali, che poi vanno versate allo Stato centrale, per i prossimi due anni, e le utilizzerà invece per coprire il buco della sanità.

Poi però nel 2026 questi 35,6 milioni andranno comunque trovati, e il capitolo dell’accantonamento andrà rimpinguato in qualche modo. E una cosa è certa, rimarrà inevasa la promessa elettorale del centrodestra di ridurre le tasse agli abruzzesi, anche per questa legislatura, visto che la sfida è ora piuttosto quella di non aumentarle.

Con questa manovra per la precisione, 13.456.725,72 euro arriveranno dall’accantonamento Irap, 22.187.303,95 dall’accantonamento dell’addizionale Irpef.

Altra voce della manovra correttiva  è quella delle “economie vincolate” pari a  13.997.124 euro,  “limitatamente a quelle spese sanitarie che non hanno avuto copertura con risorse statali o del Fsn”. Anche qui la questione è molto tecnica: detto in soldoni, l’Abruzzo vanta risorse, per obiettivi specifici che lo Stato centrale non ha mai trasferito, anche da decenni. Gli uffici regionali hanno quantificato questi mancati trasferimenti in 40 milioni, ma proprio nelle interlocuzioni romane con il tavolo di monitoraggio del ministero della Salute, che vigila sui conti delle asl abruzzesi, ne sono stati considerati effettivi e “riscuotibili” solo appunto 13,9 milioni, per iniziative in ambito sanitario, che ora saranno tutti utilizzati per coprire il buco. E a conferma che questa manovra non è affatto indolore, ciò significa che tali risorse non potranno essere utilizzate per i nobili intenti di miglioramento del servizio sanitario, per cui erano state previste.

Infine, la restante parte, pari a 18.952.175,58 solo nel 2024, oltre 17,8 milioni nel 2025 e nel 2026, si otterrà con riduzioni di capitoli di spesa del bilancio di previsione.

Un taglio è previsto ad esempio nel capitolo della liquidazione del Ciapi, l’ex centro regionale di formazione, che scende da 3 milioni di euro ad 1 milione di euro, ed ancora 4 milioni di euro saranno risparmiati nelle elezioni del 2019. Ulteriori risparmi arrivano dai fondi nel capitolo dove è stato accantonato il Tfr per i dipendenti regionali, che seppure vincolati, possono essere ripristinati nel momento in cui devono essere versati. E ancora nel 2026 ci saranno meno soldi, per nuove assunzioni.





Entrando comunque nel dettaglio, nella delibera si stabilisce che nel 2024 sono ridotti  gli stanziamenti in termini di competenza e cassa per un importo complessivo di euro 18.952.175 ai seguenti capitoli di bilancio: Missione 01, programma 07 (Elezioni e consultazioni popolari) per 4.000.000 di euro, ovvero soldi che servono a compensare le spese dei comuni e personale coinvolti nella macchina elettorale; Missione 01, programma 11  (Altri servizi generali) per 1.743.323 di euro, ovvero spese generali di funzionamento della macchina burocratica regionale; Missione 15, Programma 02 (Formazione professionale), per 2.000.000 di euro, e sono appunto i fondi del Ciapi; Missione 20, Programma 03 (Fondi e accantonamenti), per 11.208.851 di euro, che sono in fondi messi da parte per contenziosi, eventuali risarcimenti e così via, da cui in passato si è attinto anche per coprire i famigerati maxiemendamenti al bilancio di fine anno con soldi dati a pioggia e a discrezione dai tutti i consiglieri e assessori regionali.

Per l’esercizio 2025 si prevede che saranno ridotti gli stanziamenti in termini di sola competenza per 17.822.014,83 euro, a valere sulla Missione 01, Programma 10 (Trasporti e diritto alla mobilità), per 4.290.780,40, Missione 01, Programma 11 (Altri servizi generali) per euro 4.026.904 di euro; Missione 15, Programma 02 (Formazione professionale) per  2.000.000 euro,  Missione 20, Programma 03 (Fondi e accantonamenti), per 7.504.329 di euro.

Infine per l’esercizio 2026 gli stanziamenti in termini di sola competenza per l’importo complessivo annuo di euro 17.822.014,83 sono così ridotti:  Missione 01, Programma 10 (Risorse umane), per 4.290.780 euro, ovvero non si faranno nuove assunzioni,  e non saranno ad rimpiazzati i pensionati in parte Missione 01, Programma 11, (Altri servizi generali) per  3.789.863  euro;  Missione 20, Programma 03, (Fondi e accantonamenti), per 9.500.000 euro, e infine Missione 50, Programma 01 (Debito pubblico, quota interessi e ammortamento mutui e prestiti), per 241.370 euro.

Il disegno di legge impone poi l’obbligo da parte delle singole Aziende sanitarie locali di predisporre piani di razionalizzazione delle risorse disponibili “al fine di garantire l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità dei servizi sanitari offerti” da trasmettere al Dipartimento Salute della Regione Abruzzo entro 30 giorni dalla pubblicazione della  legge.

Le azioni di razionalizzazione devono prevedere “l’analisi dettagliata delle risorse umane, tecniche e finanziarie”, “proposte di miglioramento nell’allocazione delle risorse, includendo strategie di ottimizzazione dell’utilizzo delle infrastrutture e tecnologie sanitarie esistenti”,  “misure per incrementare l’integrazione tra i diversi servizi sanitari, ospedalieri, territoriali e socio-sanitari”.

In caso di mancata approvazione del piano da parte Dipartimento salute, l’ASL deve apportare le modifiche richieste e ripresentare il piano entro trenta giorni dalla comunicazione del rifiuto.

Nella delibera “si evidenzia anche l’urgenza della approvazione del presente disegno di legge regionale da parte del Consiglio regionale in conformità ai termini perentori previsti dalla normativa vigente e dagli accordi intercorsi con il Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza”.

Ora la manovra sarà presentata al tavolo romano e poi dovrà passare al vaglio del consiglio regionale, dove come detto si preannuncia battaglia.

 

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