SULMONA, – Colonizza ambiti ruderali, dai margini di strade alle ferrovie, muri e manufatti, e poi campi, vigne, incolti sassosi, ma anche ambienti semi-naturali come formazioni prative più o meno arbustate, rupi, sponde fluviali e talvolta formazioni boschive.
E’ il Senecione Sudafricano, o Senecio Africano (Senecio inaequidens), una specie vegetale esotica altamente invasiva proveniente dal Sud Africa, con ampia tolleranza ambientale, rustica e caratterizzata da una crescita rapida, che approfitta delle situazioni di disturbo.
Segnalata in Abruzzo nei primi anni ’70 del secolo scorso dal professor Anzalone, botanico dell’Ateneo Aquilano, si sta diffondendo piuttosto rapidamente anche a quote montane, oltre i 1400 metri, occupando principalmente lo spazio ecologico dei pascoli ricchi di orchidee.
All’interno dell’area del Parco Nazionale della Maiella la presenza di questa esotica invasiva è stata rilevata, oltre che in situazioni ecologiche ruderali sulle principali strade fino a circa 400-500 metri sul livello del mare, in tre siti di pascolo dai 1000 ai 1500 metri di quota: Colle delle Vacche a Pratola Peligna sul monte Morrone, dove purtroppo i recenti incendi hanno supportato la sua diffusione, tra Caramanico Terme e Roccamorice (Pescara) e a Lama dei Peligni (Chieti), a margine del sentiero per il Rifugio Tarì, nei pressi di aree post-incendio.
Questi tre popolamenti, osserva il Parco, non sono ancora estesi e l’attività di eradicazione, condotta con il supporto dei volontari del Servizio Civile Universale, può sicuramente limitare la sua diffusione a quote maggiori. Una pianta di Senecio inaequidens può vivere da 5 a 10 anni, con una attiva riproduzione per seme o per via vegetativa (i fusti che toccano terra sono in grado di emettere radici).
L’impollinazione è entomofila, non richiede l’intervento di insetti specie-specifici, ma è affidata a insetti generalisti: ditteri, lepidotteri, imenotteri.
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