CAMPI FLEGREI: “COME ALL’AQUILA, STESSA IGNORANZA”. VITTORINI, “LA PREVENZIONE NON ESISTE”

di Roberto Santilli

14 Marzo 2025 07:57

Regione - Cronaca

L’AQUILA – “Dal punto di vista della comunicazione del rischio, quella dei Campi Flegrei è una situazione che ricorda drammaticamente il pre-sisma dell’Aquila. Si straparla di nulla e sul nulla, come per la ‘nostra’ tragedia. Stesse frasi, stessa ignoranza. E la popolazione viene lasciata sola di fronte a un possibile disastro”.

È una mistura di rabbia, dolore, indignazione e rassegnazione la voce di Vincenzo Vittorini – medico chirurgo aquilano che nel sisma del 6 aprile 2009 che provocò 309 morti e oltre 1500 feriti perse la moglie Claudia e la figlia Fabrizia, a lungo presidente comitato familiari delle vittime ha fatto una battaglia sulla sicurezza, mentre nell’area dei Campi Flegrei si soffre per la crisi bradisismica che nella notte tra mercoledì e giovedì ha portato alla scossa più forte da inizio anno ed ha gettato nel panico un territorio enorme, ovvero la zona più a rischio a livello mondiale.

Quindi il paragone con L’Aquila, anche se si tratta di fenomeni diversi, visto che nell’area di Pozzuoli l’attività sismica è generata dal vulcanesimo e il bradisismo è uno degli effetti del magma sotterraneo che aumenta notevolmente la pressione.

In sostanza, se non è possibile prevedere i terremoti, per il vulcanesimo esistono dati osservabili.





Ciò che accomuna i due eventi, però, è stato evidenziato da più parti nelle ultime settimane, è una comunicazione spesso non adeguata, soprattutto a seguito di alcune dichiarazioni che hanno generato numerose polemiche, come quelle del capo della Protezione civile, Fabio Ciciliano: “La scossa di quinto grado? Cadono i palazzi e conto i morti. Funziona così”.

“Di fronte alle dichiarazioni che si leggono e si sentono sui media – commenta Vittorini ad AbruzzoWeb – non si può far altro che restare allibiti. A sedici anni dal terremoto dell’Aquila, la prevenzione, semplicemente, non esiste. E chi, come me, ricorda tutto di ciò che venne detto e scritto prima della scossa delle 3:32 di quel maledetto 6 aprile 2009, vive una seconda volta il nulla delle istituzioni”.

Secondo Vittorini, “Siamo ormai ai livelli più bassi di preparazione, tra assessori comunali e Capi dipartimento di Protezione civile che straparlano, che dimostrano di non saper gestire la comunicazione del rischio nei confronti della popolazione”.

“La gente ha abbattuto i cancelli della ex base Nato di Bagnoli, significa che si cerca di una situazione in cui qualcuno si può salvare. Mi rendo conto che affrontare l’emergenza dal punto di vista dell’evacuazione si trasformerebbe in un esodo, ma le informazioni alla popolazione devono essere fornite. E devono corrispondere alla verità”, spiega.

“Purtroppo, chiunque abbia fiato – prosegue Vittorini – parla senza cognizione di causa e non conosce neppure la differenza tra preallerta e preallarme. Invece, va lasciata la parola ai soli esperti. Per informare, per coordinare. Evitando messaggi tranquillizzanti, perché è tranquillizzando che all’Aquila si arrivò a 309 morti. Tranquillizzare per poi ritrovarsi con un cataclisma, non ha senso”.





“Poco tempo dopo il terremoto dell’Aquila – svela poi il medico chirurgo – ebbi modo di partecipare ad un incontro con politici molto importanti. E mi resi conto che a microfoni spenti si diceva che ‘la prevenzione non si farà mai, perché non ci sono i soldi’, una frase completamente diversa rispetto a quelle pronunciate pubblicamente. Ecco, oggi siamo ancora a quei livelli. Ribadisco, però: alla popolazione va detta la verità.

E si può cominciare, ad esempio, come le formiche, ad accumulare risorse per fare ciò che non si continua a non fare. Capisco che l’abusivismo ha permesso, come da noi, di costruire ovunque, ma non si può far finta di non sapere che anche dove non si poteva costruire, vivono le persone”.

“Quella dei Campi Flegrei è una situazione fin troppo complessa? A maggior ragione, serve la conoscenza. In Giappone si comportano nella maniera migliore possibile, affrontando terremoti e cataclismi di ogni genere addirittura peggiori con prevenzione, informazione, regole”, risponde poi.

“La popolazione – ribadisce ancora una volta – deve essere informata con la verità, per poter decidere se andare via, se restare, insomma, come affrontare un eventuale disastro, considerando che da quella parti ci sono anche i vulcani. All’Aquila si minimizzò, mesi di sciame sismico produssero dichiarazioni e comportamenti assurdi da parte delle istituzioni”.

“Qui siamo nella stessa situazione. E sempre nel caso dell’Aquila, le istituzioni, nel Processo Grandi Rischi, sono state assolte. Come se non avessero detto nulla, come se avessero fatto il possibile per evitare i morti. Non vorrei che accadessero le stesse cose. Sarebbe imperdonabile”, conclude.

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