ROMA – Alluvioni e grandine, uniti alla peronospora, un fungo che minaccia la vendemmia, e al granchio blu che sta invadendo le coste italiane. Dall’ortofrutta alla pesca, gli effetti dell’estate nera del settore primario si riflettono sulle tasche dei consumatori.
Con prezzi al consumo per frutta e verdura che, complice il caro benzina, fanno registrare a luglio un aumento del 14% e del 20%, secondo l’analisi della Coldiretti basata sui dati Istat. L’ortofrutta vale 14 miliardi e incide per circa il 20% sul carrello della spesa.
Con 300mila aziende il comparto assorbe il 40% dell’occupazione e ci rende tra i maggiori produttori al mondo di pomodori, finocchi, carciofi, melanzane, mele e pere, pesche, albicocche, uve da tavola, meloni.
Ma quest’anno, spiega Michele Ponso, presidente di Confagricoltura, “l’effetto combinato dell’incremento dei costi di produzione con l’inflazione, unito a eventi climatici estremi, ha creato un mix esplosivo che mette a rischio il futuro delle nostre imprese. Serve un recovery plan per salvare il salvabile”.
L’aumento dei prezzi era evidente già nel 2022, quando le famiglie italiane hanno speso il 4,7% in più per le verdure e il 2,7% per la frutta rispetto al 2021. Ma è aumentato ulteriormente nel primo semestre 2023, “portando a tagliare del 4,5% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani, costretti però a spendere comunque il 7,3% in più, su base annua”, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.
A pesare sono i costi della logistica, spinti dal caro benzina, che per l’ortofrutta incidono per circa un 1/3 del totale. Ma è stato soprattutto il maltempo, che ha decimato i raccolti: con una media di 42 eventi estremi al giorno a luglio, i cambiamenti climatici hanno sconvolto le campagne italiane, dove si registra un taglio del 10% della produzione di grano, mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno. In difficoltà anche i frutteti, con le ciliegie in calo del 60% per l’alluvione in Romagna e le pere del 63%.
Il consiglio della Coldiretti è fare acquisti in base alle esigenze giornaliere in modo da tagliare gli sprechi, di acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti, comprare dagli agricoltori o nei mercati contadini e non cercare per forza il frutto perfetto, perché gli inestetismi non alterano le qualità nutrizionali.
Si prospetta difficile anche la vendemmia. È un atteso un calo della raccolta di uva circa 40% in meno per i danni dovuti a siccità e alluvioni a cui si sommano quelli della peronospora. Per contrastare la malattia fungina che attacca la vite, il Governo ha predisposto un primo stanziamento da un milione di euro nel decreto omnibus sugli Asset: “una quota irrisoria per affrontare da Nord a Sud il problema per un comparto che già emergenza”, afferma il presidente di Cia, Cristiano Fini.
A mettere in crisi le aziende ittiche è invece il granchio blu, che minaccia gli allevamenti di cozze e vongole. Una difficoltà che ha contribuito al rialzo dei prezzi al consumo dei frutti di mare: a luglio quelli freschi sono aumentati del 2,1% su base annua e del 7,2% quelli congelati. La stima arriva ancora da Coldiretti, che mette in campo anche cuochi per suggerire ricette a base del crostaceo proveniente dall’Atlantico.
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