CARREFOUR L’AQUILA: SLAI COBAS, “BOLLA MEDIATICA BASATA SUL NULLA”, ACCUSE A OPPOSIZIONE E ANPI

28 Aprile 2025 10:57

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “Chi oggi, dagli scranni della falsa opposizione a L’Aquila, ci accusa di ‘estremismo’, di ‘aggressione’ ai lavoratori e ‘tradimento’ dei valori della resistenza, cerca di parlare alla pancia dei lavoratori dopo aver contribuito a svuotarla, abbandonando da anni non le poltrone, ma il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire:

Lo afferma in una nota dello Slai Cobas s.c. L’Aquila, Luigia De Biasi, in riferimento al flash mob del 25 aprile organizzato per denunciare le stragi di civili a Gaza ad opera dell’esercito israeliano, e che ha avuto come controversa tappa anche l’interno del supermercato Carrefour express lungo in corso a L’Aquila.

LA NOTA

In Piazza 9 martiri, dove ogni 25 aprile a L’Aquila si tiene una colazione resistente a microfono aperto, quest’anno abbiamo preso la parola per ricordare che oggi essere antifascista vuol dire essere antisionista, vuol dire sostenere la rivoluzione palestinese e la resistenza di tutti i popoli oppressi.

Abbiamo ribadito in più interventi la necessità di lottare per il diritto alla Re-esistenza del popolo palestinese, contro il genocidio e la violenza coloniale sionista, contro il piano di riarmo europeo, contro il DDL ex 1660, contro tutte le misure di chiaro stampo fascista di questo governo.

Ma soprattutto abbiamo dato voce ai partigiani e ai martiri palestinesi.





Abbiamo dato voce ad Anan Yaeesh, partigiano palestinese in Cisgiordania, arrestato e sottoposto, insieme ad Ali e Mansour, ad un ignobile processo-farsa con l’accusa infamante di terrorismo, mentre migliaia di cittadini italiani arruolati nell’esercito di occupazione israeliano sono liberi di fare a pezzi donne e bambini a Gaza.

E abbiamo dato voce a Rafat Radwan, paramedico di Gaza giustiziato il 23 marzo in un agguato dell’esercito israeliano insieme ad altri 14 volontari della mezza luna rossa e della protezione civile palestinese.

Con queste testimonianze abbiamo esortato tutte e tutti ad agire ora per fermare il genocidio in Palestina e la persecuzione dei resistenti palestinesi, portando la propria presenza solidale alle future udienze che ci saranno a L’Aquila e boicottando attivamente le aziende complici del genocidio in Palestina, come il Carrefour, attraverso un corteo funebre, improvvisato, che ha sfilato fino a Piazza Regina Margherita, passando dentro il punto vendita in centro della multinazionale francese.

Come Slai cobas per il sindacato di classe vogliamo invece arrivare al cuore e al cervello di lavoratori e lavoratrici, non solo del Carrefour, rivendicando a pieno l’azione compiuta come una delle tante forme di lotta, e dal nostro punto di vista il minimo sindacale, che sempre più lavoratori e lavoratrici dovrebbero mettere in campo per riprendersi i propri diritti negati, perché ciò che unisce i lavoratori e i proletari di tutto il mondo è la classe e non il padrone.

Chi oggi, dalla destra alla falsa sinistra, ci accusa di vile azione squadristica nei confronti dei lavoratori del Carrefour, dando per buone e scontate le dichiarazioni di un imprenditore, non sta dalla parte dei lavoratori ma della classe dei padroni. E non può dichiararsi antifascista, tanto meno celebrare il 25 aprile secondo le regole imposte da un governo fascista e dei padroni.

Il 25 aprile, come il primo maggio, sono giornate di lotta e appartengono ai lavoratori. Ma tutti i lavoratori e le lavoratrici, soprattutto quelle della GDO e del Carrefour, costrette a lavorare anche di notte per poche briciole di salario, sanno bene che dovranno lavorare e che non hanno nulla da festeggiare.

Chi oggi, dagli scranni della falsa opposizione a L’Aquila, ci accusa di “estremismo”, di “aggressione” ai lavoratori e “tradimento” dei valori della resistenza, cerca di parlare alla pancia dei lavoratori dopo aver contribuito a svuotarla, abbandonando da anni non le poltrone, ma il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire: difendere le conquiste della classe proletaria.





Conquiste che non sono state concesse dai padroni ma strappate dai lavoratori con lotte dure e radicali, quelle ottenute dai favolosi anni ‘70 che lor signori in Italia, da destra alla falsa sinistra continuano a definire “anni di piombo”.

Le stesse che servirebbero oggi, perché per noi la Resistenza non si è fermata al 25 aprile di 80 anni fa e non si è fermata ai confini dell’Italia.

La Resistenza oggi è in Palestina, dove da 76 anni si combatte tutti i giorni contro il regime sionista di cui siamo complici e di cui il Carrefour è complice. Una parte di essa è richiusa nel carcere di Terni e un Tribunale sionista a L’Aquila la vuole condannare, perché reprimere la Resistenza Palestinese non serve solo a fare un favore a Israele, ma a criminalizzare un nuovo inizio di Resistenza anche qui.

Alle accuse di violenza privata e interruzione di pubblico servizio da parte dell’imprenditore risponderemo eventualmente in sede giudiziaria.

Al terrorismo di giornalisti o presunti tali, che in questi 2 giorni hanno montato una bolla mediatica basata sul nulla, alla diffamazione da parte di esponenti politici del centrodestra e del centrosinistra e dell’Anpi, rispondiamo che non accetteremo, neanche pubbliche, le loro scuse, ma che si devono soltanto vergognare, oltre che, naturalmente, rispondere in sede legale, se ci saranno gli estremi per una denuncia da parte nostra.

 

 

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