CASA DI LAVORO VASTO: VISITA SEGRETARIO DEMOS CIANI, “INTERNATI IN CARCERE SENZA AVER FATTO REATI”

20 Dicembre 2022 08:48

Chieti - Cronaca

VASTO – “Mi sono recato in visita alla Casa di Lavoro di Vasto. Una struttura penitenziaria che negli ultimi anni è stata destinata da Casa Circondariale anche a Casa di Lavoro per internati. E l’internato è una persona messa in carcere , non perché ha commesso un reato, ma perché lo potrebbe commettere”.





Lo afferma Paolo Ciani segretario nazionale di Demos, associazione nata nel 2015, per poi diventare  partito politico nel 2018 Ciani è stato consigliere regionale del Lazio e membro dell’assemblea capitolina dal novembre 2021.

“Spesso l’internato è una persona definita socialmente pericolosa. Ma chi sono? Quanti sono in Italia? Dove stanno? – si chiede Ciani -. Ho preparato questa visita con un incontro preparatorio il Provveditore dell’ AP del Lazio Abruzzo Molise e i suoi uffici. Attualmente vi sono presenti una 60 di persone internate è una 30 di detenuti della reclusione. In Italia gli internati in totale sono meno di 300. All’80% sono italiani. Ho incontrato prima la Direzione con la Polizia Penitenziaria e gli operatori del trattamento Successivamente le persone internate e della reclusione. Mi sono state riferire le molte criticità strutturali ( infiltrazioni d’acqua , perdite , termosifoni che non funzionano ecc) , criticità legate al personale della Polizia Penitenziaria ( meno 60% della pianta organica ) e alla scarsità del personale specialistico sanitario (psichiatrico soprattutto).





Osserva poi Ciani: “In effetti abbiamo incontrato persone con insufficienza mentale, patologie psichiatriche , deterioramento cognitivo e mentale che magari sono vicini di cella con elementi della criminalità organizzata o con altri circuiti detentivi che non si dovrebbero confondere o mischiare. A Vasto le misure di sicurezza, che sono previste dalla costituzione, di fatto nella loro applicazione ricadono su persone con disturbi psichiatrici ( più del 50%) , over 60, spesso senza famiglia e senza residenza. Molti di loro hanno un passato di poli-dipendenze con danni cronici. Le Case di lavoro diventano come contenitore di disagio, problematicità sociali con scarsità di personale e poca relazione con il territorio. In tanti hanno il problema delle proroghe perché non sanno dare ai magistrati di sorveglianza, e non hanno, dei riferimenti nei territori e nelle relazioni familiari. Per alcuni la scarcerazione ha rappresentato un salto nel vuoto senza documenti d’identità, alloggio, lavoro. Tutto questo in una struttura e in un pezzo del nostro paese e del nostro Ordinamento in cui l’inabilità e invalidità sanitaria preclude proprio al lavoro”.

 

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