BRUXELLES – Case nuove a emissioni zero e per tutte le altre requisiti più stringenti di efficienza.
La controversa svolta dell’Europa sulle emissioni degli edifici pubblici e privati potrebbe farsi via via realtà nelle prossime settimane, portando alla ristrutturazione dell’intero parco immobiliare europeo per renderlo più sostenibile.
La battaglia nell’arena istituzionale Ue è ancora tutta aperta, con oltre 1.500 emendamenti proposti dagli eurodeputati al testo messo a punto dalla Commissione europea.
La presidenza di turno svedese dell’Unione europea si impegna ad approvare la direttiva entro sei mesi, ma l’Italia è pronta a dare battaglia e a bloccare una normativa che di fatto imporrebbe l’obbligo di ristrutturare due immobili su tre per renderli più efficienti da un punto di vista energetico.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, ha infatti annunciato la presentazione di una risoluzione in Parlamento per chiedere al governo Meloni di scongiurare l’approvazione della normativa: “La casa è sacra e non si tocca”, ha affermato, raccogliendo anche il grido d’allarme dei proprietari”.
I proprietari temono “effetti devastanti” dall’obbligo di ristrutturare, in pochi anni, milioni di edifici residenziali e chiamano alla battaglia contro “l’eco-patrimoniale europea”. Confedilizia prefigura una tensione “senza precedenti” sul mercato delle ristrutturazioni, “una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generale delle nostre famiglie”.
Mentre la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, chiede “subito un sistema strutturato di incentivi statali mirati e stabili”.
Non sarebbero in regola con le nuove norme, secondo i dati dell’associazione dei costruttori, oltre 9 milioni di edifici su 12,2 milioni. Del resto, il 74% degli immobili, in Italia, è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica.
Del resto, gli attestati di prestazione energetica emessi nel 2020 si riferiscono nel 75,4% dei casi a immobili nelle classi più inquinanti, E, F, G. Quest’ultima, in particolare, incide per oltre un terzo (35,3%), secondo il monitoraggio Enea-CTI.
La bozza della direttiva, parte del pacchetto Fit for 55, prevede che gli edifici residenziali e le unità immobiliari dovranno raggiungere entro il primo gennaio 2030 almeno la classe energetica E ed, entro il primo gennaio 2033, almeno la classe di prestazione energetica D. Sarebbero previste delle eccezioni, a partire da quella per gli immobili riconosciuti di interesse storico.
Il testo presentato dal relatore del Parlamento europeo, l’irlandese Ciaran Cuffe (Verdi europei), introduce anche maggiori tutele sociali per i proprietari, con l’utilizzo del Fondo sociale per il clima e dei finanziamenti del Recovery. L’eurodeputato vorrebbe poi inserire nella direttiva ambiziosi target per le pompe di calore e incoraggiare i Paesi Ue a promuovere “ristrutturazioni di comunità” a livello di quartiere.
Il primo voto è atteso alla commissione Industria dell’Europarlamento il 9 febbraio, a oltre un anno da quando il testo è stato presentato dalla Commissione, a dicembre 2021. Ora però Bruxelles vuole accelerare.
“La nostra priorità è rendere l’Europa più verde. Ci sono diversi dossier legislativi che sono ora in fase di negoziati al trilogo e il nostro obiettivo è arrivare a un accordo durante la presidenza”, ha detto il premier svedese Ulf Kristersson, citando espressamente la direttiva sull’energia rinnovabile e la direttiva sull’efficientamento energetico, all’inaugurazione del semestre di presidenza svedese del Consiglio dell’Unione europea.
L’obiettivo è, quindi, chiudere in sei mesi, ma il percorso si presenta accidentato. Anche la prima votazione è slittata, dal 24 gennaio al 9 febbraio, per consentire lo smaltimento degli oltre 1.500 emendamenti pervenuti.
Dall’Italia il collega di partito all’europarlamento, Nicola Procaccini, ha avvisato che il gruppo Conservatori e riformisti si opporrà alla direttiva che sarebbe un esempio del “cieco fanatismo ideologico” delle politiche ambientali di Bruxelles. La capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, Tiziana Beghin, ha invocato invece “un nuovo Recovery Fund che abbia come missione principale quella di finanziare un Superbonus a livello europeo”.
Ecco tutti gli elementi principali dell’ultima bozza all’esame del Parlamento europeo:
* NUOVO TESTO – Entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D. Una promozione che richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. Per arrivare alle emissioni zero al 2050.
* SANZIONI – Saltate al momento le possibili limitazioni alla vendita o all’affitto della case per chi non possiede il bollino verde Ue. Toccherebbe comunque ai governi decidere quali sanzioni applicare, oltre all’automatica perdita di valore degli immobili non a norma.
* ESENZIONI – Dagli interventi sono escluse le case di vacanza, i palazzi storici ufficialmente protetti, le chiese e gli altri edifici di culto. Ma anche le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati.
* DATE – La proposta di direttiva è stata presentata dal vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, il 15 dicembre 2021. Con una rassicurazione rivolta soprattutto all’Italia: “Nessun burocrate di Bruxelles confischerà la vostra casa se non è ristrutturata”.
Il 24 gennaio il testo sarà messo ai voti alla commissione Energia del Parlamento europeo e potrebbe planare sul tavolo della plenaria a Strasburgo il 13 marzo. All’ok dell’Eurocamera seguiranno le trattative con i Paesi membri per arrivare all’approvazione definitiva.
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