L’AQUILA – Sarà il tribunale di Avezzano (L’Aquila) a valutare se ci sono stati illeciti a carico del medico chirurgo marsicano e assessore regionale abruzzese al Bilancio e al Personale Mario Quaglieri (FdI), accusato di peculato, del sindaco di Trasacco, Cesidio Lobene, fedelissimo dell’assessore regionale, e del funzionario comunale Riccardo Tomassetti imputati di falso ideologico e depistaggio.
Il tribunale dell’Aquila – Giuseppe Romano Gargarella, Monica Croci, Angelo Caporale – ha infatti accolto, dopo una breve camera di consiglio, l’eccezione di incompetenza territoriale avanzata dai legali degli imputati, gli avvocati del Foro di Avezzano Carlo Polce, Antonio Milo, Mario Flamini, Franco Colucci. Nessuno degli imputati era presente in aula.
Essi hanno ribadito, nel corso dell’udienza tenuta nell’aula intitolata al compianto avvocato Attilio Cecchini, che tutti gli atti istruttori erano stati fatti a Trasacco per cui non vi era ragione di fare il processo all’Aquila come invece deciso dal gup in occasione del giudizio immediato.
Di diverso avviso il pm Silvia Scamurra che si è opposta a questa tesi difensiva. Le motivazioni della sentenza saranno depositate il 10 gennaio 2025.
“Eravamo convinti della incompetenza del tribunale dell’Aquila”, hanno commentato i legali a fine udienza, “gli atti che secondo la procura erano asseritamente falsi e funzionali al depistaggio sono stati fatti tutti a Trasacco, le sommarie informazioni testimoniali erano state rese a Trasacco per cui non vi era ragione per far trattare il processo all’Aquila ferma restando la massima fiducia nel tribunale aquilano ma il giudice naturale è quello di Avezzano. Affronteremo il processo ad Avezzano con la stessa tranquillità con la quale lo avremmo tenuto all’Aquila”.
“Gli stessi carabinieri”, hanno aggiunto, “hanno dichiarato che gli atti erano stati formati a ricevuti a Trasacco quindi si tratta di un elemento trascurato e la conclusione è quella che avevamo chiesto”. “Non vi era nessuna intenzione da parte del sindaco e del funzionario comunale”, hanno tenuto a precisare i legali, “di depistare le indagini ma la loro attività è stata solo quella di evitare un danno erariale per scongiurare una responsabilità contabile del Comune di Trasacco”.
Quaglieri era finito sotto indagine per l’utilizzo, dal 2013 al 2024, di una sim telefonica intestata e pagata dal Comune di Trasacco (L’Aquila), amministrazione della quale Quaglieri è stato sindaco dal 2012 al 2018 e poi consigliere fino al maggio del 2019, dopo che nel febbraio dello stesso anno, è stato eletto per la prima volta consigliere regionale. Per la Procura “con tale condotta appropriativa Quaglieri effettuava un atto di autotutela nei confronti della Pubblica amministrazione in un caso non previsto dalla legge al fine di esercitare un asserito diritto di credito di matrice privatistica di euro 6.275, montante della indennità di fine mandato per gli anni 2012-217, da porre in compensazione con il credito maturato nei suoi confronti dall’ente locale per il pagamento dell’utilizzo del telefono in suo uso dal 2013 al 2024, dell’ammontare di euro 6.621,65, somma peraltro superiore a quella di cui è asseritamente titolare”.
La vicenda di Quaglieri, record di preferenze con 12mila voti alle ultime elezioni regionali, è diventato un caso politico in seno al centrodestra e in particolare tra i meloniani, non tutti schierati con il medico chirurgo ed assessore in una regione ritenuta roccaforte di FdI perché con le vittorie del sindaco, Pierluigi Biondi all’Aquila, nel 2017 primo sindaco meloniano di un capoluogo di regione, e di Marco Marsilio, nel 2019 primo governatore, è iniziata l’ascesa trionfale del partito in Abruzzo, dove entrambi sono stati riconfermati, e a livello nazionale con la vittoria delle elezioni politiche nel settembre del 2022 e il suo leader, Giorgia Meloni, diventata premier dopo essere stata eletta deputato nel collegio L’Aquila-Teramo.
Questa indagine nasce da un altr0 filone, quello principale, ancora nella fase delle indagini preliminari, legato ad un presunto conflitto di interessi tra la professione di medico e di amministratore portata avanti contestualmente da parte di Quaglieri, fin dal 2019 con l’assessore e medico indagato per falso e abuso d’ufficio: insieme a lui è finita sotto inchiesta, per il solo abuso d’ufficio, l’imprenditrice Lucia Di Lorenzo, proprietaria della clinica privata Di Lorenzo di Avezzano (L’Aquila), nella quale Quaglieri lavora da anni con un contratto a prestazione.
Il primo atto attenzionato dalla Procura è quello del 28 dicembre 2023, quindi prima delle elezioni regionali, con cui l’esecutivo ha dato il via libera all’assegnazione di 20 milioni di budget alta specialità a sette strutture sanitarie private dell’Abruzzo, tra cui la Di Lorenzo, per “il recupero della mobilità sanitaria per prestazioni ospedaliere di alta complessità”, votato anche dall’assessore Quaglieri.
La seconda delibera è del 30 agosto del 2023, con Quaglieri presente in giunta, e avente ad oggetto il rinnovo dell’accreditamento istituzionale ex Dca per l’attività ospedaliera e “accreditamento istituzionale dei servizi specialistici a seguito della sentenza Tar 301/2022 della casa di cura Di Lorenzo di Avezzano”, Provvedimento che riguardava una serie di servizi specialistici, anche di chirurgia.
Il presunto conflitto di interessi è stato denunciato dopo le elezioni regionali del 10 marzo di quest’anno dal consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci che ha inviato un esposto all’Anac, che nel pronunciamento si è dichiarata non competente invitando la Regione ad un approfondimento. Per gli uffici legislativi del Consiglio regionale guidati dal direttore, Francesca Di Muro, all’atto del controllo della documentazione per l’ingresso nella nuova assemblea abruzzese la posizione di Quaglieri è corretta.
Download in PDF©