CENA CONFINDUSTRIA DIVENTA UN CASO: SCONTRO D’ALFONSO-DI PRIMIO SU INVITO DE CESARE

23 Settembre 2023 18:03

Chieti - Politica

CHIETI – Diventa un caso la cena di gala di Confindustria Abruzzo, e in particolare il mancato invito al vicesindaco di Chieti Paolo De Cesare, con la vicenda che questa volta arriva a coinvolgere il deputato Pd Luciano D’Alfonso e l’ex sindaco di Chieti Umberto Di Primio, area centrodestra.





Il primo a sollevare la questione è stato D’Alfonso che ieri in una nota ha osservato: “Lascia basiti la circostanza che Confindustria Abruzzo abbia negato al vicesindaco di Chieti, Paolo De Cesare, l’invito a una cena di gala organizzata dall’associazione. De Cesare era stato delegato dal sindaco Diego Ferrara in rappresentanza del Comune teatino, poiché il sindaco non poteva essere presente all’evento”.

Un intervento che non è passato inosservato all’ex sindaco, tanto che Di Primo, sui social, ha commentato: “Una cosa è certa, Chieti ne esce male e la difesa di certi personaggi peggiora la situazione. Che figura di… da parte di chi? C’è l’imbarazzo della scelta. Lascia perplessi che il politico pescarese, impegni il suo prezioso tempo da parlamentare, pagato da ognuno di noi, per occuparsi di inviti mancati o negati ad una cena. L’arrogante scompostezza con la quale questi interviene ormai su tutto, è sintomo del disagio che vive all’interno del centro sinistra e della paura che iniziano ad avere in vista delle regionali. Piuttosto, qualcuno ha capito quanto vale ed è considerata questa gente al di fuori dei selfie e dei comunicati di regime della funzionaria di partito?”.





E quindi la replica di D’Alfonso: “Di Primio, meglio noto come il Primo indiscusso nel debito senza misura cattivo e stupefacente del Comune di Chieti, si meraviglia della mia meraviglia per la poca costumatezza tra gli ‘Industriali formali abruzzesi’ e Paolo De Cesare, vice Sindaco eletto democraticamente. Spero che il suo intervento non sia dettato dal risentimento Megalomane 3, perché oggi legittimamente è un sindaco superato e politicamente pensionato. Tremonti teorizzava che un amministratore che lascia i cittadini circondati dai debiti non potesse più candidarsi e soprattutto non avesse più diritto di parola in pubblico”.

“Nonostante questo, nulla gli impedisce ulteriori cambi di partito, per riprovare a medicare la montagna di debiti prodotta e abbandonata, che neppure la giungla equatoriale alimentata da risentimento e disinformazione riesce a occultare. Il Picco Di Primio seguiterà a segnalarsi alla vista, sommità rovinosa d’ogni avventatezza nell’amministrazione cittadina”, la chiosa di D’Alfonso.

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