CENTRODESTRA IN REGIONE 6 MESI DOPO, LUNA DI MIELE FINITA. SUMMIT SU PROGRAMMA E PER CUCIRE STRAPPI

TANTI I NODI DA SCIOGLIERE NELLA MAGGIORANZA DI MARCO MARSILIO, A COMINCIARE DAL DEBITO DELLA SANITA' CHE RISCHIA DI COMPROMETTERE INVESTIMENTI E MISURE PROMESSE

di Filippo Tronca

10 Settembre 2024 20:09

Regione - Politica

L’AQUILA  – Sono passati oramai sei mesi dalla trionfale conferma, la prima volta nella storia della Regione Abruzzo, del centrodestra di Marco Marsilio, di FdI, e dalla più che legittima euforia, in una maggioranza non più a trazione Lega ma Fratelli d’Italia, con la prospettiva di poter governare l’Abruzzo nella continuità, e potendo contare sul governo amico di Giorgia Meloni, e con il crisma del consenso popolare. Ma sei mesi sembrano già una eternità, visto che ben presto sono emerse fratture e contraddizioni in un centrodestra che ha sempre fatto della compattezza e dell’unità un punto di forza.

Ed ecco perché sarà un passaggio importante, un guado politico, la riunione programmatica convocata  per domani mattina dal presidente Marsilio, dopo la pausa estiva, alla presenza dei consiglieri, assessori e dei segretari regionali delle forze di maggioranza, per fare il punto sui dossier più scottanti, sulle priorità che dovranno connotare i prossimi mesi, almeno fino alla sessione di bilancio.

Dal debito della sanità alla dispersione idrica che flagellato cittadini e imprese queste estate, dalle dense nubi che si addensano sul polo automotive della Val di Sangro, motore economico della regione, alle infrastrutture, con in cima la ferrovia Pescara-Avezzano-Sulmona-Roma, da decenni rimasta una promessa e che solo ora ha mosso il primi step. Per finire con le leggi e riforme a cui dare la priorità.

E in cima all’agenda non potrà però che esserci il risanamento del debito della sanità regionale, che anche per il 2024 rischia di essere molto pesante, ben superiore forse i 122 milioni ripianati per l’annualità 2023,  con la dolorosa manovra correttiva di giugno, che ha dovuto attingere anche dai tfr dei dipendenti, dalle economie per i conteziosi giudiziari, e dai soldi incassati dalle tasse regionali che vanno però girate all’erario statale.

E in gioco non è tanto il rischio del commissariamento, ipotesi ritenuta a dir poco remota, anche contando sul governo amico, ma il fatto che se i soldi dovranno essere in buona parte versati nel calderone del deficit,  Marsilio e suoi rischiano di dover recitare loro malgrado il ruolo del Quintino Sella, ovvero dello spietato e occhiuto risparmiatore, senza avere più la benzina per portare avanti epocali riforme e interventi di spesa pubblica promessi in campagna elettorale. Per ora il consenso rimane alto, ma preoccupanti segnali di allarme e nervosismo nella base elettorale del centrodestra già si registrano.

E questo, insegnano i manuali d’uso della politica, rischia a caduta ad allargare le crepe che si sono già aperte in maggioranza.  Già abbondantemente alimentate dalla partita estenuante delle nomine nelle partecipate, con l’ennesima fumata nera nel summit di lunedì, dove il partito più forte, Fratelli d’Italia, che rispetto al 6,7% del 2019, alle elezioni regionali del 10 marzo ha preso il 24,1%, continua a rivendicare, Manuale Cencelli alla mano, il 45,5% in termini di numero e peso specifico delle poltrone, prevedendo la distribuzione delle restanti quote al 24,5% per Forza Italia, 14,5% per la Lega, 10,5% per la lista Marsilio Presidente e 5% per Noi Moderati. Con Fi e Lega che però non ne vogliono sapere di essere messe all’angolo, e rifuggono da calcoli puramente aritmetici.





C’è poi lo scontro interno a Fdi, tra l’assessore regionale al Bilancio, Mario Quaglieri, campione di preferenze con quasi 12 voti, e il capogruppo in consiglio Massimo Verrecchia, Scontro esploso nella loro Marsica, con l’ingresso in Giunta comunale di Avezzano, dell’esponente di Fratelli d’Italia Iride Cosimati, che segna il passaggio del partito nella maggioranza del civico Gianni di Pangrazio, possibile candidato per i meloniani alle prossime elezioni, operazione voluta e portata avanti da Quaglieri e vista con il fumo negli occhi da Verrecchia.
Scontro che poi si è esteso in consiglio regionale con Verrecchia che ha sfoderato tre emendamenti, firmati anche dagli altri consiglieri di Fdi, per cancellare altrettanti articoli con fondi ad hoc per tre Comuni amici e solo quelli a discapito di tutti gli altri, inseriti da Quaglieri nel testo della legge di assestamento.

In questo delicatissimo frangente però Marsilio ha dimostrato di avere il polso la situazione e lo scettro del comando ben saldo in mano, imponendo a Verrecchia di ritirare gli emendamenti e consentendo a Lega e Forza Italia di inserire ulteriori emendamenti  per finanziare misure che gli stavano a cuore.

Un pragmatismo per superare indenne il consiglio del 27 agosto, che però ha lasciato ruggini e malumori nella maggioranza, in particolare da aperte dei consiglieri a cui nulla è toccato.

E a proposito di Quaglieri, difeso a spada tratta da Marsilio, come lui appartenente alla corrente minoritaria di Fdi dei Gabbiani,  a destare preoccupazione è in ogni modo il rinvio a giudizio per peculato, con processo senza passare per l’udienza preliminare, fissata il 10 dicembre, per un presunto illecito utilizzo di una sim telefonica intestata al Comune di Trasacco, dove Quagliere era stato due volte sindaco e poi consigliere fino al 2022. Come pure l’inchiesta a suo carico, e ancora in corso, sul presunto conflitto di interessi per il suo doppio ruolo di presidente della commissione sanità e di assessore regionale al Bilancio già dalla passata legislatura, e la sua attività di medico chirurgo con contratto di collaborazione presso le cliniche private.

E lo scettro del comando ora a Marsilio sarà senz’altro fondamentale per far passare la sua proposta dell’istituzione di una struttura tecnica sulla sanità, a lui rispondente, e all’assessore alla Salute Nicoletta Verì, che però forti perplessità, per no dire contrarietà provoca tra gli alleati e anche dentro Fratelli d’Italia, vista infatti come una sorta di commissariamento, nella decisiva partita del risanamento del debito, del consiglio regionale, dei quattro direttori generali, dell’Agenzia sanitaria regionale e del dipartimento Sanità.

Ci sono poi altre questioni di carattere generale che renderanno davvero impegnativo l’operato della maggioranza che ora al secondo mandato non può più dare colpa, se non in modo pretestuoso, al solito “chi c’era prima di noi”, ovvero al centro sinistra di Luciano d’Alfonso, che non governano più dal febbraio del 2019.

Solo qualche esempio: l’aeroporto d’Abruzzo ha perso passeggeri in controtendenza rispetto ad altri scali e sarà urgente completare l’allungamento della pista. Su Stellantis con i lavoratori in cassa integrazione soffiano venti di crisi, e incombe l’incubo della delocalizzazione nei nuovi stabilimenti in Polonia dove le tasse sono molto più basse. Tanto che Marsilio ha dovuto prendere carta e penna e scrivere all’amministratore delegato Carlos Tavares, il quale ha sì rassicurato il presidente che la Val di Sangro resta strategica, ma nello stesso tempo ha sollecitato la realizzazione di tutte le infrastrutture per rendere più competitivo il sito produttivo abruzzese

E a proposito di infrastrutture non sarà certo una passeggiata di salute avanzare quanto più possibile nei prossimi anni nella velocizzazione della ferrovia Pescara -Sulmona-Avezzano-Roma: un’opera immane e dal costo di miliardi di euro, e con tante incognite anche dal punto di resistenze territoriali sull’impatto ambientale lungo il percorso.





E a proposito di trasporti: sicuramente non è stata una bella notizia anche per i sindaci dell’entroterra di centro-destra l’aumento anche del 20% del costo dei biglietti degli autobus, su cui l’opposizione del campo largo di Luciano D’Amico sta dando battaglia.

C’è poi da risolvere il “dossier acqua” mettendo a terra finalmente in modo efficace i fondi per rinnovare la rete idrica colabrodo, come pure la realizzazione degli impianti irrigui del fucino e in altri poli agricoli.

Anche la questione dell’abbattimento selettivo di quasi 500 cervi in alcune aree della provincia aquilana rischia di creare spaccature. Alla misura fortemente voluta dal vicepresidente della Regione, con delega all’Agricoltura, il leghista Emanuele imprudente, si è registrata la contrarietà del segretario regionale di Forza Italia, il deputato pescarese Nazario Pagano, come pure, nello stesso partito dell’assessore comunale di Pescara Massimiliano Pignoli. Bisogna vedere se sarà questa la linea in consiglio da parte dei forzisti ora che l’opposizione si appresta a presentare un provvedimento di cancellazione.

In tempi difficili rischia di risultare poi indigesti anche nella maggioranza gli ingenti fondi che vengono spesi per eventi, manifestazioni musicali, culturali e sportive, con il presidente del Consiglio Lorenzo Sospiri, di Fi, che fa la parte del leone. Spesa motivata dalla necessità di affermare il brand Abruzzo in Italia e nel mondo, con benefici per il turismo e l’export. Ma c’è chi afferma seppur sommessamente nel centrodestra che le priorità dovrebbero essere altre. Gli stessi che ad Abruzzoweb, chiedendo l’anonimato che hanno osservato che non è bel vedere l’aver stanziato solo 200 milia euro per i caregiver, con un emendamento da tutti firmato, e ben 350mila euro per la piscina di Lecce nei Marsi, una delle misure volute da Quaglieri.

Sullo sfondo c’è infine sempre il vulnus principale della politica abruzzese e non solo: i consiglieri ed assessori che rispondono solo al loro territorio, bacino di consenso e reti locali. Aspetto che da decenni alimenta conflitti trasversali ad esempio tra i rappresentanti politici della costa e dell’entroterra. E che si ripresenterà senza dubbio quando come previsto nel piano di riordino della rete ospedaliera a cui il governo ha dato l’ok, andrà deciso dove collocare l’ospedale di secondo livello, quello con tutte le funzioni e specialità. Se non sarà superata o cancellata la legge Lorenzin che stabilisce i criteri, in particolare quelli dei bacino di utenza, i  numeri sembra averceli solo l’ospedale di Pescara. Ma con buona pace dei numeri si attendono già le barricate dai rappresentanti politici di Teramo e dell’Aquila.

Stessa logica “tribale” e “familistica” che ispira il maxi emendamento di fine anno, nel 2023 da 22 milioni di euro, distribuito sia da consigliere assessore al centrodestra che dei consiglieri e l’opposizione a piene mani e tutti o quasi a beneficio le loro terreni di caccia elettorali. Maxi-emendamento che ora il campo largo vuole cancellare con un tratto di penna. Ma c’è anche il rischio che quei soldi non potranno essere distribuiti, a prescindere da una cancellazione, perché appunto dovranno essere impegnati in primis per il risanamento del debito sanitario o altre priorità. Del resto nella legge di bilancio è scritto chiaro e tondo che i micro-finanziamenti, oltre 2.300, possono essere erogati solo in caso di maggiori entrate per risparmi ottenuti.

Anche per questa ragione Marsilio, come già annunciato nel discorso di insediamento del primo consiglio regionale della nuova legislatura,  intende riproporre la riforma della legge elettorale, con un collegio unico e non più su base provinciale. E questo perché, ha argomentato il presidente, si dirà basta al campanilismo e al localismo, con consiglieri che dovranno essere finalmente responsabili dell’intera regione. Sempre che siano d’accordo i suoi attuali consiglieri, che magari contano di essere in una botte di ferro con questa legge elettorale, e nelle loro roccaforti locali che si sono costruiti negli anni.

 

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