L’AQUILA – Nessuna responsabilità penale da parte dei sette medici finiti sotto inchiesta nella brutta storia della presunta somministrazione di chemioterapia fuori protocollo ad una decina di pazienti, poi deceduti, denunciata dal primario del reparto di Oncologia dell’ospedale dell’Aquila, il docente universitario Luciano Mutti, che ha accusato in particolare il suo predecessore Enrico Ricevuto, responsabile del territorio, anche lui professore universitario.
Il gip Marco Billi, che alla fine dell’udienza camerale di questa mattina si era riservato una decisione, in serata ha emesso il provvedimento di archiviazione per i sette indagati, tra cui il grande accusatore finito sotto indagine dopo il suo esposto, e il suo rivale in questa “guerra” che ha destabilizzato l’ambiente medico e molti pazienti già fragili, portando il nuovo dg della Asl aquilana, Paolo Costanzi, a scrivere una lettera al nuovo rettore dell’Università dell’Aquila, Fabio Graziosi, per sollecitare un intervento con i suoi due docenti convenzionati con l’azienda sanitaria. (Qui il link)
L’inchiesta ha coinvolto oltre a Mutti e Ricevuto, e la sua stretta collaboratrice Gemma Bruera, con posizioni più marginali anche i medici Olga Venditti, Marianna Tudini, Alessandra Santomaggio e Alessandro Parisi. Mutti è stato assistito dal legale Luca Bruno, gli altri indagati dagli avvocati Antonio Valentini, Beatrice Merlini, Fabio Cassisa, Fabio Alessandroni e Luigi Ranalletta.
Secondo quanto si è appreso, Billi ha confermato l’archiviazione chiesta dal pm Ugo Timpano, basandosi suil fatto che sulla perizia dei consulenti della Procura, l’ordinario di Oncologia Mario Roselli e l’associato di Medicina legale Gian Luca Marella, entrambi dell’Ateneo di Tor Vergata a Roma, pur stabilendo che almeno in tre casi le terapie antitumorali non autorizzate hanno ridotto la sopravvivenza dei pazienti e causato grave tossicità, non hanno potuto quantificare la percentuale dell’ aspettativa della vita.Tutto ciò perché non era possibile tecnicamente e non perché non abbiano voluto.
Per questa ragione, anche il gip Billi ha fatto propria la tesi che nonostante i profili di criticità, gli stessi non sono tali da poter stabilire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che con i protocolli ufficiali i pazienti sarebbero guariti o vissuti più a lungo.
Billi ha poi dato ragione alle tesi di gran parte degli indagati secondo i quali non avrebbero fatto alcuna prescrizione di chemioterapia.
A questo punto, si chiude la vicenda penale che gli unici a poterla riaprire sono in parenti delle vittime che finora non hanno presentato esposti. Neppure, sempre stando a quanto emerso, Mutti potrebbe impugnare la sentenza di archiviazione in Cassazione perché non avrebbe la titolarità del bene giuridico. (b.s.-a.c.)
CHEMIO FUORI PROTOCOLLO: ARCHIVIAZIONE PER I 7 INDAGATI, NESSUNA RESPONSABILITA’ PENALE MEDICIL’AQUILA - Nessuna responsabilità penale da parte dei sette medici finiti sotto inchiesta nella brutta storia della presunta somministrazione di ch...









