L’AQUILA – Sulla grave vicenda delle presunte somministrazioni di chemio fuori protocollo su una decina di malati oncologici, tutti deceduti, che ha destabilizzato la maggior parte dei pazienti in cura all’ospedale dell’Aquila, la Asl provinciale chiede con forza l’intervento dalla Università, che finora, benché informata ufficialmente e passo passo, si è “lavata le mani” sulle pesanti ma circostanziate accuse tra due professori convenzionati con l’azienda sanitaria: il docente Luciano Mutti, primario del reparto aquilano, che tirato in ballo il suo collega di ateneo Enrico Ricevuto, responsabile della oncologia sul territorio, e la sua stretta collaboratrice Gemma Bruera.
Questo mentre stamani il giudice per le indagini preliminari del tribunale del capoluogo Marco Billi è chiamato ad assumere la complessa decisione sul futuro giudiziario del caso dopo che il pm titolare della inchiesta Ugo Timpano, ha chiesto la archiviazione impugnata poi dal grande accusatore Mutti, finito a sua volta indagato dopo aver presentato l’esposto.
La Asl provinciale dell’Aquila, su iniziativa del neo direttore generale, Paolo Costanzi, ha inviato una lettera alla Università del capoluogo, di cui è da poco rettore Fabio Graziosi, per incaricarla formalmente di dirimere la “guerra” in seno alla oncologia aquilana sfociata in una inchiesta che coinvolge sette medici ai quali a vario titolo vengono contestati i reati di somministrazione di farmaci non adatti, omicidio colposo e lesioni colpose.
Il verdetto è quindi nelle mani del Gip Billi, che nell’ udienza camerale di inizio luglio, in cui è cominciato il contraddittorio, ha fissato l’udienza decisiva per oggi: il gip deciderà se mandare a processo i medici.
La decisione della Asl nasce dal fatto che l’ateneo non ha finora preso posizione e ha cercato di fare chiarezza su una vicenda che sta creando scompiglio dentro l’ospedale, che ha però come protagonisti due suoi docenti, convenzionati con la Asl.
L’impressione insomma è che su una tematica così delicata sia in atto una sorta di scaricabarile da parte dell’ateneo, quando però l’indagine sta scuotendo la Asl e l’ospedale dell’Aquila, a livello medico e sanitario, disorientando in primis i pazienti, la parte più fragile ed esposta.
Sui gravi fatti sta indagando, con controlli e audizioni dei sanitari anche Ordine dei medici della provincia dell’Aquila, di cui è presidente Alessandro Grimaldi, che è anche presidente regionale Anaao Assomed, primario del reparto di Malattie infettive del San Salvatore e capo dipartimento medicina della Asl provinciale.
L’inchiesta coinvolge oltre a Mutti e Ricevuto e Bruera, con posizioni più marginali anche i medici Olga Venditti, Marianna Tudini, Alessandra Santomaggio e Alessandro Parisi.
Va precisato infatti che ad eccezione di Mutti, Ricevuto e Bruera, gli altri medici non hanno effettuato o prescrizioni.
Le accuse si fondano dunque sull’utilizzo di terapie che esulano dai tradizionali protocolli medici, mediante il ricorso a farmaci “alternativi” (off-label), quelli cioè somministrati solo in casi particolari, previo assenso da parte del paziente. E dal costo particolarmente oneroso.
L’inchiesta mira dunque ad appurare se ci sia un eventuale nesso di causalità tra tali terapie e l’evento morte.
Come risulta dalle carte dell’indagine, di cui è venuto in possesso questo giornale, una consulenza affidata dal pm Ugo Timpano a due esperti, l’ordinario di oncologia Mario Roselli e l’associato di medicina legale Gian Luca Marella, entrambi dell’ateneo di Tor Vergata a Roma, in almeno tre casi esaminati le terapie antitumorali non autorizzate avrebbero ridotto la sopravvivenza dei pazienti e causato grave tossicità. (QUI LINK)
“La condotta dei sanitari – si legge nell’atto – appare connotata da elementi di criticità, lo schema di trattamento somministrato nelle linee successive alla prima non risulta supportato da dati di letteratura che ne stabiliscano l’efficacia in termini di sopravvivenza. Si segnala assenza, nella documentazione in atti, di validi consensi informati, assenza del consenso informati alla chemioterapia non standard carboplatino-pemetrexed, assenza di autorizzazione per uso di farmaci off label”.
CHEMIO FUORI PROTOCOLLO: ASL L’AQUILA ‘CHIAMA’ UNIVAQ, ‘GUERRA TRA DUE PROF”. OGGI UDIENZA DAL GIPL'AQUILA - Sulla grave vicenda delle presunte somministrazioni di chemio fuori protocollo su una decina di malati oncologici, tutti deceduti, che ha d...









