L’AQUILA – Si dovrebbe sapere tra oggi e domani la decisione del gip del tribunale dell’Aquila, Marco Billi, in merito alla delicata e sentita vicenda giudiziaria innescata dalla denuncia del primario di Oncologia dell’ospedale dell’Aquila, Luciano Mutti, secondo cui nell’ambito dell’oncologia provinciale si sarebbe somministrata chemioterapia fuori protocollo che avrebbe portato ad una decina di decessi, accusando in tal senso il suo collega di Ateneo Enrico Ricevuto, responsabile del territorio e suo predecessore.
In seguito alla richiesta di archiviazione da parte del pm Ugo Timpano, titolare di un’inchiesta che coinvolge come indagati sette medici, tra cui lo stesso grande accusatore, che ha impugnato la istanza, il gip nell’udienza camerale che si è svolta oggi nel capoluogo regionale, si è riserbato il pronunciamento: secondo quanto emerge da fonti legali, Billi, magistrato equilibrarlo e di lungo corso, potrebbe decidere per la conferma dell’archiviazione, ordinare nuove indagini oppure emettere un’ordinanza nei confronti del pm tesa alla riformulazione di un nuovo capo di imputazione e, contestualmente, fissare l’udienza preliminare per il rinvio a giudizio o il proscioglimento.
L’inchiesta coinvolge oltre a Mutti e Ricevuto, e la sua stretta collaboratrice Gemma Bruera, con posizioni più marginali anche i medici Olga Venditti, Marianna Tudini, Alessandra Santomaggio e Alessandro Parisi. Mutti è assistito dal legale Luca Bruno, gli altri indagati dagli avvocati Antonio Valentini, Beatrice Merlini, Fabio Cassisa e Fabio Alessandroni.
In questa brutta vicenda che ha scosso il territorio e il mondo sanitario, e soprattutto messo in difficoltà pazienti già molto fragili, ai sanitari a vario titolo vengono contestati i reati di somministrazione di farmaci non adatti, omicidio colposo e lesioni colpose.
Il caso è scoppiato lo scorso anno su un esposto di Mutti ed ha portato la Asl provinciale dell’Aquila con un provvedimento a vietare sul territorio prescrizioni di chemio non in linea con quelle del reparto del “San Salvatore”.
Il pm, non presente oggi in aula, ha chiesto l’archiviazione nonostante una consulenza affidata da lui stesso a importanti esperti – l’ordinario di Oncologia Mario Roselli e l’associato di Medicina legale Gian Luca Marella, entrambi dell’ateneo di Tor Vergata a Roma – abbia stabilito che in almeno tre casi esaminati le terapie antitumorali non autorizzate hanno ridotto la sopravvivenza dei pazienti e causato grave tossicità.
Ma secondo il pubblico ministero, sebbene ci siano profili di criticità, gli stessi non sono tali da poter stabilire al di là di ogni ragionevole dubbio che con i protocolli ufficiali i pazienti sarebbero guariti o vissuti più a lungo.
Della “guerra” tra l’attuale primario e il suo predecessore, il nuovo dg della Asl aquilana, Paolo Costanzi, ha scritto una lettera al nuovo rettore dell’Università dell’Aquila, Fabio Graziosi, per sollecitare un intervento con i suoi due docenti convenzionati con l’azienda sanitaria. (Qui il link)
Sulla vicenda è intervenuto anche l’Ordine provinciale dei medici guidato dal primario di Malattie infettive dell’Aquila e capo dipartimento Medicina della Asl, Alessandro Grimaldi.
CHEMIO FUORI PROTOCOLLO: UDIENZA ALL’AQUILA, RICHIESTA ARCHIVIAZIONE, ATTESA DECISIONE GIPL'AQUILA - Si dovrebbe sapere tra oggi e domani la decisione del gip del tribunale dell’Aquila, Marco Billi, in merito alla delicat...









