CHIETI: 8 MILIONI DI EVASIONE E AIUTI COVID NON DOVUTI, NEI GUAI TITOLARI SOCIETÀ CARNE ALL’INGROSSO

3 Aprile 2024 09:04

Chieti - Cronaca

CHIETI – Una società con sede nel territorio teatino e operante nel commercio all’ingrosso di carne fresca congelata e surgelata, che i avvaleva di un prestanome nullatenente, e che ha evaso 8 milioni di euro di tasse, e non paga, ha ottenuto anche indebitamente 405 mila euro di aiuti erogati durante la pandemia del covid-19.

A scoprirlo le Fiamme Gialle della Tenenza di Ortona, coordinate dal sottotenente Giancarlo Passeri, al termine di una minuziosa indagine, su delega di Giuseppe Falasca della Procura della Repubblica di Chieti.





Deferiti all’autorità giudiziaria due soggetti responsabili, a vario titolo, di reati penali di natura tributaria, riciclaggio e truffa aggravata.

L’impresa, intestata ad un prestanome, un uomo di 47 anni di Ripa Teatina, nullatenente e priva di struttura operativa e disponibilità patrimoniale, si interponeva, mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, quantificate in oltre 7 milioni di euro (più di 750 mila euro era il debito IVA che lo Stato vantava nei confronti della società “cartiera”) tra il reale acquirente della merce e il fornitore europeo, creando il tipico sistema delle “frodi carosello”, accollandosi il debito Iva e consentendo al beneficiario della frode, una società operante nel Salernitano, di poter acquistare, per effetto del mancato pagamento dell’imposta, beni ad un prezzo inferiore a quello di mercato.

Il progetto delittuoso ha trovato fondamento originariamente con la percezione di contributi pubblici pari a 405 mila euro, utilizzati per l’acquisto di carni estere, ed erogati nell’anno 2020 da istituti di credito, mediante la garanzia della Banca del Mezzogiorno – Medio Credito Centrale S.p.a. – finalizzati al regime di aiuti Covid -19.





Il modus operandi illecito era finalizzato alla truffa aggravata, poiché il “dominus”, creava le condizioni per ottenere i fondi di Stato non spettanti mediante l’ausilio di bilanci di esercizio e dichiarazioni fiscali, artatamente predisposti da un commercialista del chietino, procuratore speciale della società di capitali, alterati fittiziamente mediante la registrazione di ricavi mai conseguiti, rappresentando una solidità aziendale contraria al vero.

Tale condotta ha portato la società di capitali anche sotto “la lente d’ingrandimento” della Corte dei Conti Regionale per l’ipotesi di danno erariale.

Il Comandante Provinciale, colonnello Michele Iadarola, evidenzia come la massima resa investigativa della Guardia di Finanza sia in grado di intercettare le fenomenologie fraudolente e le condotte maggiormente lesive per l’Erario. Ciò produce sentimenti di fiducia nei confronti del Corpo,  esaltandone l’unicità della propria azione di polizia economico-finanziaria a favore dello Stato, dei cittadini, delle imprese virtuose e delle fasce di popolazione più deboli.

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