CHIETI: GIOVANE ACCOLTELLATO DAVANTI A UN PUB, DUE CONDANNE

18 Luglio 2023 18:38

Chieti - Cronaca

CHIETI – Il Tribunale di Chieti ha condannato a 7 anni e un mese di reclusione ciascuno, escludendo l’aggravante dei futili motivi, Luigi Coppola, 26 anni di Scafati, e Carmine Gallo, 29 anni di Torre Annunziata, per l’accoltellamento di Cristian Cipressi, 29 anni, di Chieti , avvenuto nella notte fra il 25 e il 26 febbraio del 2017 davanti a un pub di Chieti Scalo.

Il pm Marika Ponziani aveva chiesto 7 anni.





I due, accusati di tentato omicidio, sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, sono stati anche condannati a risarcire i danni in separato giudizio alla parte civile ovvero Cipressi.

La difesa, e gli stessi imputati, che hanno reso dichiarazioni spontanee, hanno puntato sulla legittima difesa.

All’origine del violento episodio, riporta l’Ansa, ci sarebbero gli apprezzamenti su una ragazza che era in compagnia della vittima. Gallo, nelle dichiarazioni spontanee ha ricordato l’arrivo, quella sera, di Cipressi con la fidanzata e di averlo visto solo quando si è avvicinato dicendogli “cosa ti guardi, e subito ha iniziato a dare testate”.

“Poi quando si è scagliato contro di me, io avevo un coltellino in tasca, faccio uso di stupefacenti e tagliavo delle piccole dosi per farne uso – ha detto ancora Gallo – , mi sono difeso, siamo andati a finire per terra, sui tavoli”.





Coppola, che ha detto di conoscere la zona in quanto era sotto programma di protezione, ha sostenuto di essere stato colpito da Cipressi con una testata in faccia: “Mi ha dato una testata diretta e mi ha buttato a terra, mi ha steso ko, tentavo di rialzarmi, mi sono girato ho visto lui e mio fratello che sono cascati sopra i tavolini e per terra. In quell’istante io non ci ho capito niente più e siamo scappati”.

Ma per la pm Ponziani l’aggressione non nasce come una forma di legittima difesa, perché, ha evidenziato, Cipressi era da solo e gli aggressori erano quantomeno in tre, forse di più, e furono loro ad aggredire Cipressi che non era armato, mentre gli imputati erano armati di coltello, e le loro lesioni sono compatibili con l’incidente stradale che li vide protagonisti durante la fuga.

L’accusa ha poi sottolineato che anche se non c’è mai stato pericolo di vita della persona offesa, vi fu una assoluta idoneità sia della condotta sia del mezzo utilizzato per portare l’aggressione: il coltello era assolutamente idoneo a cagionare la morte di un soggetto poiché la zona attinta, per due volte, è un distretto contiguo al cuore. E inoltre vi sarebbe stato anche il tentativo di colpire Cipressi al collo.

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