CHIUSURA FILIALI: BAGNAI, “NON CI SONO PIÙ BANCHE ABRUZZESI E VICINE A TERRITORIO”

23 Settembre 2022 09:17

Regione - Economia, Politiche 2022

L’AQUILA –  “Una volta ero a Bominaco, in provincia dell’Aquila, per vedere gli eccelsi affreschi, e mi sono trovato nell’impossibilità di prendere un caffè perché il barista stava chiudendo alle due del pomeriggio perché doveva andare in banca e lo sportello più vicino ce l’aveva all’Aquila. Tutto ciò è assurdo ed è solo un esempio  degli effetti della fuga degli istituti bancari dai territorio, in particolare delle aree interne, uno dei motivi per cui mi sono battuto per l’istituzione della commissione d’inchiesta sul sistema bancario”.

Il commento è di Alberto Bagnai, senatore uscente della Lega, eletto in Abruzzo, responsabile economico del partito, componente della Commissione Finanze a Palazzo Madama, ricandidato alle elezioni politiche di domenica 25 settembre con la Lega per il centrodestra nel collegio uninominale di Chieti, che ha inteso dar seguito all’articolo di Abruzzoweb che riferisce di come  metà dei Comuni abruzzesi, per la precisione 173, sono privi sul proprio territorio di sportelli bancari. Si tratta complessivamente di 140.723 cittadini della regione, il 12,6% del totale, un numero altissimo anche nella media nazionale.

A fotografare questa evidente discriminazione, in Abruzzo e in Italia, almeno quella delle aree interne, è la Fabi, la Federazione autonoma bancari. In un recente studio risulta 4 milioni di cittadini, pari al 7 per cento del totale, non hanno più una filiale di banca a loro disposizione per chiedere una consulenza su un mutuo o per poter aprire un conto corrente. Nel giro di 10 anni in Italia sono evaporati 11 mila filiali, e 3.062 Comuni, quasi il 40%, non ne ha nemmeno una.





Bankitalia rileva poi  che dei 496 sportelli in Abruzzo nel 2020, ne sono rimasti aperti nel 2021 444, ovvero con una perdita del 10,5%, superiore alla media nazionale de – 7,8% con gli sportelli passati a 23.480 21.650.

La provincia più penalizzata quella di Chieti, con 19 chiusure, pari a -14,4%, mentre la provincia dell’Aquila ha limitato di danni con 6 chiusure, pari al 5,8%.

Il fenomeno parte dal lontano e a monte, spiega dunque l’economista, c’è il fatto che “non esiste più una singola banca abruzzese, quindi l’imprenditore che prima si relazionava poniamo con Chieti, poi ha dovuto relazionarsi con Bergamo e ora deve relazionarsi con Torino. Per carità, in teoria va tutto bene, ma in pratica chi come me ha in famiglia artigiani e imprenditori sa benissimo che questo rappresenta un problema”.





Accade infatti che “viene meno il rapporto di fiducia e vicinanza tra chi ha i fondi e chi li prende, mentre la banca del territorio era utile perché conosceva il cliente, e poteva accompagnarlo se ne valeva il rischio. E’ chiaro che questo sistema si prestava anche ad abusi e clientelismo. Ma non si può gettare l’acqua sporca con il bambino dentro, perché le grandi banche non tengono minimamente conto delle specificità che l’impresa ha sul territorio e delle sue potenzialità. Decidono con il rating e gli algoritmi”.

Infine Bagnai si toglie un sassolino dalla scarpa: “Io sono molto contento che la Fabi elabori e diffondi questi studi, l’avrei voluta però accanto nella battaglia che ho fatto in commissione finanze per tutelare il credito cooperativo dalla riforma di Matteo Renzi, che ha costretto le piccole banche di credito cooperativo ad aggregarsi in grandi gruppi,  e a sottostare a tutti gli obblighi regolamentari di vigilanza, di assorbimento creditizio”.

 

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