CINEMATIK: L’UOMO D’ACCIAIO, IL BELLO DURA POCO IDENTITA’ DA TROVARE, POI SOLO EFFETTI SPECIALI

di Daphne Leonardi

2 Luglio 2013 13:17

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L’AQUILA – Dopo solo 17 giorni di sfruttamento, L’Uomo d’Acciaio, ovvero il nuovo reboot di Superman, eroe dei fumetti della Dc Comics, ha superato i 500 milioni di dollari in incassi mondiali.

Sembra che questo nuovo kolossal della Warner Bros., diretto da Zack Snyder, regista nel 2007 del celebre ‘300’, stia mantenendo le aspettative, quelle di sfidare la fase due della Marvel Studios, almeno sotto il profilo dei guadagni al botteghino.

Clark Kent (Henry Cavill), il nostro paladino, è un trentenne barbuto che viene dal Kansas, con una grande voglia di scoprire la propria identità e che, per questo motivo, nella speranze di trovare tracce delle sue origini, vaga per l’America, svolgendo lavori umili; già consapevole della propria forza innaturale e già espostosi con sporadici gesti eroici, non vuole però che pubblicamente si venga a conoscenza dei suoi superpoteri di cui lui stesso non ha ancora piena nozione.

Il padre terreno ed adottivo, Jonathan Kent (Kevin Costner), infatti, glielo ha sempre proibito, fin da piccolo, nonostante lo avesse messo in guardia: “Dovrai decidere che tipo di uomo vuoi diventare da adulto, chiunque sarà quell’uomo, buono o cattivo, è destinato a cambiare il mondo!”.

“Mio padre credeva che se il mondo avesse scoperto chi ero, mi avrebbe rifiutato. Era convinto che il mondo non fosse pronto. Tu cosa pensi?” questo chiede Clark a Lois Lane (Amy Adams), giornalista da premio Pulizer, che viene incaricata di scrivere un servizio su un anomalo ritrovamente che si rivelerà essere il relitto di una nave spaziale, precipitata sulla terra milioni di anni fa.





Pensando di fare un altro grande scoop, Lois si troverà invece ben presto a scegliere di mantenere il segreto di quel giovane affascinante sconosciuto, ovvero di rispettare il mistero esistenziale di quel ragazzo speciale che le ha salvato la vita.

Clark, invece, scoprirà le sue origini, riuscendo a parlare con l’ologramma del padre biologico, un luminare, Jor-El (Russell Crowe), che gli racconta la storia del suo pianeta nativo, Krypton, condannato a scomparire perché ormai depauperato delle risorse naturali dove lui, unico bambino nato con parto naturale dopo millenni e sopravvissuto grazie al lancio di una navicella nello spazio, proprio mentre la dittatura del generale Zod (Michael Shannon), personaggio che qui incarna un patriottismo estremo, degenerava, segnando l’incombente fine.

Tre anni di duro lavoro per portare sullo schermo ‘L’Uomo d’acciaio’, di cui due di postproduzione, con l’ampio uso del seducente effetto visivo ‘liquid-geo’ creato dalla Weta Digital, con la valenza narrativa di raccontare le vicissitudini di Krypton e del neonato Kal-El, ovvero l’alieno Clark.

All’inizio il film colpisce per un realismo inaspettato, accattivante, contemporaneo con l’uso di quattro flashback che ci trasportano nella vita del piccolo Clark a Smalville, un diverso tra i compagni, quasi un emarginato, in preda ad attacchi di panico perché in possesso di sensi supersviluppati.

Molte quindi le tematiche valide ed interessanti proposte nel primo tempo dallo sceneggiatore David Samuel Goyer: il supereroe versus i criteri della modernità, l’attaccamento alle proprie radici, nel bene e nel male, l’amore genitoriale, l’amore per la propria terra e quello sovrastante, ovvero l’opportunità di pochi “esseri speciali” di cambiare il mondo.

Eppure tutto ciò, nel secondo tempo, perde drasticamente consistenza, risolvendo la trama in una serie di spettacolari ma lunghissime e noiose sequenze che riducono i significati e le finalità a quella di evitare che vengano abbattuti tutti i mastodontici grattacieli di New York.





Nulla che spaventi i bambini in realtà, ma neanche li diverte troppo, nonostante  si proponga un’esibizione fantasmagorica delle tecniche del CGI e quant’altro e così, mentre il produttore Christopher Nolan può essere soddisfatto sotto il punto di vista economico e il regista Snyder ha appena firmato il sequel con la Warner, gli spettatori si sarebbero aspettati di più sotto l’aspetto dell’impegno narrativo e creativo.

TRAILER:http://www.youtube.com/watch?v=DDxbgBYCc4k

TITOLO ORIGINALE: Man of Steel REGIA: Zack Snyder SCENEGGIATURA: David Goyer, Jonathan Nolan CAST: Henry Cavill, Amy Adams, Michael Shannon, Diane Lane, Kevin Costner, Antje Traue, Russell Crowe PRODUZIONE: Warner Bros. Pictures Legendary PicturesCINEBISCOTTINOda “The Big Kahuna” (1999) di John Swanbeck

http://www.youtube.com/watch?v=xkgbWGBmgN8&feature=share

da “The Big Kahuna” (1999) di John Swanbeck

“Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite ma credimi, tra vent’anni, guarderai quelle tue vecchie foto in un modo che non puoi immaginare adesso. Non preoccuparti del futuro oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica. I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio. Fa una cosa ogni giorno che ti spaventa. Canta! Non essere crudele col cuore degli altri e non tollerare la gente che è crudele col tuo. Lavati i denti. Non perdere tempo con l’invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro ma la corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso. Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti e se ci riesci veramente, dimmi come si fa.  Conserva tutte le vecchie lettere d’amore, butta i vecchi estratti-conto. Rilassati! Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita, le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita e i quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno. Forse avrai figli o forse no. Forse divorzierai a quarant’anni, forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio. Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse, come quelle di chiunque altro. Goditi il tuo corpo, usalo in tutti i modi che puoi, senza paura e senza temere quel che pensa la gente: è il più grande strumento che potrai mai avere. Balla! Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno. Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai. Cerca di conoscere i tuoi genitori, non puoi sapere quando se ne andranno per sempre. Tratta bene i tuoi fratelli, sono il miglior legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro. Renditi conto che gli amici vanno e vengono ma alcuni, i più preziosi, rimarranno. Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane. Vivi a New York per un po’ ma lasciala prima che ti indurisca. Vivi anche in California per un po’ ma lasciala prima che ti rammollisca. Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant’anni, sembreranno di un ottantacinquenne. Sii cauto nell’accettare consigli ma sii paziente con chi li dispensa, i consigli sono una forma di nostalgia e dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga”.
 

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