COMMISSIONE ACQUA: PROSPERO VERSO PRESIDENZA, SUL TAVOLO ANCORA RETI COLABRODO E GESTORE UNICO

6 Dicembre 2024 08:59

Regione - Politica

L’AQUILA – Il consigliere regionale di Fdi Francesco Prospero è stato indicato come presidente della commissione d’inchiesta sull’emergenza idrica in Abruzzo. È quanto trapela da ambienti della maggioranza di centrodestra del riconfermato Marco Marsilio di Fdi. La decisione dovrebbe essere ratificata nel prossimo consiglio regionale. La presidenza gli darà diritto alla indennità aggiuntiva di 1.800 euro lordi, che si sommeranno ai circa 11mila euro al mese da consigliere regionale, e la possibilità di assumere collaboratori.

Prospero, avvocato 45enne, ex capogruppo Fratelli d’Italia al Comune di Vasto, alle regionali ha preso 6.624 voti ed è entrato come surrogato in consiglio regionale come primo dei non eletti al posto di Tiziana Magnacca nominata assessore alle Attività produttive. E’ figlio dell’ex consigliere regionale e sindaco di Vasto Antonio Prospero, ora vice presidente della Tua, la società del trasporto unico abruzzese.

Prospero era nella schiera degli scontenti di Fdi, non avendo ottenuto nulla nelle nomine, e se non pretendeva un assessorato, visto che per il collegio di Chieti era ovvio che spettasse a Magnacca, aveva ambito almeno ad una presidenza di commissione. Ed ora è stato accontentato, nella postazione che ha ricoperto l’ex candidata presidente del Movimento 5 stelle, poi passata a Forza Italia, Sara Marcozzi, non rieletta a marzo.

Una commissione d’inchiesta è solitamente una tantum, terminato il suo lavoro, e invece nel Marsilio bis si è deciso di mantenerla. La delega al Sistema idrico è stata anche in questa seconda legislatura del centrodestra al vice presidente della Regione, il leghista Emanuele Imprudente.





Non a caso Prospero è stato particolarmente attivo sulla questione acqua attaccando negli ultimi mesi a ripetizione in particolare la “malagestione” del servizio idrico nella provincia di Chieti, affidata alla Sasi del presidente Gianfranco Basterebbe.

Il tema dell’acqua è oggi scottante, a causa della drammatica crisi idrica che ha colpito l’Abruzzo questa estate, in particolare proprio nella provincia di Chieti. Le reti idriche restano del resto un colabrodo:  più di sei litri d’acqua su dieci immessi nelle tubature non arrivano ai rubinetti, e con il 62% di dispersione l’Abruzzo è la seconda regione italiana nella poco edificante classifica. Tra le città Chieti e dell’Aquila si piazzano al secondo e al terzo posto, rispettivamente col 70,4% e col 68,9%.

Altro aspetto dirimente è che nel 2027 scadranno gli affidamenti di ben cinque delle sei delle società pubbliche di gestione del ciclo idrico integrato, il Cam nella Marsica, presidente Alfredo Chiantini, l’Aca in provincia di Pescara, presidente Giovanna Brandelli, la Sasi in provincia di Chieti, presidente come detto Gianfranco Basterebbe,  la Saca nella Valle Peligna ed Alto Sangro, presidente Luciano Di Biase e la Ruzzo Reti nel teramano, presidente Alessia Cognitti, Fa eccezione per ora la Gran Sasso acqua, presidente Ivo Pagliari, che opera nell’Aquilano, con l’affidamento che scade infatti nel 2030.

Le cinque società potrebbero non vedersi rinnovato l’affidamento, con il servizio idrico che andrà a gara.

E come rivelato da Abruzzoweb, sarebbe pronta a partecipare l’Acea spa, colosso misto pubblico-privato i cui azionisti sono Roma Capitale, l’azienda francese Suez e l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, costruttore ed editore anche del quotidiano Il Messaggero.

Il lavoro della commissione presieduta da Marcozzi, con vice presindente Simona Cardinali e segretario Fabrizio Montepara, entrambi della Lega e non rieletti, era arrivata nella passata legislatura alle conclusioni, presentate a marzo 2023, che è  prioritario, “un cambio strutturale della governance nella direzione della gestione unica regionale”.





Occorre insomma “l’industrializzazione del servizio, la razionalizzazione della governance e la coerenza nella programmazione”, presupposti “per poter gestire in maniera efficace ed efficiente le diverse competenze in un settore così complesso come quello della gestione delle risorse idriche”. In quanto “l’insostenibilità e l’inefficacia dei tanti piccoli sistemi territoriali hanno fatto emergere la la necessità di perseguire una gestione unica in grado di perseguire economie di scala e di raggiungere un livello minimo di efficienza e qualità nella gestione dei servizi su tutto il territorio regionale”.

E’ inoltre necessario “l’efficientamento dei sistemi esistenti, la ricerca perdite delle reti di adduzione e di distribuzione acquedottistica, costituisce certamente l’elemento primo e imprescindibile di una buona gestione della risorsa idrica. Si tratta di interventi come quelli attualmente finanziati dai fondi del PNRR che agiscono sulla digitalizzazione, distrettualizzazione, sul controllo capillare di tutte le reti regionali, sulle pressioni, sul recupero delle perdite”.

Occorre poi “iniziare a ragionare in ottica di diversificazione delle fonti, anche garantendo una certa ridondanza delle fonti stesse, proprio per poter far fronte ai periodi più siccitosi. In questo senso e su questo asse di intervento, assumono molta importanza gli invasi e i dissalatori”.

Altri step necessari e non più rinviabili sono “la previsione di una gestione accentrata degli acquisti, dall’energia elettrica alle materie prime fino ai servizi e la creazione di un sistema di interconnessione tra le reti dei sei gestori, per portare l’acqua ovunque manchi. Perseguire economie di scala porterà risultati positivi quali l’abbassamento dei costi e la riduzione delle tariffe mentre la condivisione di infrastrutture e tecnologie renderà il servizio più efficiente e performante. In altre regioni funziona già così, e anche l’Abruzzo deve mettersi al passo”.

 

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: