COMUNE AVEZZANO: PREFETTO SOSPENDE DI PANGRAZIO, VICESINDACO DI BERARDINO “REGGENTE”

8 Luglio 2021 10:59

L'Aquila - Abruzzo, Politica

L’AQUILA – Il Prefetto dell’Aquila, Cinzia Torraco, a seguito della sentenza  del 5 luglio scorso, con la quale il Tribunale dell’Aquila ha dichiarato sospeso dalla carica Giovanni Di Pangrazio, Sindaco del Comune di Avezzano, colpevole del reato di peculato, per utilizzo a fini personali delle auto blu della Provincia dell’Aquila, di cui è stato dirigente, condannandolo alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione.

Questo in considerazione di quanto previsto dalla norma in materia di sospensione di diritto dalle cariche per coloro che hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti riportati nel decreto 235 del 2012.





La maggioranza civica di Di Pangrazio sarà ora retta dal suo  braccio destro,  Domenico Di Berardino, vice sindaco. Secondo una stima, il ricorso in Appello potrebbe già svolgersi nel giro di 9-12 mesi. Se il sindaco sospeso dovesse essere assolto tornerebbe in carica, mentre in caso di condanna decadrebbe.

Ha detto ieri in conferenza stampa Di Pangrazio: “Ci troviamo di fronte a una norma incivile, che non andrebbe applicata nemmeno in un paese del terzo mondo, ma questo ci dovevamo aspettare da una politica che ormai da 15 anni balbetta e nemmeno esamina cosa si va ad approvare. Una norma che va innanzitutto contro i cittadini. Ringrazio tutti coloro che non hanno mancato di farmi sentire la propria vicinanza e a tutti prometto di continuare a spendermi al massimo per la nostra bella città”.





“Sono abituato ai colpi bassi, a dover sopportare e oggi viene paventata la sospensione per quelli che sono stati definiti gravi reati – ha aggiunto -. In realtà qua stiamo parlando di peculato d’uso di tre viaggi e quindi di scarse 200 euro. Si tratta a questo punto di una sentenza che può commentarsi da sola. Soprattutto considerando che stiamo parlando di un sindaco che ha rinunciato alla propria indennità, ma che deve comunque sopportare una pena del genere”.

 

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