L’AQUILA – Si va definendo, con il pagamento della prima tranche del debito (50mila euro su 145mila complessivi da saldare) a favore del Comune dell’Aquila, una lunga controversia con il Parco scientifico e tecnologico Srl che dovrà restituire l’intera somma all’ente locale.
Questo a fronte di una vicenda iniziata ben oltre venti anni fa infatti le prime trattative per l’accordo erano in Lire: pomo della discordia la realizzazione di un portale per lo sviluppo del turismo culturale aquilano venduto all’ente locale che lo aveva commissionato per 130mila euro.
Il Parco scientifico e tecnologico, che da molti anni ha spostato i laboratori a Chieti, aveva sede all’Aquila (nella foto) e doveva essere una sorta di volàno per far decollare l’economia regionale nell’innovazione tecnologica. Per un periodo, in effetti, ha funzionato bene, poi la crisi. Lo smantellamento era iniziato già prima del sisma del 2009 a causa dei mancati accordi tra gli azionisti quali Regione, ateneo e privati che non hanno fatto squadra.
Di lì la crisi irreversibile con chiusura della sede aquilana che era nel complesso ex Inapli di proprietà della Regione, struttura che sarà restaurata. All’epoca ci furono anche delle inchieste penali e una, più recente, della Corte dei conti che avevano nel mirino alcuni aspetti della gestione ma sono finite nel nulla.
Ora il Parco, nella sede teatina, dispone di un laboratorio in grado di fare analisi su diverse tipologie di materiali metallici, plastici, compositi e rivestimenti, ma effettua anche prove di resistenza alla corrosione e analisi chimiche ad ampio spettro, inoltre possiede un altro laboratorio per la taratura di importanti strumenti di misurazione. Questo l’attuale Cda il cui presidente è Rolando Luberti, mentre i consiglieri delegati sono Alberto Santalucia, Giuseppe Cetrullo, Gaetano Iaquaniello. Il revisore dei conti è Sandro Marcucci.
Ma torniamo alla causa: il Comune ha fatto marcia indietro sull’accordo nonostante una delibera che dava l’ok e l’affare non si è fatto. Tuttavia il Parco scientifico, sulla scorta del lavoro svolto e commissionato, ha preteso quei soldi ottenendoli tramite un decreto ingiuntivo, poi, però, revocato.
Infatti ci furono poi delle azioni avviate dal Comune in tribunale che alla fine, con provvedimento giudiziale, hanno ottenuto un verdetto che ha imposto la restituzione di quella somma all’ente.
Questo perché per impegnare una pubblica amministrazione non basta una delibera di giunta, che pure ha un suo peso, ma serve per legge un contratto tra le parti che, in questa vicenda, non è stato mai stipulato. Senza il contratto qualsiasi atto è nullo.
Nell’agosto dello scorso anno il Comune ha intimato di nuovo l’atto di precetto e quest’anno la società debitrice ha pagato 50mila euro tramite bonifico, ma la somma complessiva da saldare, compresi gli interessi, è di 145mila euro.
La controversia è stata vinta dal Comune rappresentato dagli avvocati Domenico de Nardis e Andrea Liberatore.
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