L’AQUILA – Dopo la interruzione forzosa delle ferie da parte del centrodestra per la seduta su consiglio regionale del 27 agosto per approvare l’assestamento di bilancio in seguito al rinvio nella riunione dell’8 agosto scorso per le divisioni interne alla maggioranza, intorno finanziamenti ad hoc inseriti nel provvedimento, in particolare quelli dell’assessore al Bilancio di Fdi, Mario Quaglieri, molti consiglieri, anche di centrosinistra, sono tornati in vacanza, in questi primi dieci giorni di settembre.
Non è stato calendarizzato neppure il ritorno ufficiale all’attività istituzionale, per il centrodestra però il ritorno al lavoro è fissato mercoledì 11 settembre, per la riunione di maggioranza convocata dal presidente Marco Marsilio di Fratelli d’Italia. Per le opposizioni del campo largo del professor Luciano D’Amico, ancora alla ricerca di un efficace contrasto ad una maggioranza che in questi primi sei mesi della 12esima legislatura ha mostrato parecchie crepe e difficoltà, non si sa.
Per il centrodestra sarà il primo atto di un autunno che si annuncia molto più caldo, rispetto alle località balneari scelte per la pausa estiva. Il nuovo summit, dopo i tanti improduttivi, dovrà tornare ad affrontare il tema delle nomine delle società regionali, ancora in alto mare, e tenuto conto che i sei mesi di tempo per lo spoil systems sono in scadenza, e avrà sul tavolo anche anche altre questioni cruciali, vedi ad esempio come l’affrontare la sfida immane del risanamento del debito della sanità regionale, che lungi dall’essere un modello da esportare addirittura in Italia, come declamato in campagna elettorale, dopo i 122 milioni ripianati per l’annualità 2023, ora rischia di portare in dote un salasso ancora maggiore per il 2024.
Per Marsilio dunque è fondamentale trovare una quadra e una sintonia che già sembra incrinarsi a soli sei mesi dalla storica riconferma del 10 marzo.
È l’11 settembre, a quando si apprende saranno presenti tutti i direttori del dipartimenti ed anche i segretari di partito, che invece erano stati esclusi nella riunione di Francavilla al Mare, che ha preceduto il consiglio regionale del 27 agosto, riservato solo a consiglieri e assessori.
Un summit dove è arrivato il perentorio diktat di Marsilio che ha imposto la tregua, seppur armata, proprio dentro il suo partito, tra l’assessore regionale al Bilancio campione di preferenze con quasi 12.000 voti, Mario Quaglieri, e il capogruppo in consiglio, Massimo Verrecchia.
Uno scontro tra due pezzi da novante del partito, entrambi marsicani, esploso da Avezzano, dopo l’ingresso in giunta e nella maggioranza civica del sindaco Gianni di Pangrazio, della consigliera eletta con Fdi, Iride Cosimati, salto della barricata benedetto da Quaglieri, vituperato da Verrecchia.
Scontro che poi è arrivato anche in consiglio regionale, allorché Quaglieri ha inserito nell’assestamento tre provvedimenti ad hoc da 700 mila euro, per interventi in tre comuni “amici”, e a discapito di tutti gli altri, e contro cui Verrecchia ha sfoderato emendamenti di cancellazione firmati anche dagli altri esponenti di Fdi. Per poi essere costretto a ritirarli su imposizione di Marsilio, che ha rabbonito anche Forza Italia e Lega concedendo anche a loro un budget per altri emendamenti.
L’assestamento è dunque passato, ma le tensioni sono rimaste, e potrebbero ora riemergere davanti ad altri nodi irrisolti.
Ad esempio quello della proposta di Marsilio, già stoppata due volte in giunta, di istituire una Struttura tecnica di missione sulla sanità, che di fatto risponderà al solo al presidente, con un direttore di sua fiducia, e all’assessore alla Salute Nicoletta Verì, non rieletta e chiamata in giunta come esterna e con uguale delega. Una struttura di missione che va nella direzione opposta rispetto alla presa di posizione del consiglio su iniziativa del presidente della commissione Sanità, Paolo Gatti, di Fratelli d’Italia, e di Lorenzo Sospiri, presidente del Consiglio regionale, di Forza Italia, che hanno imposto, con il voto in aula e l’appoggio anche dell’opposizione, il parere obbligatorio delle commissioni Sanità e Bilancio, su qualsivoglia scelta in tema sanitario, ottenendo di fatto una sorta di commissariamento della giunta.
Per non parlare poi del buco della sanità: i piani di risanamento della Asl presentati a giugno sono stati rimandati indietro per aggiustamenti, e non è detto che si riesca ad applicarli in pochi mesi, per evitare che a dicembre si arrivi a superare i 170 milioni di passivo, per qualcuno addirittura a superare 200 milioni. Ma anche se il salasso sarà molto minore, come tutti auspicano, una cosa è certa: servirà una altra manovra di aggiustamento, e la coperta sarà corta per tutte le altre spese e iniziative legislative e priorità di questo o quel partito, e questo inevitabilmente rischia di accendere ulteriormente lo scontro in maggioranza, su quello che può essere confermato, e quello che invece andrà cancellato o rinviato a tempi migliori.
Infine le nomine agli enti regionali, di cui buona parte in scadenza. Dopo ripetute e inutili riunioni dei segretari regionali, unica fumata bianca è quella per il nuovo amministratore unico di Arap servizi srl, Carla Zinni, vicesindaco di Casalbordino, candidata con Fdi alle regionali del 10 marzo. Ma le prede più grosse, come l’Arap, l’Agenzia regionale delle attività produttive, la Saga che gestisce l’aeroporto d’Abruzzo, per cui si vocifera di una candidatura di una professionalità in arrivo da Roma, la Fira, la finanziaria regionale, l’Adsu dell’Aquila, oggi commissariata, Abruzzo progetti, e altri enti ancora.
E qui si arriva dunque al vero nodo della questione: Fratelli d’Italia è passata in cinque anni dal 6,4% al 24,1% ed eleggendo ben nove consiglieri, e ora pretende, legittimamente e in base alla legge non scritta dello spoils system, molti più posti di quelli che aveva ottenuto nella prima legislatura. E chi gioco forza dovrà fare i maggiori sacrifici, sarà la Lega, che al contrario è passata dal trionfale 27,5% del 2019, eleggendo 10 consiglieri e nominando quattro assessori su 6, a solo il 7,6% eleggendo due consiglieri. Il punto è che, come ha ricordato per la Lega a questa testata il vicepresidente della Regione, Emanuele Imprudente, “tutte le forze devono avere pari dignità”, e inoltre al suo partito va riconosciuto il fatto che il Marsilio bis, dipende anche dal consenso costruito nei cinque anni precedenti, in cui il partito traino della maggioranza di centrodestra è stata proprio la Lega.
In attesa della ripresa dei lavori ad affilare le armi è l’opposizione di centro-sinistra e Movimento 5 stelle. Nell’ultima legge di assestamento seguendo la di linea del professor Luciano D’Amico candidato a marzo per l’intera coalizione, ha abbandonato l’aula, non votando la legge di assestamento in protesta per le norme considerate “leggi mancia” e marchette”, senza criteri di priorità e d’urgenza. Prossima battaglia sarà la cancellazione del maxi emendamento da 22 milioni di euro fondi a pioggia, per 27o0 beneficiari, a totale discrezione, approvati nel bilancio di previsione a fine 2023, che però con loro budget personale, è stato votato anche dai consiglieri del centro-sinistra e M5s poi rieletti e che ora, non senza imbarazzo, dovranno votare la cancellazione.
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