L’AQUILA – Lasciati fuori la porta del decisivo summit degli eletti del centrodestra in regione a Francavilla al Mare. Silenti e con i telefoni spenti, o tutt’al più dispensatori di telegrafici commenti. La giornata di ieri, in cui il riconfermato presidente Marco Marsilio di Fdi ha rimesso in riga la maggioranza, disinnescando per ora gli scontri intestini sulla legge di assestamento, e non solo, è stata contrassegnata anche dall’assenza, fisica e mediatica, dei segretari regionali dei partiti del centrodestra.
Abruzzoweb ha cercato di contattare inutilmente il senatore Etel Sigismondi e il deputato Nazario Pagano, rispettivamente segretati di Fdi e Fi, senza ricevere alcuna risposta. Il segretario della Lega Luigi D’Eramo, sottosegretario di Stato all’Agricoltura, ha si risposto, ma chiedendo cortesemente di chiedere lumi al capogruppo Vincenzo D’Incecco.
Eppure una opinione dei segretari, così prodighi di dichiarazioni e comunicati stampa in campagna elettorale, sarebbe stata importante, rappresentando essi non solo la compagine dei consiglieri all’Emiciclo, ma le intere comunità politiche del centrodestra. In una fase molto delicata per l’Abruzzo, visto che finite le ferie ci sarà ora da affrontare di petto in primis il risanamento del debito sanitario, la crisi dell’automotive, l’autonomia differenziata, lo scandalo decennale degli acquedotti colabrodo, le grandi infrastrutture, a cominciare dalla ferrovia Pescara-Sulmona-Avezzano-Roma e molto altro.
E per quanto Marsilio, ha rimesso ordine in maggioranza facendo quadrato sul suo assessore al Bilancio, Mario Quaglieri, di Fdi, imponendo la tregua armata in primis al rivale interno dell’assessore, il capogruppo Massimo Verrecchia, tanti sono i motivi di malumore per non dire di potenziale conflitto dentro il centrodestra al potere, a solo sei mesi dal voto di marzo. C’è infatti irrisolta, per dirne una, la questione della struttura di missione della Sanità, voluta da Marsilio, molto meno da consiglieri e assessori che vedono in essa un costoso strumento per commissariare i direttori generali delle Asl, il dipartimento Sanità e il consiglio regionale.
Ma i segretari scelgono sempre più spesso il basso profilo, per non dire il silenzio, non illustrano ai cittadini elettori la linea politica dei loro partiti, come sarebbe normale. In compenso sono stati protagonisti per un paio di mesi dei tavoli chiamati a decidere le nomine degli enti partecipati della Regione, finiti con un nulla di fatto o quasi.
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