PARLA L'AVVOCATO DINACCI: ''NON CONDIVIDE LA CONDANNA MA LA ACCETTA''

GRANDI RISCHI: DE BERNARDINIS SERENO, ”INNOCENTE DAVANTI A DIO E GLI UOMINI”

di Alberto Orsini

21 Novembre 2015 19:49

L'Aquila - Cronaca, Video

L’AQUILA – “Innocente davanti a Dio e agli uomini”, ma pronto a rispettare la sentenza che lo condanna in via definitiva per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.

Così Bernardo De Bernardinis, ex vice capo dipartimento della Protezione civile, ha accolto la sentenza della Corte di Cassazione che ha messo la parola fine al processo alla commissione Grandi rischi, ritenendolo unico tra i 7 componenti dell’organo scientifico della presidenza del Consiglio ad aver rassicurato gli aquilani al termine della riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del distruttivo terremoto del 6 aprile.

A tratteggiare il day after ad AbruzzoWeb è l’avvocato Filippo Dinacci, che nel processo si è diviso nella difesa anche di Mauro Dolce, assolto, e che non si avventura nel commentare la sentenza preferendo aspettare, come logico, le motivazioni, per il cui deposito non sono stati fissati termini dal presidente del collegio giudicante, il magistrato Fausto Izzo.

Nel consueto stile Dinacci rifugge le polemiche ma sottolinea le cose che non vanno nella sentenza d’Appello, che dovrebbe essere quasi del tutto ricalcata visto il rigetto di tutti i ricorsi dell’accusa, delle difese e delle parti civili.

Particolare sottolineatura va all’intervista, quella del “Montepulciano di quelli Doc” da bere dentro casa appunto sereni e sicuri, nella quale, accusa il legale riprendendo la sentenza di secondo grado, ci sono stati “artifici manifesti”.

È stato condannato un capro espiatorio? Lo hanno detto anche alcune parti civili come l’avvocato Cecchini.

Non rispondo su questo perché non voglio entrare nel discorso delle polemiche.





Che valutazione dà in generale della conferma in toto della sentenza d’Appello?

I veri commenti si faranno con le motivazioni. Come operatore del diritto, oltre che come avvocato, sono comunque interessato a come la sentenza motiverà in termini di colpa e nesso causale, perché al di là del caso concreto della Grandi rischi, questa sentenza traccerà una strada anche per il futuro.

Su quale aspetto, in particolare?

Toccare categorie giuridiche della prevedibilità è, a mio parere, un terreno minato: ora non ci resta che aspettare come motiverà la Corte sul punto e rispettarla. In caso di posizione non condivisa, ci sarà una seppur rispettosa critica.

Che cosa le ha detto De Bernardinis dopo la condanna?

È una persona umanamente incredibile, anche gli aquilani lo hanno capito durante i mesi dell’emergenza terremoto. Non ha detto nulla di particolare, pur ritenendo di non aver fatto nulla. Dopo il primo grado disse di ritenersi innocente davanti a Dio e agli uomini, il suo atteggiamento è rimasto quello: è un uomo delle istituzioni, le rispetta pur non condividendo il verdetto.

Non finirà in carcere come il preside del Convitto nazionale crollato, Livio Bearzi, in cella dopo la condanna definitiva a 4 anni.

No, perché ha avuto 2 anni con pena sospesa e non menzione, quindi neanche interdizioni lavorative. Per me non ha colpa, per la Corte sì, ma hanno capito che è una colpa talmente lieve da non dover comportare altre conseguenze.





Nella sua arringa a tarda sera, l’ultima di 5 anni di udienze, ha evidenziato il ruolo che ha avuto la stampa nel modificare il messaggio dell’intervista di De Bernardinis.

La sentenza di Appello parla di “artificio manifesto” di alcuni organi di stampa, come è possibile, mi chiedo, che dopo questo non ci sia l’interruzione del nesso causale che ha portato ai decessi?

A quali artifici si riferisce?

L’intervista è stata deprivata delle frasi che invitavano a mantenere alto lo stato di attenzione, è stata trasmessa come fosse successiva e non precedente alla riunione ed è stata considerata come fosse la propalazione delle idee degli scienziati. C’è stata una chiara manipolazione.

Questa condanna è definitiva, avrà conseguenze anche sul processo in corso all’Aquila all’allora superiore di De Bernardinis, Guido Bertolaso?

Ritengo di no, il teorema lì è che Bertolaso avrebbe detto alla Grandi rischi che cosa dovessero dire, sarebbe istigatore e mandante. Ma nel momento in cui, in epoca non sospetta, quando ancora non si parlava di Bertolaso, gli imputati spontaneamente hanno sempre dichiarato di non averci mai parlato, andiamo a fare un processo inutile. Ci assoggetteremo, comunque a quello che decideranno i giudici.

Il reato il prossimo ottobre si estinguerà essendo passati 7 anni e 6 mesi dai fatti, Bertolaso potrebbe rinunciare alla prescrizione per farsi giudicare?

Questo non lo so, si tratta di scelte personali su cui non fiato. Certo è che non c’è prova che lui sia il “mandante”, semmai c’è prova del contrario.

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