VIAGGIO NEL CRATERE/12. NON SOLO CASE, IL SINDACO PENSA ALL'ECONOMIA

OVINDOLI: ANGELOSANTE CHIAMA CHIODI: ”ACCORDO PER IL TURISMO”

di Sara Beomonte Zobel

12 Dicembre 2010 11:36

L'Aquila -

OVINDOLI – Nella suggestiva cornice dell’Altopiano delle Rocche sorge il Comune di Ovindoli (L’Aquila), collegato al vicino comune di Rocca di Mezzo dalle piste da fondo più lunghe dell’Italia Centrale.

Il sisma del 6 aprile 2009 si è abbattuto anche sulle tre frazioni del Comune e, pur risparmiandone i 1.259 abitanti, è stato un forte colpo all’economia della località, incentrata prevalentemente sul turismo invernale.

A raccontare del sisma, dello “sgombero porta a porta” e della sfida che oggi costituisce la ripresa economica, è Pino Angelosante, sindaco di una delle mete turistiche invernali predilette dagli abitanti della Capitale.

Quante vittime e quali danni ha fatto il terremoto?

Per fortuna non abbiamo avuto vittime, anche se ci sono stati molti danni. La scuola, per esempio, è ancora inagibile e la chiesa è stata appena rimessa a posto. Le case classificate “E” sono più o meno una ventina, ma quelle rese inagibili dal terremoto dell’ordine “B”, “C” ed “E” sono state oltre 300.

Però, una cosa di cui purtroppo non si è parlato affatto è stata la chiusura della stazione sciistica dopo il terremoto, in pieno periodo turistico: sicuramente rispetto ad “altri” tipi di danno passa in secondo piano, ma dal punto di vista economico è stato un problema difficile da fronteggiare.

Com’è stata risolta l’emergenza abitativa?





Pochissimi abitanti si trovavano a Ovindoli la fatidica notte del sisma, probabilmente perché si avvicinavano le vacanze, e questo ci ha facilitato enormemente le cose. Non ho dovuto emanare ordinanze di sgombero, ma sono andato casa per casa, porta a porta, a dire ai cittadini che dovevano lasciare le case.

Per quanto riguarda le abitazioni inagibili nell’immediato, la maggior parte dei cittadini ha provveduto da sé a trovare una sistemazione, molti avevano altre case. Al momento ho solo una persona, che abitava in pieno centro storico, ancora in “autonoma sistemazione”.

Quali sono le condizioni della “zona rossa”? Può essere ristretta a breve?

La “zona rossa” comprende gran parte del centro storico di Ovindoli, tutta la zona adiacente alla chiesa. Alcuni edifici sono stati puntellati, i cornicioni e gli elementi pericolanti sono stati rimossi… Speriamo che la situazione possa risolversi presto.

Quali sono le idee per la ricostruzione?

Ci stiamo occupando della ricostruzione, in particolare stiamo lavorando ad una convenzione con la facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma, assieme agli altri Comuni dell’altopiano, per farci aiutare nella progettazione di un piano di ricostruzione.

La ricostruzione migliore sarebbe cancellare, non solo dalle strade e dai palazzi rovinati, ma anche dai nostri ricordi, la notte del terremoto.





A oggi qual è il problema più urgente da affrontare?

Sicuramente uno degli interventi più urgenti è sicuramente la messa in sicurezza del centro storico. Il centro di Ovindoli è arroccato su uno sperone di roccia, tipico delle città che sorgono su terreni carsici: noi, come Comune, abbiamo cominciato questo lavoro di messa in sicurezza, ma abbiamo bisogno di aiuti concreti per concludere il lavoro.

Cosa vorrebbe dire al commissario per la ricostruzione?

Di accelerare i tempi, questo è sicuro. Urge un protocollo di intesa per il rilancio economico. Per un comune come quello di Ovindoli, in cui il turismo è una delle risorse fondamentali, è necessario un rilancio dell’economia in questa direzione.

Senza turismo invernale Ovindoli rischia di morire.

Quanto ci vorrà per ricostruire il suo paese?

Sotto questo aspetto siamo ottimisti: crediamo fortemente che in tre o quattro anni riavremo il nostro centro storico. Burocrazia permettendo, ovviamente.

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