IL REFERENTE CAPEZZALI: ''DALLA LISTA SI PUO' ANCHE USCIRE, SERVE IMPEGNO''

PERDONANZA PATRIMONIO UNESCO, FATTA ”A FINE MESE OK MA OCCHIO A RIMANERCI”

di Barbara Bologna

2 Novembre 2015 13:55

Regione -

L’AQUILA – Ormai manca poco, tra meno di un mese la Perdonanza Celestiniana dell’Aquila diventerà patrimonio immateriale dell’Unesco (United nations organization for education, science and culture).

“Sono 3 anni che si sente dire ‘è ufficiale’, ma solo ora possiamo metterci quasi la mano sul fuoco”.

Lo conferma ad AbruzzoWeb il professor Walter Capezzali, componente del Comitato scientifico della Perdonanza e unico referente ufficiale aquilano per i rapporti con l’Unesco, organismo culturale dell’Onu.

Da poco sul sito dell’ente, nella lista delle candidature ufficiali per il 2015, è apparsa L’Aquila, unica candidatura italiana, come fatto notare sulla propria bacheca Facebook dal sindaco, Massimo Cialente: “Per l’Italia una sola candidatura a Patrimonio Immateriale dell’Umanità: la nostra Perdonanza”, ha rivendicato.

“I progetti -spiega Capezzali- sono stati esaminati a fine 2014 ora il Comitato italiano ha scelto che la Perdonanza fosse la propria candidatura, a fine novembre ci sarà l’approvazione definitiva”.

Il momento fondamentale sarà dunque la decima sessione del Comitato intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale che si terrà a Windhoek, in Namibia, dal 30 novembre al 4 dicembre 2015.

“Possiamo dire che la presenza della Perdonanza sul sito delle candidatura è una garanzia di risultato”, afferma il prof.

Capezzali spiega che l’inserimento della manifestazione nell’elenco di quelle che ricevono tutela Unesco comporterà due responsabilità.





“Nel momento in cui la Perdonanza sarà ufficialmente bene immateriale Unesco, il Comune avrà il diritto di porre il logo Unesco su tutto ciò che riguarda la manifestazione ma allora – prosegue Capezzali – il successo di questo passaggio storico dipenderà sia dal rispetto dell’evento, senza trasformazioni e impoverimenti, sia dalla città, dal primo cittadino a tutti gli altri che dovranno impegnarsi per sostenerlo”.

Dall’elenco Unesco si può, infatti, anche essere esclusi. “È già capitato – avvisa – ed è stato più volte rimarcato che, se l’Italia non si impegna per Pompei, per esempio, il sito rischia l’eliminazione. Nel nostro caso parliamo di una realtà immateriale, di difficile valutazione, ma il rischio c’è sempre”.

Di certo c’è che essere parte delle tradizioni salvaguardate dall’Unesco assicura un aumento di turismo: “C’è chi dice un boom del 100% chi parla del 30%, ma il segreto del risultato che ne consegue è sempre affidato alla responsabilità collettiva – conclude Capezzali – Ora si tratta di attendere ancora un po’, ma stavolta possiamo davvero dire è quasi cosa fatta”.

Tra le reazioni, quella sempre social del vice presidente del Comitato Perdonanza, l’ex assessore Alfredo Moroni: “Abbiamo una grande responsabilità e ci attende uno straordinario impegno!”.

 

PERDONANZA: ALTRE CANDIDATURE POCO REALISTICHE, DA UNESCO OPPORTUNITA' SVILUPPO

“Si tratta del coronamento di un percorso iniziato il 6 novembre del 2010 quando la Società Geografica Italiana volle organizzare, presso il Palazzetto Mattei di Villa Celimontana, un evento pensato per raccogliere il sostegno del mondo culturale italiano attorno a questa candidatura presentata poi ufficialmente nel 2013”.

Lo scrive Salvatore Santangelo, giornalista ed esperto di marketing territoriale.

“Tutte le ricerche sul marketing – spiega – rilevano la centralità della cultura nelle dinamiche dello sviluppo territoriale: le città europee che da tempo hanno puntato maggiormente sulla creatività hanno visto aumentare il proprio reddito pro capite”.





“Bilbao, Siviglia, Edimburgo hanno tassi di crescita superiori al 5 per cento, molto superiore alla media dell’Europa a 27”.

“E in questo senso, essere inseriti nel circuito dei beni, materiali o immateriali, tutelati dall’Unesco, rappresenta un poderoso acceleratore in grado di incrementare anche del 90 per cento la notorietà e quindi la capacità di essere attrattivi nei confronti dei flussi turistici globali”.

“A questo punto dell’evoluzione della candidatura, cosa può accadere tra un mese in Namibia? L’unico scenario plausibile – continua Santangelo – è quello della proclamazione dell’unica candidatura italiana per il 2016 e quindi l’inserimento della Perdonanza Celestiniana nella Lista rappresentativa dei Beni culturali immateriali dell’umanità”.

“Ciò comunque comporterà una serie di interventi radicali: dall’adeguamento della forma giuridica del Comitato organizzatore al fine di tutelare e accrescere il valore del brand a un fund raising adeguato, passando per un piano di comunicazione di respiro almeno nazionale (sul modello di quella realizzata quest’anno grazie alla collaborazione con Freccia Rossa o l’Irpa su Roma)”.

“In questo senso il Giubileo potrebbe darci una grossa mano”.

“Per tutto questo la comunità aquilana deve ringraziare quanti hanno lavorato con grande umiltà e sobrietà per il conseguimento di questo ambizioso obiettivo. In primis Francesco Sabatini, Franco Salvatori, Maria Teresa Letta e Walter Capezzali. Vanno inoltre ricordati il segretario generale del Mibac, Antonia Pasqua Recchia (che ha seguito con grande attenzione tutte le fasi dell’evoluzione della candidatura) e Giovanni Puglisi che presiede la delegazione italiana dell’Unesco”.

“Infine, Ernesto Di Renzo che è stato l’estensore materiale del dossier, seguendone successivamente, con passione e grande professionalità, tutte le diverse fasi”.

“Un’ultima considerazione: in questi mesi, nella nostra regione, si sono moltiplicate diverse, ulteriori ipotesi di candidature riguardanti 'Eventi' o 'Paesaggi': sono tutte estremamente meritevoli di considerazione ma difficilmente riusciranno a superare anche solo la fase iniziale di valutazione, soprattutto perché non inserite in una strategia nazionale”.

“In questo momento un ruolo importante lo sta giocando la presidenza del Consiglio, dove l’unica altra ipotesi che viene seriamente presa in considerazione è l’eventuale inserimento della vetta del Gran Sasso d’Italia (montagna d’Abruzzo ma anche simbolo della dorsale appenninica) tra i patrimoni paesaggistici (come le Dolomiti). Finalizziamo dunque le nostre risorse – conclude Santangelo – al raggiungimento di risultati realistici”.

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