VIAGGIO NEL CRATERE/4. INTESA CON L'ATENEO PER LE IDEE DI RICOSTRUZIONE

POGGIO PICENZE: IL SINDACO, ”TORNERA’ PIU’ BELLO DI PRIMA”

11 Settembre 2010 08:42

L'Aquila -

A oltre un anno e mezzo dal terremoto del 6 aprile 2009, AbruzzoWeb ha deciso di lanciare un ciclo di interviste che ha l’ambizioso obiettivo di toccare uno a uno tutti i Comuni che fanno parte del “cratere sismico”, la porzione di territorio abruzzese segnata dal sisma, intervistandone i sindaci.

Un Viaggio nel cratere, così viene chiamata la rubrica, che vuole mostrare ai lettori uno spaccato più ampio possibile delle complesse difficoltà ma anche degli input positivi con cui amministratori di territori molto diversi tra loro si trovano a che fare. Proseguiamo con Poggio Picenze.

di Elisa Marulli

L’AQUILA – Se si può dire che il sindaco è lo specchio del paese che guida, allora quello di Poggio Picenze è un comune ferito ma molto reattivo.

Nicola Menna (nella foto) infatti è così: positivo, energico e proiettato verso il futuro. Un futuro che veda la ricostruzione di un Poggio Picenze moderno, ma che allo stesso tempo conservi tradizioni e luoghi storici del paese.

Il paese che Menna amministra, il 6 aprile 2009 ha perso cinque abitanti, tra cui alcuni della comunità macedone, ben integrata nel paese, e ha riportato ingenti danni nel centro storico.

GUARDA LA FOTOGALLERIA

Ma il primo cittadino, che è anche preside della scuola elementare del paese, non si è perso d’animo e dopo soli dieci giorni dal distruttivo sisma ha riaperto le scuole sotto le tende.

Dopo 17 mesi traccia un bilancio: soldi a parte, a Poggio c’è tutto, gli abitanti non se ne sono andati e i luoghi per la socialità sono stati ricreati.

Quali danni ha fatto il terremoto?





Le perdite umane sono state cinque, tra cui tre bambini. Per quanto riguarda i danni agli edifici, tutti e due i nostri centri storici sono molto danneggiati. Parlo di “due” centri perché Poggio Picenze si è sviluppato ai lati di un fossato, ormai colmato da tempo, che ha lasciato però due zone storiche distinte.

L’emergenza abitativa è stata risolta?

Assolutamente sì. I 120 Map sono stati assegnati alle altrettante famiglie aventi diritto e sono stati posizionati all’interno della struttura urbana. Una scelta che ha avvantaggiato soprattutto gli anziani, che in questo modo non si sentono sradicati dal loro paese.

Riguardo le scelte di collocazione, qualche compaesano ha optato per l’autonoma sistemazione, magari andando a vivere con i parenti, qualcun altro ha trovato invece casa in affitto. Complessivamente, però, il paese è rimasto tutto qui.

Quali sono le condizioni in cui si trova la “zona rossa” di Poggio Picenze?

Nel centro storico siamo intervenuti da subito con i vigili del fuoco per liberare le strade dalle macerie, che sono state totalmente smaltite. Le opere di puntellamento sono terminate e anche il nostro castello, che era stato ristrutturato poco prima del sisma, è stato messo in sicurezza.

Alcune zone del centro rientrano ancora nella “zona rossa”, che comunque stiamo costantemente riducendo per permettere i lavori nelle case lievemente danneggiate.

Quali idee avete per la ricostruzione del paese?

Abbiamo bisogno di idee giovani e innovative. Proprio per questo siamo stati uno dei sei Comuni che ha firmato un protocollo d’intesa con la Regione Abruzzo, la facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila e le facoltà di Architettura e di Geologia dell’Università D’Annunzio di Pescara per studiare i possibili percorsi della ricostruzione.

Abbiamo anche ospitato un workshop organizzato dal professore della facoltà di Ingegneria, Romolo Continenza, con alcuni suoi studenti per discutere ipotesi e soluzioni per una ricostruzione basata sulla sicurezza e che sia soprattutto attenta a conservare la vecchia Poggio Picenze.

Qual è il problema più urgente che vi trovate ora affrontare?





Sicuramente quello della ricostruzione pesante. Per le case “A” e “B” sono già stati completati gli interventi di riparazione. Le scuole e gli ambulatori sono stati riaperti, le poste sono state spostate in una sede nuova.

Abbiamo ricevuto numerose donazioni per cui siamo molto grati: l’Ordine francescano secolare d’Italia ci ha donato una chiesa, visto che quelle del paese sono molto danneggiate, mentre alcune aziende trevigiane ci hanno regalato la struttura che ospita l’asilo nido e la scuola dell’infanzia, che ospita complessivamente 50 bambini.

Se potesse, cosa direbbe al commissario per la ricostruzione?

Di mandarci i soldi! E poi di snellire le pratiche burocratiche che rallentano tantissimo il lavoro di ricostruzione.

Però ci tengo a ringraziare tantissimo la Protezione civile, Bertolaso, i volontari e soprattutto il governo, che ci ha aiutato nella dura fase dell’emergenza. Spero che il sostegno continui attraverso l’invio dei soldi che ci servono per ricostruire la nostra città.

Secondo lei, quanto ci vorrà per ricostruire Poggio Picenze?

Spero che in cinque o sei anni si possa ritornare a vedere il paese com’era prima, se non più bello, anche se mi rendo conto che sarà difficile. Noi poggesi comunque restiamo positivi, cos’altro possiamo fare?

LE ALTRE TAPPE DEL VIAGGIO:

1/FOSSA

2/VILLA SANT’ANGELO

3/ROCCA DI MEZZO

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: