REGIONALI: CONCESSIONI DELLE ACQUE, CARAMANICO ”SONO SODDISFATTO”

di Alessandra Renzetti

14 Maggio 2014 17:29

Pescara -

PESCARA – È di 40 milioni di euro l’anno la somma che la Regione Abruzzo incasserà dal settore idroelettrico grazie alla determinazione dei canoni di concessione delle acque per la produzione di energia elettrica, secondo la decisione della Corte Costituzionale che ha posto fine a una questione legislativa che l’Abruzzo si trascina dietro da tempo .

A presentare l’emendamento accolto dal Consiglio regionale è stato Franco Caramanico, consigliere regionale di Sinistra ecologia libertà (Sel) che quest’oggi ha presentato la sua candidatura presso il circolo del partito nella sede di Pescara, in via Piave.

Grazie a questa norma si modifica il canone dovuto alla Regione Abruzzo dalle società titolari delle concessioni relative allo sfruttamento delle risorse idriche per la produzione di energia elettrica, come ha dichiarato con soddisfazione lo stesso consigliere.

''L’Abruzzo è la prima Regione italiana ad aver legiferato sulla determinazione dei canoni idroelettrici e ciò le permette di valorizzare al massimo il suo demanio idrico con la possibilità di incrementare i canoni fino a quaranta milioni di euro''.

Franco Caramanico, che cosa succede in seguito all’emendamento accolto dal Consiglio regionale?

Con la sentenza numero 85 del 7 aprile 2014 si è chiuso un iter molto lungo a tutto vantaggio degli abruzzesi soprattutto in questo momento di crisi. Questo aspetto rappresenterà non una boccata d’ossigeno, ma di sicuro ci si potrà dedicare a realtà importanti per gradi. Sono soddisfatto per il risultato ottenuto ma nello stesso tempo nel ripensare alla vicenda stessa sono perplesso.

In che cosa consiste la norma da lei inserita nella finanziaria 2012?





Il 10 gennaio 2012 era stata inserita sul Bura della Regione Abruzzo una norma che modifica il canone dovuto alla regione dalle società titolari delle concessioni relative allo sfruttamento delle risorse idriche ai fini della produzione di energia idroelettrica e che avrebbe portato alle casse della stessa regione 35 milioni di euro, contro i 6 milioni che già incassava. La disposizione consente di applicare al calcolo dei canoni dovuti un taglio realistico ossia quello della potenza efficiente e non più il vecchio metro della potenza nominale che sottostimava la potenza delle centrali idroelettriche garantendo favori ai titolari delle concessioni a discapito delle tasche degli abruzzesi.

A chi può essere attribuita la colpa di questi atteggiamenti?

Senz’altro alla politica. Ma bisogna dire che questa soluzione portata avanti va attribuita a una buona politica, che tenta di favoreggiare le classi più deboli. Io mi sono preoccupato di far entrare le entrate in base alle nuove leggi sul federalismo fiscale e demaniale perché alla Regione è stata affidata la competenza per il demanio idrico e il demanio marittimo e dunque ho tentato di inserirmi all’interno di questi due settori. Per quanto riguarda il demanio idrico in maniera particolare sul settore idroelettrico si può dire che ci sono dei gestori che hanno bilanci miliardari come per esempio l’Enel. Si parla di federalismo perché lo Stato ha dato il compito alle Regioni di valorizzare maggiormente questi beni.

E secondo lei finora l’Abruzzo ha valorizzato questo bene idrico?

Finora no! Io mi sono inserito proprio su quest’aspetto perché in precedenza, 2011, noi eravamo la Regione che prendeva dal settore elettrico meno di tutte le altre regioni. L’Abruzzo 14,4 euro al chilowatt, il Molise addirittura 35,3 euro per Kw e i calcoli sono stati fatti in base alla potenza nominale media, un canone di determinazione risalente al 1933.

Dopo la pubblicazione di questa legge, come hanno reagito gli oppositori?

Da parte del settore ai lavori pubblici questa norma è stata definita incostituzionale, facendola passare come una norma che turbava la concorrenza tra le varie società e questa definizione mi ha rattristato molto. Per non parlare dell’assessore all’Agricoltura Mauro Febbo che ha presentato un disegno di legge numero 0373 del 27 gennaio 2012 dove non soltanto prevedeva di cancellare la norma da me presentata, ma anche di ridurre le entrate regionali per un totale di 29 milioni di euro.

È possibile un Abruzzo eco-sostenibile?





Sì è possibile, ma bisogna farlo in maniera graduale, assicurando un indice di sviluppo sostenibile che è un indicatore che prevede la considerazione anche del costo dello sviluppo, attraverso una giusta valutazione degli strumenti di programmazione, tenendo conto della distribuzione del reddito della presenza delle risorse naturali.

Lei come si muoverebbe nei confronti della ricostruzione dell’Aquila?

La città dell’Aquila va ricostruita secondo dei nuovi modelli di sviluppo. Dell’Aquila bisognerebbe fare una ‘città smart’, in modo che sia sostenibile da un punto di vista ambientale, energetico, creata come una città intelligente che possa coniugare eredità storica e culturale insieme al settore  ambientale, scientifico e tecnologico.

Qual è il settore che va davvero aiutato in Abruzzo?

Sicuramente quello sanitario, nel bilancio è un settore che rappresenta l’85%, e soprattutto si parla della salute dei cittadini quindi non può essere messo in secondo piano.

Lei è d’accordo con la fusione dei tre comuni, Pescara, Montesilvano e Spoltore?

No, non sono d’accordo, bisognerebbe fare un’ampia area metropolitana e non una 'Grande Pescara' fatta solo di tre comuni della sola area pescarese, perché quei comuni che sono all’esterno rimarrebbero isolati e non ci sarebbe un’ottimizzazione dei servizi.

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