SERENAMENTE: I SEGRETI DEL DISTURBO BIPOLARE, PATOLOGIA MODERNA

di Rocco Pollice*

13 Gennaio 2011 08:36

Regione - Serenamente

L’AQUILA – Avevamo anticipato la scorsa volta che avremmo inserito nella nostra rubrica, a scopo “psicoeducativo”, la descrizione di alcuni tra i problemi psicologici e psichici più diffusi nella popolazione e avevamo detto che avremmo risposto ad alcuni dei vostri quesiti se ci fossero arrivati.

Forse nel periodo vacanziero natalizio sarebbe stato più opportuno (o opportunistico…) scrivere qualcosa che avesse uno sfondo gioioso, rasserenante e “meno impegnativo”.

Ma il timore personale (e di questo scusatemi) che il mondo patinato divulgato dai mass-media stia progressivamente attribuendo disvalore spregiativo ai sostantivi “fatica”, “sofferenza”, “sacrificio”, “problema”, corre il rischio di allontanarci dalle cose della realtà, dalla possibilità di imparare ad affrontare le difficoltà, dalla opportunità di tendere, quindi, a una gratificazione e a una ricompensa esistenziale esponenzialmente migliore.

Vivere bene significa anche questo; se la natura avesse verificato che i concetti sintetizzati nei sostantivi citati fossero stati inutili o dannosi, l’evoluzione li avrebbe fatti estinguere. Servono evidentemente e servono a vivere bene e meglio.

In questa occasione, quindi, ci occuperemo di cose reali; ci occuperemo di rispondere a un quesito di chi ci ha chiesto aiuto, sperando che le nostre indicazioni possano esserle utili.

Ci occuperemo di informarvi su come si possa manifestare una specifica vulnerabilità psichica, in modo che abbiate qualche strumento in più per osservarvi.

Ci occuperemo di fornire indicazioni scientifiche su come sia possibile affrontare una difficoltà “reale” e cosa realisticamente ci si possa aspettare se ci si prende cura di noi se mai dovessimo trovarci a vivere una condizione clinica come quella di cui parleremo.

Ci scrive, da una città della costa abruzzese, Giovanna: “Mi hanno detto che sono ‘bipolare’. Inizialmente me lo ha detto il mio psicologo, da cui mi ha inviato da circa sei mesi il mio medico di famiglia. Lo psicologo mi dice che devo imparare ad affrontare i miei alti e i miei bassi con il ragionamento, oppure lasciandomi andare, e ad adeguarmi agli stati dell’umore, per quanto possibile. Ma io ho chiesto al mio medico (e mi sono informata sul web) il quale mi ha detto che esistono farmaci che potrebbero stabilizzare l’umore e mi ha suggerito di sottopormi a una visita da un medico psichiatra, per avere conferma della diagnosi e verificare se sia necessario assumerli. A me, come a poche altre persone che conosco, piace poco l’idea di farmi visitare da uno psichiatra né assumere farmaci, ma d’altro canto non mi pare che la psicoterapia abbia fatto miracoli finora. Però sono molto stanca, a 29 anni e facendo un lavoro di responsabilità, di un rendimento lavorativo molto variabile (dalle stelle alle stalle!), di relazioni sociali altalenanti e stagionali che mi stanno allontanando dai miei amici, perché ogni tanto dico non ce la faccio neanche ad alzarmi dal letto e poi altre volte sono quella che monopolizza e organizza tutte le cose ed è brillante e divertente. Credo, inoltre, di essere così dall’adolescenza e mi sembra che le cose siano nel tempo peggiorate (sia la frequenza dei momenti che si alternano, sia la velocità con la quale si susseguono, sia quanto essi influenzino nel bene e nel male la mia vita). Infine, le mie relazioni sentimentali sono un disastro perché cambio spesso idea, a volte si stancano e fuggono da queste cose… La sensazione più sgradevole, infine, è che inizia a sembrarmi che non sia io direttamente a gestire le scelte, i successi o gli insuccessi della mia vita, ma questo alternarsi di momenti che mi fa desiderare per lunghi periodi e non desiderare né interessarmi di nulla in altri…”.

Una certa tendenza alle oscillazioni del tono dell’umore fa pane di esperienze comuni, come i cambiamenti di umore legati ai ritmi stagionali.

In inverno si ha voglia di rinchiudersi in casa, in estate accade il contrario. Non è soltanto un modo di adeguarsi alle temperature, ma anche una predisposizione a seguire i cicli annuali che ha avuto un alto valore di sopravvivenza e che si ritrova in molte specie animali in cui si alternano letargo e stagione degli amori, visibili anche in molte persone.

Secondo gli studi di psicologia e psicopatologia, alcune persone hanno più approfondita questa caratteristica, tanto da influenzare moltissimo il temperamento delle stesse che viene definito, appunto, “temperamento ciclotimico”.

Non è detto che questo temperamento si trasformi in qualcosa di psicopatologico, ma l’incontro di questa con altre variabili ambientali (per esempio l’uso di sostanze da abuso), può rappresentare un rischio importante per lo sviluppo di un disturbo bipolare.

Una singolarità: tra i disturbi psichiatrici, quello bipolare è uno tra i più legati al genio creativo; sia quello artistico che quello politico-condottiero.

Già Platone descrive in Fedra, una forma di esaltazione e delirio di cui sono autrici le Muse; la sola abilità senza il delirio delle Muse non può dare luogo a un artista completo. E mentre Proust diceva che “tutto ciò che è grande nel mondo lo dobbiamo ai nevrotici”, Mann scriveva che questa “malattia è in un certo qual modo degna di venerazione poiché serve ad affinare l’uomo e renderlo intelligente ed eccezionale”.

Moltissimi sono stati bipolari, tra i grandi scrittori, pittori, condottieri, scienziati, musicisti che hanno fatto la storia dell’umanità.

Tenete a mente questa curiosità poiché tra breve prenderemo a esempio alcuni di loro, per rendere più fruibile la comprensione di quello che diremo.

Ma che cos’è il disturbo bipolare? Il disturbo bipolare è un disturbo psichiatrico importante, con tendenza alla ricorrenza ed alla cronicizzazione. È spesso in comorbidità con abuso di alcool o di sostanze, comportamenti devianti e pericolosi e nel tempo determina una grave compromissione funzionale.

Spesso la malattia è sottostimata e non viene diagnosticata correttamente poiché la sintomatologia si sovrappone a quella di numerosi altri disturbi.

Il disturbo bipolare è qualcosa che ti costringe a vivere tra due estremi: da una parte c’è l’inferno della depressione, dall’altra il paradiso dell’euforia patologica, o mania.





Ne esistono diversi tipi, che si differenziano tra di loro per la profondità dei sintomi, per la frequenza con la quale si manifestano, per quanto siano in grado di interferire con le capacità di critica e giudizio e sul funzionamento globale delle persone che ne sono affette.

Ecco perché è importante che sia fatta una diagnosi differenziale corretta (che deve essere fatta da un medico specialista in Psichiatria o in Neuropsichiatria Infantile) cui seguono differenti interventi terapeutici.

In generale (e in estrema sintesi), le persone con disturbo bipolare possono correre il rischio di svegliarsi al mattino e chiedersi: oggi come butta? Non possono prevedere il loro stato.

Indipendentemente dalle circostanze esterne possono svegliarsi felici come una pasqua, pieni di vitalità e di spirito di iniziativa, oppure in preda alle angosce più nere, tentati dal suicidio come unica via di fuga.

In alcuni queste fasi sono brevi, in altri invece possono essere molto più lunghe, durare mesi.

La mania è una condizione con caratteristiche ben precise: avere minor bisogno di ore di sonno rispetto al normale, aumento dell’autostima, intraprendere più attività nello stesso tempo, sentimenti di grandiosità, aumento della socievolezza, aumento della loquacità, spendere più denaro del modo abituale, ottimismo esagerato, mancanza di autocritica, parlare ad alta voce senza tollerare interruzioni, aumento dell’interesse sessuale, repentini cambiamenti dell’umore, aumento dell’emotività.

La fiducia nei propri mezzi assume proporzioni esagerate, tanto che si fanno progetti inattuabili. Si perde la capacità di critica e giudizio (specie rispetto alle proprie capacità) e ci si infastidisce non poco se altri ci fanno notare che quello che stiamo intraprendendo non è nelle nostre possibilità.

È abbastanza tipico lanciarsi in improbabili imprese finanziarie convinti che tutto andrà per il meglio, proprio perché le aspettative verso il futuro sono ampiamente distorte in senso positivo.

Capita poi di mollare le imprese a metà, passare repentinamente ad altro, con inevitabile e pericoloso danno per le proprie finanze.

In euforia si dorme meno, l’appetito sessuale aumenta, il tempo vola, si è più simpatici (se l’euforia è leggera) o decisamente insopportabili e impulsivi o addirittura aggressivi e violenti, nel caso di mania grave.

Il padre della poesia confessionale, Robert Lowell aveva annunciato a tutti gli amici e conoscenti di Cincinnati la sua intenzione di risposarsi, e li aveva persuasi a mettersi dalla sua parte, quella della “passione”.

Alcuni colleghi dell’università lo trovavano eccitabile e molto loquace in quel periodo ma poiché i suoi discorsi erano sempre brillanti e piuttosto lusinghieri nei loro confronti, non vedevano alcuna ragione per pensare a lui come a un “malato”, anzi si comportava come alcuni di loro speravano che un poeta famoso si comportasse.

Si diedero così a proteggere questa fiammata straordinaria dalle intrusioni di amici di New York che avrebbero potuto smorzarla.

Così quando Harkwick (la moglie di Lowell) si convinse che Lowell era veramente malato, in due settimane le telefonate del poeta a New York si erano fatte sempre più confuse, lunghe e offensive-si trovò di fronte a un muro di ostilità […] da parte dei colleghi.

Il suo modo di vedere il marito non era quello dei colleghi anche quando discutevano gli stessi sintomi: quello che per lei era “follia” per loro era un segno del genio di Lowell.

E invece cosa è la depressione? Prima cosa, fondamentale: la depressione non è la tristezza. La depressione è un disturbo che non ha nulla a che vedere con il carattere di una persona.

La depressione è caratterizzata da stanchezza, demotivazione, sensazione di vuoto o di tristezza, bassa autostima, difficoltà nel portare avanti le attività abituali, rallentamento mentale e fisico, mancanza di concentrazione, desiderio di morte, ansia, insonnia o eccesso di sonno, perdita o eccesso di appetito, inibizione sociale, idee di colpa, sentimenti di autosvalutazione.

A ciò non giova il comune atteggiamento delle persone care, che spesso biasimano il depresso perché non trova la forza interiore per superare i suoi problemi. “Scuotiti!” è la classica esortazione. Ma non c’è verso. Il mondo è nero, il tempo è bloccato.

Robert Schumann scriveva di sé: “Ero poco più di una statua, né caldo, né freddo; a mezzo di un lavoro forzato la vita a poco a poco ritornò. Ma sono ancora tanto timoroso e impaurito che non riesco a dormire da solo. […] Violenti afflussi di sangue, paure inspiegabili, soffocamenti, perdite momentanee di coscienza si alternano rapidamente”.

Quali sono i rischi di avere un disturbo bipolare?





Problemi familiari. Questa malattia comporta anche gravi problemi familiari: coppie separate e conflitti sono conseguenze comuni di una fase di euforia.

Molte volte, il mancato riconoscimento delle caratteristiche patologiche del comportamento porta il coniuge a pensare che gli atteggiamenti della persona siano volontari e liberi e, conseguentemente, a ritenere di avere a fianco una persona che, in realtà, non conosce.

In altri casi il peso della stessa diventa talmente eccessivo che la coppia si separa. Quando il paziente è molto giovane, invece, e vive con i suoi genitori, questi reagiscono frequentemente proteggendolo eccessivamente e ritardando la possibilità di una diagnosi e di un trattamento tempestivo, per il timore comprensibile che non sia capace di adattarsi e per l’alone negativo che circonda tutti i disturbi psichiatrici.

Problemi sociali. La perdita del posto di lavoro, dei rapporti interpersonali e l’ incapacità ad affrontare le difficoltà di vita quotidiane sono conseguenze della malattia, se non curata in tempo.

L’euforia, infatti, porta a correre rischi eccessivi, a spendere più di ciò che si ha e ad assumere atteggiamenti bizzarri e inusuali, mentre dall’altro lato la depressione comporta un’evidente riduzione della produttività e della voglia di vivere più in generale.

Il suicidio: (15 per cento dei pazienti bipolari!) può avvenire nell’ambito di una fase di profonda depressione.

L’individuo ha l’impressione che la sua vita non abbia significato, si sente inutile e fallito e pensa che solo la morte possa dare sollievo a se e alle persone che lo circondano.

Poiché ha perduto la capacità di provare piacere ha l’impressione che la sua vita sia vuota e che non valga la pena viverla. È molto difficile far capire a una persona in questo stato che tale drammatica visione delle cose è causata da una malattia e che, se adeguatamente curata, recupererà una visione più positiva e più oggettiva in poche settimane, smettendo di desiderare la morte.

Uso di droghe. Gli psico-stimolanti, come la cocaina e le anfetamine, offrono un sollievo momentaneo ai sintomi depressivi, anche se il loro utilizzo è molto pericoloso (a breve, medio e lungo termine).

L’uso di alcol e di sostanze psicolettiche (morfinosimili e cannabis) è un modo per sfuggire all’angoscia che si accompagna assiduamente alla depressione o per attenuare l’irritabilità, la tensione e l’ansia nelle fasi di mania.

L’ uso di queste droghe può drammaticamente peggiorare l’andamento e gli esiti di questo disturbo, rendere meno o per nulla efficaci i trattamenti ed ostacolare la remissione della malattia.

Ma la “bipolarità” si può curare? Sì, si può curare!

L’impiego di una terapia farmacologica con “equilibratori del tono dell’umore” associata a specifici trattamenti psicoterapeutici a orientamento cognitivo-comportamentale presenta un’elevatissima percentuale di successo nella cura di questi disturbi!

L’effetto del trattamento combinato è quello di limitare, fino ad annullarle, le oscillazioni dell’umore e di riconsegnare la possibilità di essere felice o triste in maniera naturale, proattiva e proporzionale agli eventi di vita e alle proprie caratteristiche di personalità.

In queste fasi l’umore si normalizza e i sintomi della malattia spariscono completamente sino alla remissione: questa situazione viene chiamata Eutimia (tono dell’umore corretto). La malattia, è “addormentata” e dobbiamo fare in modo che non si risvegli.

Speriamo di aver risposto con questa sintesi alla domanda di Giovanna: il consiglio del medico di famiglia di sottoporsi a una visita psichiatrica e di assumere stabilizzanti dell’umore è ragionevole nonché suggerito da tutte le linee guida internazionali.

La psicoterapia dovrebbe aiutare ad aumentare la consapevolezza riguardo agli stati d’animo, a governarli cavalcandoli, ma non fuori controllo e, quando possibile, seguirli; a intercettare i segni precoci di crisi a migliorare il dialogo con se stessi, ad avere maggiore padronanza con le proprie vulnerabilità, a comprendere, partecipare, condurre le fasi del trattamento.

Concludiamo con le parole di Kay Redfield Jamison, medico, psichiatra, affetta da disturbo bipolare: quale voce più autorevole e rassicurante della sua.

“Oggi ho maggior rispetto per la vita e per i suoi infiniti modi di esprimersi. Ho un’idea di ciò che significa vivere la vita in umiltà e dignità. Non temo più la morte. Nella mia vita di ogni giorno si è compiuta una transizione ‘dall’essere all’avere’. Ho imparato come la luce superi l’oscurità. Sempre. […] Stare meglio e ritrovare la pace è possibile per chiunque”.

* medico chirurgo, specialista in psichiatria e neuropsichiatria infantile, professore aggregato e ricercatore di Psichiatria all’Università dell’Aquila.

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