PRESIDENTE MARSILIO APRE A POSSIBILITA' REALIZZARE INCENERITORI; IN MARSICA SINDACI CONTRARI A PROGETTO PER PRODURRE COMBUSTIBILE DA SCARTI AGRICOLI

TERMOVALORIZZATORI E BIOMETANO: IN ABRUZZO SI RIACCENDE LO SCONTRO

6 Ottobre 2019 20:36

Regione - Politica

L'AQUILA – Ciclicamente si riaccendono in Abruzzo i conflitti politici e territoriali intorno progetti di realizzazione di termovalorizzatori, e ora anche intorno a impianti meno impattanti, che utilizzano scarti vegetali, come quello che vuole essere tirato su nella Marsica, per produrre biometano.

A dar fuoco alla miccia, su un tema già esplosivo, per quanto riguarda i termovalorizzatori, è stato il presidente Marco Marsilio, di Fratelli d'Italia, che ospite in una trasmissione a Rete8 ha affermato che un eventuale loro realizzazione sul suolo abruzzese, “è questione tutta da valutare, senza alcuna preclusione ideologica e senza escludere a priori alcuna possibilità, ma dopo l’approvazione del nuovo piano regionale dei rifiuti”.

Scatenando come prevedibile le dure reazioni del Movimento 5 stelle che vede in Abruzzo come altrove, i termovalorizzatori come il male assoluto.

Agguerrito è anche il fronte del No al progetto della società Biometano Energy Srl che prevede la costruzione di un impianto tra dei comuni di Collarmele, Cerchio e Celano, della potenza di 0,999 megawatt, per la produzione di biometano, attraverso la “digestione” di 113mila tonnellate l’anno di sottoprodotti agricoli e zootecnici.

In entrambi i casi la maggioranza di centrodestra in Regione si guarda bene dal prendere posizioni nette, per non urtare la suscettibilità, innanzitutto, dei sindaci del centrodestra, che non vogliono questi impianti nel loro territorio.





E' pur vero però che Fratelli d'Italia, nel vicino Lazio, la regione dello stesso Marsilio, accusa il sindaco pentastellato Virginia Raggi, di aver provocato la drammatica emergenza rifiuti che attanaglia la Capitale, proprio perché il suo movimento da anni si oppone alla realizzazione di un termovalorizzatore, come lo hanno tutte le grandi metropoli europee. Con il risultato che ora i rifiuti devono essere trasportati a costi stratosferici, in altre regioni e Paesi, spesso utilizzati, ironia della sorte, per alimentare termovalorizzatori. Dei rifiuti di Roma 16mila tonnellate stanno arrivando anche in Abruzzo, ma solo per essere trattati e spediti altrove. Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, quando era vicepremier nel prematuramente scomparso governo giallo-verde, si scontrò con il suo pari grado, Luigi Di Maio, allorchè tuonò: “Basta coi no: i no alle pedemontane, i no ai termovalorizzatori, un altro no incredibile Ovunque in Europa e nel mondo i rifiuti sono una ricchezza e producono energia, ricchezza, calore e valore, e invece in Italia, per i ‘no’ pregiudiziali di qualcuno, dobbiamo mandare migliaia di tonnellate di rifiuti in altri Paesi d’Europa pagando centinaia di milioni di euro”.
E come Salvini, quasi pleonastico ricordarlo, la pensano anche i leghisti in consiglio regionale, che insieme sono di gran lunga la prima forza della maggioranza di Marsilo.

Tornando dunque al presidente della Regione: alla domande del direttore di Rete8, Carmine Perantuono, e del giornalista del Centro, Domenico Ranieri, sulla necessità o meno di un inceneritore in Abruzzo, Marsilio ha risposto che “questo lo decideremo quando affronteremo la questione, alla luce del piano regionale dei rifiuti. Io penso che serva innanzitutto aumentare il numero e la qualità degli impianti di trattamento, perché qui in Abruzzo si va troppo in discarica, si continuano a cercare invasi, si fa fatica a trovare localizzazioni che siano compatibili con l’ambiente, con la cittadinanza e con le attività agricole”.

Quanto è bastato al capogruppo M5s, Sara Marcozzi, per urlare allo scandalo: “Marsilio non perde occasione per dimostrare di essere il Presidente di una regione che non conosce. Adesso è inaccettabile vedere che chi ha il dovere di occuparsi della nostra salute e del tema dei rifiuti continui imperterrito a parlare di termovalorizzatori, di pratiche obsolete e dannose”.

Altrettanto conflittuali sono le posizioni sull'impianto per produrre biometano in Marsica, che però non è solo una vaga ipotesi.

La proposta progettuale è incardinata in un procedimento amministrativo alla Regione, in attesa di autorizzazione unica, previo chiarimento di alcuni aspetti tecnico-economico-sociali richiesti nell’ultima conferenza di servizi il 5 settembre 2019.





La società ricorda a difesa del suo progetto che l’ufficio dell’Agenzia per la Tutela dell’ambiente della Regione Abruzzo (Arta) ha dichiarato che “il ricorso a fonti rinnovabili, previsto dal proponente, possa in prospettiva ridurre gli impatti sull’ambiente delle biomasse prodotte in loco”. E che “iI dipartimento Agricoltura della Regione ha a sua volta ha convenuto con noi che il fertilizzante naturale (biologico) che costituirà produzione secondaria dell’impianto contribuirà significativamente al miglioramento delle caratteristiche agronomiche (% di sostanza organica) dei terreni su cui verrà utilizzato. Le valutazioni della conferenza sono quindi entrate in misura puntuale ed approfondita nel “merito” degli impatti del progetto sul territorio, apprezzandone le ricadute ambientali ed utilizzando tutti gli strumenti di tutela ambientale necessari. Ci permettiamo di aggiungere, forse immodestamente, che riteniamo di avere ipotizzato un esempio particolarmente interessante di economica circolare”.

La pensano in modo diametralmente opposto i sindaci già piu volte intervenuti a mezzo stampa e da ultimo anche Giammarco De Vincentis, consigliere Confagricoltura, e amministratore dell’azienda agricola Orto.Be.Mar. di San Benedetto dei Marsi. situata poco distante dal luogo dove è stata chiesta l’autorizzazione della centrale a Biometano

“Il Comitato Via – chiede De Vincentis – ha fatto i calcoli energetici dell'approvvigionamento dell'impianto? Perché, a volte, le spese per produrre questa energia sono superiori agli utili, i conti tornano con i contributi pubblici pagati dai cittadini senza alcun beneficio per l’ambiente”.

E aggiunge: “il problema degli scarti, o meglio dei sottoprodotti della lavorazione degli ortaggi patate e carote nel Fucino non esiste. Dalla lavorazione delle patate e delle carote si recupera quasi tutto, ci sono agroindustrie industrie che fanno surgelati e con le carote non idonee al mercato fresco di fanno i succhi e le farine. Gli scarti di ortaggi a foglia vengono restituiti nei terreni e subito interrati con la fresatura, con l’assicurazione che questo spargimento è meno impattante nell’aria del digestato allo stato fluido. Le nostre aziende, inoltre, aiutano le poche aziende zootecniche rimaste sul territorio rifornendo gratuitamente gli allevamenti di pecore, vacche e cavalli con i sottoprodotti freschi e di qualità”.

E sottolinea “I documenti progettuali presentati dalla società appaiono perfetti, ma nella realtà non abbiamo nessuna garanzia se non chiacchiere. I cittadini del circondario contrari all'impianto, hanno molte riserve innanzitutto sulla società proponente, una srl con capitale sociale di 10.000 euro di cui 2500 euro versati, non può dare garanzie in caso di danni, la cui iniziativa non è certo per rendere la vita più facile agli agricoltori, ma solo a scopo di lucro, per usufruire di incentivi e fare grandi affari a spese dei contribuenti”.

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