''UCCIDONO I NOSTRI FIGLI, NOI UCCIDEREMO I LORO'', OPERAZIONE DIRETTA DALLA DDA DELL'AQUILA, PROVENTI REAI TRIBUTARI E AUTORICICLAGGIO PER FINANZIARE ATTIVITA' IN TURCHIA E SIRIA

TERRORISMO: 10 ARRESTI IN ABRUZZO, PRESI ANCHE IMAM E COMMERCIALISTA ITALIANA

7 Settembre 2019 08:13

Regione - Cronaca

L'AQUILA – “Che botta però a Parigi. Mi tengo la mia opinione per me e me la tengo nel cuore. Non è la questione credere o non credere, se ti è piaciuta o non ti è piaciuta. Con loro che uccidono i nostri figli, noi uccidiamo i loro figli, con loro che uccidono le nostre donne, noi uccidiamo le loro donne”.

Si tratta di un estratto di un'intercettazione di una conversazione tra due indagati nell'ambito dell'indagine che ha portato all'arresto, da parte dei carabinieri del Ros e i finanzieri del Gico dell'Aquila, di 10 persone, 8 tunisini e due italiani, per reati tributari e di autoriciclaggio, con finalità di terrorismo.

L'indagine ha portato in totale al controllo di 55 persone, all'iscrizione al registro degli indagati di 17, oltre ai 10 arresti.

Sono finiti in carcere due tunisini: Jameleddine B. Brahim Kharroubi, di 57 anni, residente a Torino e Atef Argoubi, 40enne residente a Castorano (Ascoli Piceno).

Otto, invece, le persone poste agli arresti domiciliari: il 41enne Sabeur Ben Kalifa Jebril e il 40enne Sofiene Ben Khalifa Jebril, entrambi nati in Tunisia ma residenti a Torino, i connazionali 36enni Sahbi Kharroubi e Akram Ben Mohamed Kharroubi, e la 29enne Wissal Doss, tutti residenti ad Alba Adriatica (Teramo), la 52enne Nicoletta Piombino, nata a Corato (Bari) ma residente a Torino, la 43enne Cristina Roina e il 26enne Omar Kharroubi, nati e residenti a Torino.

I dettagli dell'operazione coordinata e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo di L'Aquila, sono stati illustrati questa mattina in conferenza stampa all'Aquila.





“Abbiamo ragionevole certezza che il sodalizio colpito dai nostri provvedimenti oggi creava fondi neri che venivano trasferiti in Turchia, luogo dal quale venivano utilizzati per finanziare il trasferimento in Siria dei militanti terroristi”.

Ha spiegato in conferenza stampa il procuratore distrettuale Antimafia e Antiterrorismo abruzzese, Michele Renzo, procuratore della Repubblica dell’Aquila.

Presenti anche il comandante nazionale dei carabinieri dei Ros, generale di Divisione Pasquale Angelosanto, il comandante abruzzese della Guardia di Finanza, generale di Brigata Gianluigi D’Alfonso, il comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza dell’Aquila, tenente colonnello Francesco Maione, il comandante del Gico dell’Aquila, tenente colonnello Vito Sinforoso, il comandante reparto operativo dei carabinieri dell’Aquila, Giovanni Petese, e il comandante del Ros dell’Aquila, capitano Luigi Perrone.  

In particolare, tramite alcune società operanti nel settore della rifinitura edilizia e nel commercio di tappeti, formalmente intestate a “prestanome” ma di fatto gestite da un unico soggetto, capo indiscusso del gruppo, sono stati creati numerosi artifizi contabili per distrarre ingenti somme di denaro dalle società.

Gli indagati, attraverso comportamenti ripetuti nel tempo, destinavano le illecite disponibilità finanziarie a varie finalità (acquisto immobili in Italia, creazione fondi neri e reinvestimento in attività d’impresa).

L’ipotesi del finanziamento al terrorismo è emersa nel momento in cui sono state individuate considerevoli quantità di denaro, frutto di attività di raccolta anche all’interno delle moschee, presumibilmente destinate al finanziamento di attività dell’organizzazione radicale islamica “Al-Nusra”.





Il denaro, previ passaggi intermedi in Europa (Inghilterra, Germania e Belgio), giungeva successivamente in Turchia e Siria.

Inoltre, nel corso di tutta l’attività d’indagine sono stati documentati continui trasferimenti di denaro da parte degli indagati nei confronti di Imam dimoranti in Italia, uno dei quali già condannato in via definitiva per associazione con finalità di terrorismo internazionale.

La realizzazione del sistema fraudolento è stata possibile anche grazie al rilevante contributo di una commercialista torinese che ha artatamente predisposto la contabilità per “mascherare” gli illeciti tributari, tra i quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (molte delle quali “autoprodotte”) per oltre 2 milioni di euro.

Sequestrati anche denaro ed immobili per oltre un milione di euro.

In riferimento alla pericolosità dell'organizzazione, il procuratore, ha sottolineato che questa cellula terroristica è un punto di passaggio e una centrale operativa nello stesso tempo “perché la struttura e qualsiasi punto nevralgico sono punti di arrivo e di partenza di focolai di radicalismo”.

Renzo ha voluto poi fare i complimenti alle forze dell'ordine che hanno effettuato le indagini: “La grande capacità dei carabinieri di controllare il territorio e l'apporto indispensabile della Gdf per le competenze specifiche dimostrano che è indispensabile che le differenti forze di polizia debbano lavorare in maniera complementare per esaltare le loro competenze”.

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