CORONAVIRUS TERAMO, D’ALBERTO: “RAFFORZARE MEDICINA DEL TERRITORIO”

20 Novembre 2020 17:53

Teramo - Sanità

TERAMO – “Il numero crescente di positivi Covid domiciliati, pone di nuovo l’attenzione sull’assoluta necessità del potenziamento della rete medica territoriale. Emerge con evidenza che la medicina territoriale sia come abbandonata alla volontà del singolo professionista e non integrata in una visione di insieme che attraversa la filiera, che va dalla prevenzione alla diagnosi sino alla cura”.

A scriverlo in una nota il sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto.





“Va garantita assistenza sanitaria continua a tutti coloro che sono affetti dal virus, ma non ospedalizzati. Va ripristinato ed implementato, qualora fosse stato vagamente sufficiente in passato, il tracciamento, poiché ad oggi non esistono le modalità di sorveglianza attiva sui cosiddetti “contatti stretti”. Si riscontra assenza di regia da parte dell’ente regione, che dovrebbe dirigere e guidare le strutture territoriali di riferimento. Oggi più che mai è indispensabile, così come sostengo e sollecito da molti giorni, che i medici di base e i pediatri scendano “in campo”, per coadiuvare tutto il personale medico, andando ad effettuare visite, assistenza e anche i tamponi. La medicina territoriale, che rappresenta un anello di protezione irrinunciabile, deve necessariamente attivarsi accanto agli altri operatori: in numerosi comuni italiani tutto ciò avviene da tempo. I presidi ospedalieri, deputati alla cura delle patologie afferenti la salute della persona, non possono accogliere anche casi di positività che potrebbero essere seguiti esternamente, se correttamente monitorati ed assistiti”, dice.

“Tale aspetto richiede un intervento urgente, poiché la Asl, seppur stia facendo un enorme sforzo, evidentemente non si è trovata pronta a fronteggiare una situazione ampiamente preannunciata dagli esperti. La Regione Abruzzo batta un colpo: non possiamo permetterci ulteriori tentennamenti su scelte che vanno prese con tempestività. Ci sarà modo, ad emergenza finita, di accertare responsabilità politiche su ciò che non ha funzionato, su ciò che non è stato programmato, sulle risorse che sono state distolte. Ora, però, concentriamoci tutti sulla tutela del diritto alla salute”.

“E allora, immediatamente, si intervenga su tre fronti: la redazione di un vero piano regionale sanitario per l’emergenza, che renda uniformi gli interventi e che non costringa i professionisti a lavorare affidandosi unicamente al buon senso e all’etica professionale; la costituzione di una rete integrata tra presidi ospedalieri e territorio, perché se non vogliamo il collasso delle strutture, se non vogliamo mettere in pericolo quelli che dovrebbero essere i luoghi maggiormente sicuri, è necessario dare indicazioni e protocolli puntuali e chiari su come affrontare da un punto di vista sanitario questa emergenza fuori dagli ospedali; una comunicazione trasparente e puntuale di quella che è la situazione ad oggi nella nostra Regione, a cominciare dal mondo sanitario e dal mondo scolastico, per avere tutti percezione e contezza di un nemico subdolo perché invisibile. Le istituzioni per essere credute hanno bisogno prima di tutto di essere credibili!”.





“A noi istituzioni del territorio spetta un compito anch’esso primario, cui l’amministrazione comunale di Teramo ha cercato di assolvere con la maggiore efficacia possibile: sono state reclutate le associazioni di protezione civile al fine di costruire una rete di assistenza che fungesse da supporto anche psicologico alle fasce più deboli. Con la riapertura del COC i volontari accolgono e supportano chiunque abbia bisogno di un aiuto concreto. Va da sé che se non vengono poste in essere misure concrete per affrontare la pandemia, tutti gli sforzi profusi rischiano di vanificarsi causando un rallentamento sulla ricerca di soluzioni per arginare la pandemia”, aggiunge.

“Di contro va rilevato che continuano ad essere troppo numerosi i cittadini potenzialmente positivi che, seppur per stanchezza, non rispettano le indicazioni proprie dell’isolamento volontario; ciò va a determinare una rottura della linea del tracciamento quale passaggio obbligatorio per evitare che salti la protezione sanitaria e quindi sociale. Tutti uniti, ciascuno apportando il proprio contributo in linea con le proprie competenze, possiamo combattere qussto nemico che sta davvero insinuando e minando le radici della nostra tenuta sanitaria e della nostra convivenza, L’etica della responsabilità deve guidare ciascuno di noi e condurci verso ciò che è giusto ed opportuno fare. E’ il momento della comunità della quale ognuno è parte vitale e, se vogliamo, garante”, conclude D’Alberto.

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