IN PROVINCIA DI TERAMO ALTRI 17 POSITIVI; PRIMARIO OSPEDALE L'AQUILA MARINANGELI, "AUMENTO CONTAGI EVITABILE, SPERO GENTE SI RENDA CONTO CHE NON VA ABBASSATA GUARDIA"

COVID ABRUZZO: 13 NUOVI CASI, 72 DA VENERDI’, MORTO UN 67ENNE DELLA PROVINCIA DI TERAMO

21 Settembre 2020 14:57

- Sanità

PESCARA – Rispetto a venerdì si sono registrati in Abruzzo 72 nuovi casi di persone contagiate dal Coronavirus.

Un uomo di 67 anni della provincia di Teramo è morto. Il bilancio dei pazienti deceduti sale così a 475.

Si tratta di un dato cumulativo di tre giorni, così suddiviso: 23 casi riferiti alla giornata di sabato, 36 a domenica e 13 a oggi.

L’età è compresa tra 6 e 89 anni. Sono 21 le persone guarite e dimesse.

Del totale dei casi positivi, 595 sono residenti o domiciliati in provincia dell’Aquila (+11 rispetto a venerdì), 993 in provincia di Chieti (+14), 1805 in provincia di Pescara (+25), 778 in provincia di Teramo (+17), 31 fuori regione (+1) e 7 (+4) per i quali sono in corso verifiche sulla provenienza.

Lo comunica l’Assessorato regionale alla Sanità.

Nel numero dei casi positivi sono compresi anche 3005 dimessi/guariti (+21 rispetto a venerdì, di cui 19 che da sintomatici con manifestazioni cliniche associate al Covid 19, sono diventati asintomatici e 2976 che hanno cioè risolto i sintomi dell’infezione e sono risultati negativi in due test consecutivi).

Gli attualmente positivi in Abruzzo (calcolati sottraendo al totale dei positivi, il numero dei dimessi/guariti e dei deceduti) sono 729 (+50 rispetto a venerdì).





Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, sono stati eseguiti complessivamente 186082 test (+3976 rispetto a venerdì).

58 pazienti (+10 rispetto a venerdì) sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva; 5 (invariato rispetto a venerdì) in terapia intensiva, mentre gli altri 676 (+50 rispetto a venerdì) sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva da parte delle Asl.

MARINANGELI, “AUMENTO CONTAGI EVITABILE”

“Spero che la gente si renda  conto che è sbagliato abbassare la guarda ed affidarsi al rischio calcolato o del ‘si salvi chi può’, altrimenti non c’è coscienza civile, credo che anche se non siamo ai livelli di marzo, tante situazioni si potevano evitare non andando in vacanza all’estero o in località italiane a rischio”.

Così il primario del reparto di rianimazione dell’ospedale dell’Aquila, Franco Marinangeli, sulla riapertura del reparto di rianimazione covid nel cosiddetto G8, il piccolo ospedale limitrofo al San Salvatore, realizzato dopo il terremoto del 2009 in occasione del grande evento che si è svolto all’Aquila.

In Abruzzo ieri sono stati 43 i tamponi positivi al Covid. I dati dei laboratori, però, non sono stati elaborati, per cui non è detto che si tratti di 43 nuovi casi. Nel conteggio, infatti, potrebbero essere compresi anche i tamponi di controllo su pazienti positivi già noti.

La struttura è stata riaperta ieri sera con un primo modulo di sei posti per il ricovero di un 71enne di Celano (L’Aquila) positivo al covid affetto da polmonite bilaterale e intubato per problemi respiratori.

“In Italia c’è un aumento ma non siamo in emergenza anche se bisogna fare i conti con l’effetto della riapertura delle scuole”, spiega ancora Marinangeli il quale sottolinea che “dobbiamo stare attenti con un impegno banale, perché i santuari non sono più disposti a fare gli eroi come fatto ad inizio d’anno”.

“Clinicamente sappiamo più cose, la vera sfida è lavorare su due fronti evitando di andare a penalizzare l’area no covid per non compromettere le altre cure e recuperare le prestazioni non fatte durante la emergenza per le quali c’è un piano per una maggiore attività già da settembre”.





“L’aumento dei casi non deve andare ad incidere a questa progettualità di recupero – continua il rianimatore – Contestualmente, dobbiamo essere pronti a casi di contagiati asintomatici che arrivano in ospedale per dei traumi e problemi di salute. Ma comunque il tema è fortemente spostato sulla capacità organizzativa”, conclude Marinangeli.

“PER PROVINCIA TERAMO E’ SECONDA ONDATA”

“Le misure di contenimento anti Covid che abbiamo usato fino adesso in questo momento in provincia non stanno funzionando più. Il 19 abbiamo riempito il reparto di malattie infettive con 10 Covid su 10 posti, dieci polmoniti su dieci posti. Qui in provincia di Teramo siamo già alla seconda ondata. Se è un’ondina o una vera ondata lo vedremo nelle prossime settimane”.

A lanciare l’allarme, questa mattina, nella conferenza stampa convocata dal manager Asl Maurizio Di Giosia, è stato il direttore di Malattie Infettive dell’ospedale di Teramo, Pierluigi Tarquini, che ha spiegato come sia iniziato tutti il 2 agosto con il primo ricovero.

“Siamo arrivati a 21 ricoveri di cui 19 polmoniti e purtroppo abbiamo avuto due decessi di cui uno stanotte – ha aggiunto Tarquini – Tutte persone con patologie, con co-morbilità. Abbiamo viaggiato per un mesetto su tre ricoverati, si è capito che la situazione cominciava a peggiorare dal 12, quando è stata riaperta la zona rossa”.

Tarquini ha evidenziato come molti dei pazienti siano malati cronici, quindi più a rischio di un’evoluzione negativa della patologia.

“Due per esempio hanno una fibrosi polmonare – ha spiegato – erano gli ultimi pazienti che avrebbero dovuto prendere il Covid e invece l’hanno preso. Uno sta migliorando e spero di dimetterlo, con l’altro stiamo combattendo adesso. Ieri è arrivata una signora di 93 anni, abbiamo bisogno di tutelare queste persone che vengono infettate di ritorno da qualcuno dei familiari che è stato fuori”.

Per far fronte all’aumento dei casi la Asl è stata costretta a chiudere anche il reparto di Pneumologia, con l’obiettivo di recuperare posti, e si sta organizzando anche per la terapia intensiva. Inoltre, come ha sottolineato Tarquini, tra gli indicatori negativi c’è anche il fatto che una parte dei nuovi positivi non ha alcuna idea di come possa aver contratto il Covid.

“Per alcuni è riconoscibile – ha detto – però almeno 3-4 persone non hanno la più pallida idea di come sia successo”.

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