PESCARA – Sono 199 i nuovi casi di Coronavirus registrati in Abruzzo nelle ultime ore, di età compresa tra 1 e 96 anni, emersi dall’analisi di 2.701 tamponi molecolari e 7.123 test antigenici: il tasso positività è pari al 2%. Il totale dei positivi dall’inizio dell’emergenza sale così a 54.664.
Il bilancio dei pazienti deceduti registra 8 nuovi casi e sale a 1.709, di età compresa tra 62 e 91 anni: 3 in provincia di Chieti, 1 in provincia di Teramo, 1 in provincia dell’Aquila e 3 in provincia di Pescara). Del totale odierno, 4 casi sono riferiti a decessi avvenuti nei giorni e comunicati solo oggi dalle Asl. Nel numero dei casi positivi sono compresi anche 39.844 dimessi/guariti (+321 rispetto a ieri).
Del totale dei casi positivi, 13.309 sono residenti o domiciliati in provincia dell’Aquila (+1 rispetto a ieri), 13.647 in provincia di Chieti (+106), 14.212 in provincia di Pescara (+45), 12.879 in provincia di Teramo (+46), 430 fuori regione (invariato) e 187 (-2) per i quali sono in corso verifiche sulla provenienza.
I positivi con età inferiore ai 19 anni sono 51, di cui 12 in provincia di Pescara, 23 in provincia di Chieti e 16 in provincia di Teramo. Gli attualmente positivi in Abruzzo, calcolati sottraendo al totale dei positivi, il numero dei dimessi/guariti e dei deceduti, sono 13.111 (-133 rispetto a ieri). Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, sono stati eseguiti complessivamente 748.020 tamponi molecolari (+2.701 rispetto a ieri) e 264.603 test antigenici (+7.123 rispetto a ieri).
633 pazienti (+11 rispetto a ieri) sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva; 81 (-1 rispetto a ieri con 4 nuovi ricoveri) in terapia intensiva, mentre gli altri 12.397 (-143 rispetto a ieri) sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva da parte delle Asl.
Un trend ascendente di vaccinazioni che tra arrivi tra le trecentomila e le cinquecentomila somministrazioni al giorno ad aprile, per raggiungere l’obiettivo di poter ottenere fino a 19 milioni di vaccinazioni al mese. È quanto auspicano fonti che lavorano alla nuova strategia del governo sui vaccini, anche alla luce del previsto arrivo delle dosi Johnson & Johnson ad aprile. Secondo gli accordi, per quest’ultima tipologia di vaccino sono previste sette milioni e trecentomila dosi nel secondo trimestre del 2021.
Un motivo di speranza anche per l’Abruzzo, dove per frenare la terza ondata da oggi fino a data da definire, è stata disposta la chiusura di tutte le scuole, dalle elementari alle superiori, con ricorso alla didattica a distanza. Resteranno invece aperte scuole d’infanzia e gli asili nido.
Non a caso una accelerazione delle vaccinazioni auspicata ieri anche dal presidente della Regione, Marco Marsilio, Fratelli d’Italia, che ha chiesto di autorizzare in Abruzzo la somministrazione immediata delle dosi della prima fase, ritardando la seconda, quella del richiamo, e di ottenere dosi aggiuntive per le zone colpite dalla variante inglese in misura significativa. Ed oggi anche di allargare la platea agli studenti maggiorenni.
La Regione intende anche concentrare le vaccinazioni in questa fase nei 23 comuni zona rossa in Abruzzo, per il resto zona arancione, ovvero, in provincia di Chieti il capoluogo Chieti, Bucchianico, Francavilla, Lanciano, Miglianico, Ortona, San Giovanni Teatino, Torrevecchia Teatina e Ripa Teatina, in provincia di Pescara, il capoluogo Pescara, Caramanico Terme, Cepagatti, Città Sant’Angelo, Lettomanoppello, Manoppello, Montesilvano, Pianella, Picciano, Scafa, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Spoltore e Turrivalignani. Arancioni tutti gli altri comuni. In provincia dell’Aquila il solo comune di Ateleta.
Strategia condivisa, in un’ intervista ad Abruzzoweb, anche da Alessandro Grimaldi, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila e segretario regionale Anaao Assomed: “è la strategia adottata con successo in Inghilterra e in Israele: somministrare la prima dose di vaccino, subito, a più persone è possibile, in una situazione in cui si registra una carenza di dosi. Ritardando la seconda dose, quella di richiamo. Questo per frenare i contagi. Non tutto il mondo scientifico è d’accordo, ma ci sono già studi che confermano che tutto sommato questa soluzione paga, la protezione è comunque elevata anche con una sola dose, per evitare che si producano nuove varianti, ed è la scelta obbligata del resto in uno scenario internazionale dove, ripeto, i vaccini scarseggiano”.
A far discutere sono però le chiusure delle scuole. I sindacati della categoria in una nota unitaria, che accusano la regione di navigare a vista, “di aver riaperto le scuole elle attività didattiche in presenza Abruzzo dopo le vacanze natalizie, senza aver operato i necessari interventi che avevamo suggerito, salvo poi verificare che non sussistevano le condizioni di sicurezza e disporre nuove chiusure, prima locali ed ora diffuse”.
La Cgil di Teramo da parte sua osserva: “Se il problema delle scuole sono i contagi, risulta davvero inspiegabile mantenere aperte le scuole dell’Infanzia, dove, lo sappiamo il rischio è addirittura più alto, considerato che per i bambini non è previsto l’obbligo di mascherina e le insegnanti non sono dotate di dispositivi Ffp2. Ma sappiamo che solo qualche mese fa autorevoli esponenti politici hanno sostenuto la necessità di tener aperte le scuole dell’infanzia perché qualcuno doveva pur badarli questi bambini”.
A L’Aquila Valeria Baccante, dell’associazione Mamme aquilane, va all’attacco: “Non diciamo no alla chiusura delle scuole, perché non vogliamo sostituirci alle istituzioni, ma chiediamo congedi parentali Covid, bonus baby sitter e misure che consentano ai genitori di poter stare a casa con i figli in Dad. Le scuole sono state chiuse dall’oggi al domani, senza nessun tipo di aiuto o sostegno alle famiglie e questo è ingiusto”.
Comparsi in città striscioni contro la dad e oggi un sit-in pacifico di protesta contro l’interruzione delle lezioni in presenza verrà inscenato questa mattina da parte di alcuni genitori della scuola Celestino V.
“La regione Abruzzo con l’ordinanza 11 del 27 febbraio 2021 – si legge in una nota dei genitori – ha disposto le chiusure di tutte le scuole a partire dal primo marzo sino a data da destinarsi. Esprimiamo il nostro totale disaccordo verso una decisione che, seppur presa nell’ambito della salvaguardia della salute di tutti, non ha ragione d’essere nella nostra provincia nella quale, nei mesi di novembre e dicembre, in piena emergenza sanitaria, si è riusciti a garantire la continuità scolastica in presenza almeno per le scuole elementari”.
“I nostri figli – si legge ancora – chiedono a noi, i loro genitori, di voler andare a scuola, di voler frequentare perché nella scuola, tra le altre cose, vivono quella socialità che non hanno più al di fuori di quelle mura. Loro stessi dicono no alla didattica a distanza e noi non possiamo che farci carico delle loro esigenze e di trasmetterle a tutte le istituzioni”. Una presa di posizione netta.
“I nostri figli in questo anno ci hanno dato l’esempio, comportandosi in modo esemplare”, si legge ancora. “Noi che siamo quel mondo dei grandi da cui loro dipendono, abbiamo il dovere di dargli delle risposte. E chiudere è la risposta peggiore che possiamo dargli”. Una protesta che non è isolata, altri genitori di altre scuole porteranno avanti oggi iniziative simili e si pensa anche a un’iniziativa simbolica davanti all’Emiciclo. In città sono comparsi anche alcuni striscioni contro la Dad.
A L’Aquila la consigliera del Passo Possibile, Emanuela Iorio, spiega che “partendo dal presupposto che le scuole se necessario vanno chiuse, la notizia di oggi mi lascia alquanto perplessa. Gradirei sinceramente una maggiore trasparenza sui dati. Se dobbiamo chiudere tenendo conto della incidenza, chiedo pubblicamente quanti contagiati abbiamo nelle scuole aquilane? Di quali scuole si parla? A novembre alcune scuole anche qui in città rimasero chiuse per circa due settimane, ma registravamo numeri importanti di contagio sia tra gli alunni che i docenti. E ora? Di che numeri parliamo?”.
“Ancora una volta assistiamo con sgomento alle sue decisioni politiche e amministrative che, dall’inizio della pandemia, non sembrano avere la logica e la chiarezza necessarie per non gettare in confusione i cittadini abruzzesi. Da oggi le scuole, in virtù della sua Ordinanza n. 11 dovranno svolgere attività didattiche a distanza; questa volta però la decisione riguarda le scuole di ogni ordine e grado, con la sola esclusione delle scuole per l’infanzia”, ha commentato il consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci in una lettera inviata al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.
“La decisione – aggiunge – viene presa nonostante i dati confermino che, soprattutto nella fascia più giovane della popolazione, l’indice di contagio sia basso e contenibile, almeno in rapporto ai mesi di ottobre e novembre scorso, periodo in cui, con un livello gravissimo di contagi, lei ha invece mantenuto le scuole aperte con didattica in presenza; e nonostante in quel periodo, avessimo chiesto a più voci e con molta insistenza che venissero chiuse, e io stesso proposi la didattica mista e l’istituzione della ‘Zona Rossa’ per la Provincia dell’Aquila. Con tutta evidenza, il percorso amministrativo illogico e incoerente, crea disagio forte a tutti”.
“Ai bambini in primis, che in quella fascia di età sono i più esposti alla povertà della didattica a distanza e alle difficoltà che essa comporta; ai genitori, costretti al cambio di passo improvviso e necessario per assisterli; a insegnanti, operatori e operatrici della scuola in generale che, in mancanza del coordinamento fra Governo e Regione, in questo caso non hanno coperture sindacali per giustificare assenze dal lavoro. Inoltre – prosegue – ed è questo l’aspetto più paradossale, in questa fase in cui tutto il territorio nazionale viene sottoposto a misure differenziate per Regioni, Provincie e addirittura per Comuni, la sua Ordinanza comprende indiscriminatamente tutto il territorio regionale, penalizzando aree come la provincia dell’Aquila, per esempio, i cui numeri di contagio attualmente non rappresentano lo stesso rischio delle province di Pescara e Chieti”.
“Voglio citare, ad esempio, il caso di Rocca di Mezzo che proprio ieri ha concluso lo screening di massa con zero positivi! E se anche un solo Comune abruzzese dovesse trovarsi in “zona bianca” e consentire a 30 bambini di andare a scuola, sarebbe comunque giusto garantire questa singola opportunità. Né può essere portata a ragione la temuta presenza della “variante inglese” per chiudere indiscriminatamente tutte le scuole dell’intero territorio regionale, e ci pare anche inutile sostenere – a scuole chiuse – una maggiore velocità attuativa di un Piano vaccinale che non esiste, che fa acqua da tutte le parti, che relega la Regione Abruzzo alla base della classificazione nazionale con una percentuale di vaccinati che rasenta il ridicolo”.
“Ci si concentri piuttosto sui controlli degli assembramenti, sui ristori alle categorie economiche e commerciali più penalizzate, su una gestione oculata delle risorse spese per gli screening di massa da Comuni che, anche con zero contagi, si trovano a dover chiudere ugualmente le scuole. Le scuole della Provincia dell’Aquila vanno riaperte, caro Presidente, e subito, rispettando il differente livello di contagio presente nella Regione”, conclude Pietrucci.
Per la deputata Pd Stefania Pezzopane: “Anche in Abruzzo scuole chiuse ovunque, sia in zona rossa che nelle zone dove ci sono minori contagi. Ma come si può affrontare una scelta così delicata in maniera tanto approssimativa? Vanno subito messi a disposizione gli strumenti di supporto per le famiglie. Il congedo Covid-19 per i genitori con figli in Dad deve essere subito ripristinato. Mi appello al governo affinché questo importante diritto venga riconfermato con un’estensione della platea”.
“La chiusura delle scuole da parte del presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, fatta senza alcun preavviso e senza ammortizzatori, porta con sé disagi enormi per le famiglie ed in particolare per le madri. Danneggia lavoratrici e lavoratori con figli che non possono vedere riconosciuta dall’Inps la chiusura regionale ed impedisce di usufruire del diritto al congedo parentale. Inoltre chi lavora in presenza e ha ormai esaurito la possibilità di ottenere congedi e ferie è fortemente in difficoltà. Ho ricevuto centinaia di segnalazioni anche da lavoratori autonomi, i quali, non avendo protezioni, rischiano di perdere o dover rinunciare al lavoro”.
“Inutile rivolgersi alla Regione Abruzzo, che ha generalizzato lo strumento senza distinguere tra le diverse zone e gli indici di contagio. Mi appello invece al governo affinché si estendano i congedi parentali straordinari retribuiti e coperti da contribuzione e si rifinanzi il bonus baby sitter. Le donne, più degli uomini, hanno e stanno pagando il prezzo più alto della crisi. I dati della disoccupazione femminile conseguente alla pandemia sono spaventosi, molte donne hanno dovuto scegliere tra figli e lavoro, siamo tornati indietro di anni. Come donna oltre che come parlamentare, sento il dovere di sostenere questo impegno”, conclude Pezzopane.
Dello stesso avviso Cgil, Cisl e Uil regionali, che hanno inviato una lettera inviata al presidente della Regione Marsilio, all’assessore al Lavoro e alle politiche sociali, Piero Quaresimale, e a tutti i parlamentari abruzzesi, chiedendo “un impegno immediato affinché, già nelle prossime ore, vi siano iniziative di carattere governativo e parlamentare per superare tale problematica”.
“L’assenza di specifici permessi per lavoratrici e lavoratori i cui figli non possono frequentare le rispettive scuole, sta imponendo, in troppi casi, l’obbligo della scelta tra la cura di bambine e bambini ed il lavoro. Una scelta a cui, nella maggior parte dei casi, sono costrette le lavoratrici madri, su cui, ancora una volta, vanno a scaricarsi i costi sociali di una pandemia che nelle donne ha visto le vittime principali in termini di occupazione”.
Nella lettera, i sindacati e i patronati parlano di un tema che “assume di carattere di particolare urgenza”, perché “la decisione di sospendere le attività didattiche in presenza sta generando in migliaia di famiglie enormi problemi nella conciliazione tra la cura dei figli ed i tempi di lavoro”.
“Tale urgenza – aggiungono – si giustifica anche con la scarsa efficacia di eventuali provvedimenti che dovessero prevedere retroattività: in particolare per precarie e precari e per chi opera nel settore privato, è necessario che si trovino fin da subito soluzioni concrete. Per queste donne e uomini e per la loro condizione di lavoro, è inimmaginabile che si fruisca oggi di benefici che, forse, in futuro troveranno definizione e codifica”.
“Nella regione Abruzzo i pesanti effetti della pandemia, si sono sommati ad una situazione di forte crisi che, da anni, pesa sul tessuto economico e sociale. È quindi necessario che si facciano tutti gli sforzi affinché tale già grave situazione, non si comprometta definitivamente: quello dei permessi non è certo l’unica problematica che sta affliggendo cittadine e cittadini abruzzesi, ma è probabilmente quella che, prima di altre, necessita di una risposta immediata e definitiva”, conclude la lettera.
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