PESCARA – Sono 482 i nuovi casi di Coronavirus registrati in Abruzzo nelle ultime ore, di età compresa tra i 6 mesi e i 97 anni, emersi dall’analisi di 4.758 tamponi molecolari e 5.136 test antigenici: il tasso di positività è pari al 4.9%. Il totale dei positivi dall’inizio dell’emergenza sale così a 49.710.
Il bilancio dei pazienti deceduti registra 11 nuovi casi e sale a 1.599, di età compresa tra 64 e 96 anni: 4 in provincia di Chieti, 1 in provincia dell’Aquila, 4 in provincia di Teramo e 2 in provincia di Pescara. Del totale odierno, 3 casi sono riferiti a decessi avvenuti nei giorni e comunicati solo oggi dalle Asl. Nel numero dei casi positivi sono compresi anche 35.803 dimessi/guariti (+369 rispetto a ieri).
Del totale dei casi positivi, 12.834 sono residenti o domiciliati in provincia dell’Aquila (+47 rispetto a ieri), 12.022 in provincia di Chieti (+192), 12.253 in provincia di Pescara (+192), 12.021 in provincia di Teramo (+77), 411 fuori regione (+6) e 169 (-33) per i quali sono in corso verifiche sulla provenienza.
I positivi con età inferiore ai 19 anni sono 103, di cui 8 in provincia dell’Aquila, 46 in provincia di Pescara, 41 in provincia di Chieti e 8 in provincia di Teramo.
Gli attualmente positivi in Abruzzo, calcolati sottraendo al totale dei positivi, il numero dei dimessi/guariti e dei deceduti, sono 12.308 (+101 rispetto a ieri). Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, sono stati eseguiti complessivamente 695.402 tamponi molecolari (+4.758 rispetto a ieri) e 187.309 test antigenici (+5.136 rispetto a ieri).
552 pazienti (+1 rispetto a ieri) sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva; 70 (+7 rispetto a ieri con 10 nuovi ricoveri) in terapia intensiva, mentre gli altri 11.686 (+93 rispetto a ieri) sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva da parte delle Asl.
Ancora un brusco aumento delle terapie intensive in Abruzzo.
Sono 70, al momento, i pazienti ricoverati in rianimazione: sette in più nelle ultime ore, al netto di decessi, dimissioni e dieci nuovi ricoveri. Il tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva schizza al 37%, a fronte di una soglia di allarme del 30%.
I pazienti ricoverati sono complessivamente 622, otto in più di ieri. Una settimana fa erano 555 e due settimane fa 499. In area medica, attualmente, ci sono 552 pazienti (+1). In questo caso il tasso di occupazione è pari al 37% (livello di allerta 40%). Gli altri 11.686 (+93) sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva da parte delle Asl.
Fortissima la pressione sull’ospedale di Pescara. Il Covid Hospital è al completo e, per la prima volta dopo mesi, è stato necessario riconvertire altre aree del monoblocco principale. I posti letti che si liberano non sono sufficienti ad accogliere i tanti positivi che arrivano. Decine i pazienti già trasferiti in altri ospedali, soprattutto all’Aquila.
Con le varianti ormai da tempo in circolo anche in Italia e i contagi che non accennano a calare, da domenica quasi metà del Paese rischia di finire in arancione, con l’Abruzzo che sembra invece destinato addirittura in zona rossa.
Se continua a calare, a livello nazionale, il numero delle terapie intensive occupate da pazienti Covid, con percentuali si attestano al 23%, sei regioni tuttavia sono in situazione ancora critica, ovvero Abruzzo (33%), Friuli Venezia Giulia (34%), Marche (33%), Molise (31%), Bolzano (39%) e soprattutto Umbria, dove il 59% dei posti in terapia intensiva è occupato da pazienti Covid e dove è stata rilevata la circolazione di varianti.
La certificazione di un passaggio in zona rossa arriverà però soltanto con la pubblicazione dei nuovi dati del monitoraggio, mentre il nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi è già al lavoro per “snellire” il Comitato Tecnico Scientifico e creare una cabina di regia dei ministri che tenga conto non solo dell’aspetto normativo dei provvedimenti ma, contestualmente, anche di quello economico per evitare un nuovo “caso sci”.
Sul tavolo anche le nuove misure che dovranno essere prese già dalla prossima settimana quando scadrà il decreto che vieta lo spostamento tra regioni, già prorogato una prima volta proprio fino al 25 febbraio. L’attesa è tutta rivolta dunque a venerdì prossimo quando saranno pubblicati i nuovi dati del monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità. Le regioni più a rischio sono Lombardia (dove da oggi quattro comuni sono in lockdown), Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Marche.
La situazione più delicata è quella dell’Abruzzo dove ci sono già due province in zona rossa, quelle di Pescara e Chieti. Da venerdì, però, c’è il serio rischio che l’intera regione sfori l’indice Rt 1.25 (il limite per passare in rosso), anche a fronte del record di ricoverati degli ultimi due mesi registrato oggi.
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