ROMA – I grandi pranzi di Natale e i festeggiamenti esagerati di Capodanno non ci sono stati, a differenza di quanto paventato negli ultimi giorni, e a dirlo sono i numeri: “abbiamo passato un periodo di vacanze invernali inusuale, ma i risultati ci sono, sono evidenti”, secondo il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, per il quale la curva dell’epidemia di Covid-19 in Italia “al momento sembra una curva sotto controllo”.
Nell’ultima settimana c’è stata una riduzione dei nuovi casi pari al 24% e con numeri che non si vedevano da ottobre. L’aggiornamento quotidiano del ministero della Salute indica oggi un incremento di 8.824 casi positivi in 24 ore, identificati grazie a 158.674 test, tra antigenici rapidi e molecolari. Di conseguenza il tasso di positività scende al 5,6%, con una riduzione dello 0,3% rispetto al 5,9% del giorno precedente. Come ogni lunedì, i dati risentono del consueto rallentamento che si registra durante il fine settimana ed è quindi presto per trarre conclusioni, sia relative alla riduzione dei casi sia all’aumento dei ricoveri.
Si possono invece trarre alcune conclusioni guardando alle ultime settimane. I dati mostrano l’effetto positivo delle misure restrittive adottate nel periodo festivo anche secondo le analisi sull’andamento settimanale fatte dal fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook “Coronaviurs-Dati e analisi scientifiche” del network di comunicazione della scienza giorgiosestili.it.
La settimana conclusa il 17 gennaio ha infatti registrato la riduzione del 24% di nuovi casi e di circa il 21% degli ingressi nelle unità di terapia intensiva, oltre alla riduzione del 13% dei decessi.
“Finalmente si vedono gli effetti del Dpcm Natale. Venivamo infatti – ha osservato l’esperto – da due settimane consecutive di aumento dei contagi, dopo ben sei settimane di riduzione”. Incoraggiante anche il numero di nuovi casi dell’ultima settimana, con 104.000: “è un numero molto basso, che non avevamo dalla settimana 19-25 ottobre, quando i casi erano stati 111.000”, ha detto ancora Sestili. Sono dati che si devono al fatto che “l’Italia è stata in zona rossa per due settimane” e, secondo il fisico non si può escludere una graduale risalita dei contagi conseguenza dell’apertura del 7 gennaio e che potrebbe diventare evidente a partire dal 25 gennaio. Come è stato evidente dallo scorso 15 gennaio, il conteggio dei test rapidi nei tamponi ha fatto aumentare del 27% il totale dei test eseguiti, facendo crollare il rapporto fra casi positivi e tamponi. Un problema a questo proposito, ha rilevato il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac), è che “quasi la metà delle regioni comunica solo il totale dei positivi”.
Calcolando poi la percentuale di casi positivi per i soli test rapidi (considerando solo le regioni che indicano esplicitamente i positivi dagli antigenici”, per il matematico ” la percentuale sale all’1.6%, pari a circa un sesto della percentuale relativa ai test molecolari”.
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